Cronaca
Denunciato giovane detenuto per stupefacenti nascosti nel detersivo a Nisida

Nella città di Napoli è stata recentemente sventata un’operazione di spaccio estremamente ingegnosa all’interno dell’Istituto Penale per Minorenni (IPM) di Nisida. Grazie all’azione tempestiva e alla vigilanza del personale di Polizia Penitenziaria, è stato possibile intercettare una quantità significativa di droga, abilmente nascosta all’interno di una comune bottiglia di detersivo.
L’operazione di spaccio sventata
L’intera operazione è stata portata a termine intorno alle 19:30, quando un detenuto maggiorenne di origini napoletane si è avvicinato al Terzo Reparto dell’istituto, dove sono alloggiati altri minori, con l’intento di effettuare uno scambio. Inizialmente, l’oggetto dello scambio sembrava essere una semplice confezione di prodotto per la pulizia, ma in realtà si trattava di un’astuta mossa per introdurre droga all’interno dell’istituto.
La scoperta della droga
Il personale di polizia penitenziaria, insospettito dal comportamento del detenuto e dallo scambio anomalo, ha immediatamente bloccato l’individuo e sottoposto a controllo la bottiglia incriminata. L’ispezione ha rivelato che all’interno del contenitore di detersivo erano stati occultati circa 40 grammi di hashish. Questa scoperta ha messo in luce non solo l’ingegnosità della operazione di spaccio, ma anche la necessità di una maggiore vigilanza all’interno dell’istituto.
La recidività dei detenuti e le critiche al sistema
L’episodio non è isolato, come denunciato dal Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria). La questione sollevata dal coordinatore regionale per il settore minorile per la Campania, Federico Costigliola, si concentra sulla recidività dei detenuti coinvolti, in particolare quelli del Terzo Reparto, che sarebbero già stati sorpresi più volte a effettuare scambi illeciti. Ciò che desta stupore è che nonostante la Direzione continui a lamentare un cronico sovraffollamento di minori in IPM, non sia stato messo in essere alcun tipo di provvedimento contro questi detenuti ormai recidivi.
Le criticità strutturali e disciplinari dell’IPM di Nisida
La vicenda riaccende i riflettori sulle criticità strutturali e disciplinari dell’IPM di Nisida, mettendo in luce la necessità di misure più efficaci per prevenire il traffico di droga all’interno dell’istituto e garantire un ambiente più sicuro per i minori. La denuncia del Sappe punta il dito contro una presunta inerzia gestionale, che a fronte di una situazione di sovraffollamento cronico, non adotta misure deterrenti adeguate contro i soggetti che continuano a turbare l’ordine. Questo episodio serve come promemoria dell’importanza di un’azione tempestiva e coordinata per affrontare le sfide che l’istituto deve fronteggiare.
Cronaca
Magistrato querela Rai ed ex vertici Tgr Campania

Lo scontro tra magistratura e informazione è un tema sempre attuale e delicato, e recentemente è stato al centro dell’attenzione a causa di un caso particolarmente spinoso. Il carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato teatro di presunti pestaggi, e la magistratura ha avviato un’indagine per fare luce sugli eventi. Tuttavia, il magistrato di Sorveglianza Marco Puglia ha querelato per diffamazione l’inviato del Tgr Campania, Geo Nocchetti, e altri esponenti della testata giornalistica regionale Rai, contestando anche l’omesso controllo del servizio.
Il caso dei presunti pestaggi
Il caso in questione riguarda la sparizione di un video che documentava i colloqui tra il magistrato e alcuni detenuti dopo i fatti del 6 aprile 2020, giorno delle violenze contestate a decine di agenti penitenziari. Il video riguardava in particolare Hakimi Lamine, detenuto morto nel maggio dello stesso anno, e la cui registrazione, richiesta dalla difesa degli imputati, non è mai stata reperita.
La querela del magistrato
La querela del magistrato di Sorveglianza Marco Puglia ha scatenato un acceso dibattito sui rapporti tra magistratura e giornalismo. Il Comitato di redazione Rai di Napoli ha espresso solidarietà al collega Nocchetti, definendo la querela “un attacco al diritto di cronaca del servizio pubblico”. La vicenda solleva importanti questioni sull’equilibrio tra giustizia e diritto di cronaca, e sulla libertà di informazione in generale.
Le implicazioni della vicenda
La querela del magistrato Puglia ha riaperto il dibattito sui rapporti tra magistratura e giornalismo, e sull’importanza della libertà di informazione in una società democratica. La vicenda solleva interrogativi importanti sull’equilibrio tra la necessità di garantire la giustizia e la tutela dei diritti dei cittadini, e la necessità di garantire la libertà di informazione e di espressione. È fondamentale che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timori di rappresaglie o di querelle, e che la magistratura possa operare in modo indipendente e imparziale. La vicenda del carcere di Santa Maria Capua Vetere è solo l’ultimo episodio di un dibattito che sarà certamente proseguito nei prossimi mesi.Fonte
Cronaca
Don Patriciello, allerta massima a Napoli

