Cronaca
Magistrato querela Rai ed ex vertici Tgr Campania

Lo scontro tra magistratura e informazione è un tema sempre attuale e delicato, e recentemente è stato al centro dell’attenzione a causa di un caso particolarmente spinoso. Il carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato teatro di presunti pestaggi, e la magistratura ha avviato un’indagine per fare luce sugli eventi. Tuttavia, il magistrato di Sorveglianza Marco Puglia ha querelato per diffamazione l’inviato del Tgr Campania, Geo Nocchetti, e altri esponenti della testata giornalistica regionale Rai, contestando anche l’omesso controllo del servizio.
Il caso dei presunti pestaggi
Il caso in questione riguarda la sparizione di un video che documentava i colloqui tra il magistrato e alcuni detenuti dopo i fatti del 6 aprile 2020, giorno delle violenze contestate a decine di agenti penitenziari. Il video riguardava in particolare Hakimi Lamine, detenuto morto nel maggio dello stesso anno, e la cui registrazione, richiesta dalla difesa degli imputati, non è mai stata reperita.
La querela del magistrato
La querela del magistrato di Sorveglianza Marco Puglia ha scatenato un acceso dibattito sui rapporti tra magistratura e giornalismo. Il Comitato di redazione Rai di Napoli ha espresso solidarietà al collega Nocchetti, definendo la querela “un attacco al diritto di cronaca del servizio pubblico”. La vicenda solleva importanti questioni sull’equilibrio tra giustizia e diritto di cronaca, e sulla libertà di informazione in generale.
Le implicazioni della vicenda
La querela del magistrato Puglia ha riaperto il dibattito sui rapporti tra magistratura e giornalismo, e sull’importanza della libertà di informazione in una società democratica. La vicenda solleva interrogativi importanti sull’equilibrio tra la necessità di garantire la giustizia e la tutela dei diritti dei cittadini, e la necessità di garantire la libertà di informazione e di espressione. È fondamentale che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timori di rappresaglie o di querelle, e che la magistratura possa operare in modo indipendente e imparziale. La vicenda del carcere di Santa Maria Capua Vetere è solo l’ultimo episodio di un dibattito che sarà certamente proseguito nei prossimi mesi.Fonte
Cronaca
Don Patriciello, allerta massima a Napoli

Nella città di Napoli, un nuovo allarme è stato lanciato attorno alla figura di Don Maurizio Patriciello, un sacerdote che da anni si è contraddistinto per la sua lotta senza compromessi contro la criminalità organizzata nella Terra dei Fuochi. Queste minacce più recenti hanno suscitato una grande preoccupazione, tanto da convincere il questore di Napoli, Maurizio Agricola, a rilasciare dichiarazioni pubbliche per rassicurare l’opinione pubblica e ribadire la vicinanza delle istituzioni a Don Patriciello.
La Situazione di Don Patriciello
Don Patriciello, parroco di Caivano, è diventato un simbolo della resistenza civile contro i clan locali. Le sue attività pastorali e sociali hanno più volte messo in luce le problematiche legate alla criminalità organizzata, esponendolo così a minacce e intimidazioni. La sua determinazione e il suo impegno contro la malavita hanno reso necessaria una vigilanza speciale per la sua sicurezza.
La Risposta delle Istituzioni
Il questore Agricola ha confermato che le istituzioni non arretrano di fronte alle minacce e alla criminalità. Ha sottolineato che Napoli non è una città insicura, nonostante i problemi esistenti, e che il controllo e l’azione preventiva e repressiva messi in atto dalle forze dell’ordine sono significativi. La presenza capillare di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e altre realtà sul territorio è garanzia di un’impegno costante nella lotta contro la malavita.
Un Fronte Unito contro la Criminalità
Le dichiarazioni del questore ribadiscono l’impegno delle istituzioni a non lasciare soli i simboli della resistenza civile contro la criminalità organizzata. Don Patriciello, con la sua attività coraggiosa e determinata, rappresenta un punto di riferimento importante per la comunità locale. La sua sicurezza è quindi un obiettivo prioritario per le forze dell’ordine, che assicurano una vigilanza speciale per proteggere coloro che lavorano per la giustizia e contro la criminalità.
La Determinazione delle Istituzioni
Il messaggio delle istituzioni è chiaro: non c’è spazio per la criminalità a Napoli. La determinazione del questore e delle forze dell’ordine è di continuare a lavorare con impegno e determinazione per garantire la sicurezza dei cittadini e per supportare coloro che, come Don Patriciello, lottano contro la malavita. La città di Napoli, con la sua storia e la sua cultura, merita di essere protetta e difesa da tutte le forme di criminalità, e le istituzioni sono pronte a fare la loro parte in questo processo.
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Cronaca
Camorra sequestra tabaccaio a Scampia: “Lasciate casa entro 30 min”

Napoli, una storia di violenza e intimitdazione: il caso del tabaccaio sequestrato a Scampia.
Le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dalla Squadra Mobile hanno portato alla luce un caso di sequestro di persona e occupazione abusiva di un appartamento popolare ai cosiddetti “Sette palazzi” di Scampia. Il caso vede coinvolti esponenti delle famiglie Cifariello e Cancello, entrambe legate al clan Amato-Pagano.
La storia del sequestro
La sera del 13 settembre 2024, un ragazzo di Scampia e suo padre finirono nelle mani di un gruppo camorristico. Il padre, un tabaccaio della zona, era stato individuato come legittimo assegnatario dell’appartamento, ma il gruppo criminale aveva deciso di occuparlo come “alloggio sicuro” per un elemento di vertice del clan. Il_sequestro fu accompagnato da un ultimatum: “Ve ne dovete andare di casa, vi do mezz’ora di tempo… portami le chiavi e ti ridò tuo padre”.
Le indagini e gli arresti
Le indagini hanno portato all’esecuzione di sette arresti e all’emissione di tre mandati di cattura per reati come sequestro di persona a scopo di estorsione, occupazione abusiva, estorsione, rapina, lesioni e riciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso. Gli agenti hanno sequestrato denaro contante, cellulari e un orologio di valore nelle disponibilità degli indagati, confermando la forza economica e il controllo territoriale esercitato dalle famiglie Cifariello e Cancello a Scampia.
La violenza e le minacce
La violenza non si fermò al sequestro. Quando la moglie e la figlia del sequestrato provarono ad accedere all’abitazione per chiedere spiegazioni, vennero aggredite a pugni, minacciate e costrette a cedere anche l’autovettura. I camorristi avvertirono che “se viene anche solo un vigile ai Sette palazzi – i tuoi genitori saranno cacciati via dal rione”. La famiglia fu costretta a lasciare l’appartamento e il boss del clan occupò l’abitazione con la sua famiglia, indossando persino i vestiti delle vittime e sostituendo la targhetta con il nome sul campanello.Fonte
Cronaca
Mergellina, viola sorveglianza: arrestato 32enne napoletano

Violazione della sorveglianza speciale: arrestato un 32enne napoletano
Nella serata del 28 settembre 2025, la polizia di Napoli ha effettuato un arresto lungo il lungomare di Mergellina. Un 32enne di Napoli è stato fermato dagli agenti del Commissariato San Ferdinando mentre era in viale Gramsci, in violazione della misura di sorveglianza speciale con obbligo di dimora notturna a cui era sottoposto.
La misura di sorveglianza speciale
La misura di sorveglianza speciale era stata emessa dal Tribunale di Napoli lo scorso marzo e sarebbe stata valida per un anno e mezzo. Il provvedimento imponeva al 32enne di rimanere nella propria abitazione dalle 21 alle 6 e di comunicare preventivamente ogni spostamento all’autorità competente.
La violazione e l’arresto
Tuttavia, il 32enne non aveva rispettato le prescrizioni, trovandosi in strada senza alcuna autorizzazione. Gli agenti lo hanno quindi arrestato per la violazione della misura di prevenzione e lo hanno accompagnato in commissariato in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.
Le conseguenze dell’arresto
L’arresto del 32enne napoletano è il risultato di una operazione di controllo della polizia lungo il lungomare di Mergellina. La violazione della misura di sorveglianza speciale può avere conseguenze severe, inclusa la possibilità di una condanna penale. Il caso è ora nelle mani dell’autorità giudiziaria, che deciderà le prossime mosse.