Nella città di Napoli, un nuovo allarme è stato lanciato attorno alla figura di Don Maurizio Patriciello, un sacerdote che da anni si è contraddistinto per la sua lotta senza compromessi contro la criminalità organizzata nella Terra dei Fuochi. Queste minacce più recenti hanno suscitato una grande preoccupazione, tanto da convincere il questore di Napoli, Maurizio Agricola, a rilasciare dichiarazioni pubbliche per rassicurare l’opinione pubblica e ribadire la vicinanza delle istituzioni a Don Patriciello.
La Situazione di Don Patriciello
Don Patriciello, parroco di Caivano, è diventato un simbolo della resistenza civile contro i clan locali. Le sue attività pastorali e sociali hanno più volte messo in luce le problematiche legate alla criminalità organizzata, esponendolo così a minacce e intimidazioni. La sua determinazione e il suo impegno contro la malavita hanno reso necessaria una vigilanza speciale per la sua sicurezza.
La Risposta delle Istituzioni
Il questore Agricola ha confermato che le istituzioni non arretrano di fronte alle minacce e alla criminalità. Ha sottolineato che Napoli non è una città insicura, nonostante i problemi esistenti, e che il controllo e l’azione preventiva e repressiva messi in atto dalle forze dell’ordine sono significativi. La presenza capillare di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e altre realtà sul territorio è garanzia di un’impegno costante nella lotta contro la malavita.
Un Fronte Unito contro la Criminalità
Le dichiarazioni del questore ribadiscono l’impegno delle istituzioni a non lasciare soli i simboli della resistenza civile contro la criminalità organizzata. Don Patriciello, con la sua attività coraggiosa e determinata, rappresenta un punto di riferimento importante per la comunità locale. La sua sicurezza è quindi un obiettivo prioritario per le forze dell’ordine, che assicurano una vigilanza speciale per proteggere coloro che lavorano per la giustizia e contro la criminalità.
La Determinazione delle Istituzioni
Il messaggio delle istituzioni è chiaro: non c’è spazio per la criminalità a Napoli. La determinazione del questore e delle forze dell’ordine è di continuare a lavorare con impegno e determinazione per garantire la sicurezza dei cittadini e per supportare coloro che, come Don Patriciello, lottano contro la malavita. La città di Napoli, con la sua storia e la sua cultura, merita di essere protetta e difesa da tutte le forme di criminalità, e le istituzioni sono pronte a fare la loro parte in questo processo.
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Cronaca
Camorra sequestra tabaccaio a Scampia: “Lasciate casa entro 30 min”

Napoli, una storia di violenza e intimitdazione: il caso del tabaccaio sequestrato a Scampia.
Le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dalla Squadra Mobile hanno portato alla luce un caso di sequestro di persona e occupazione abusiva di un appartamento popolare ai cosiddetti “Sette palazzi” di Scampia. Il caso vede coinvolti esponenti delle famiglie Cifariello e Cancello, entrambe legate al clan Amato-Pagano.
La storia del sequestro
La sera del 13 settembre 2024, un ragazzo di Scampia e suo padre finirono nelle mani di un gruppo camorristico. Il padre, un tabaccaio della zona, era stato individuato come legittimo assegnatario dell’appartamento, ma il gruppo criminale aveva deciso di occuparlo come “alloggio sicuro” per un elemento di vertice del clan. Il_sequestro fu accompagnato da un ultimatum: “Ve ne dovete andare di casa, vi do mezz’ora di tempo… portami le chiavi e ti ridò tuo padre”.
Le indagini e gli arresti
Le indagini hanno portato all’esecuzione di sette arresti e all’emissione di tre mandati di cattura per reati come sequestro di persona a scopo di estorsione, occupazione abusiva, estorsione, rapina, lesioni e riciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso. Gli agenti hanno sequestrato denaro contante, cellulari e un orologio di valore nelle disponibilità degli indagati, confermando la forza economica e il controllo territoriale esercitato dalle famiglie Cifariello e Cancello a Scampia.
La violenza e le minacce
La violenza non si fermò al sequestro. Quando la moglie e la figlia del sequestrato provarono ad accedere all’abitazione per chiedere spiegazioni, vennero aggredite a pugni, minacciate e costrette a cedere anche l’autovettura. I camorristi avvertirono che “se viene anche solo un vigile ai Sette palazzi – i tuoi genitori saranno cacciati via dal rione”. La famiglia fu costretta a lasciare l’appartamento e il boss del clan occupò l’abitazione con la sua famiglia, indossando persino i vestiti delle vittime e sostituendo la targhetta con il nome sul campanello.Fonte