Cronaca
Presunto rapinatore al Bar Moa di Barra identificato grazie al Dna su un guanto in una rapina da 25mila euro.
Incastrato dal Dna su un guanto: arrestato il rapinatore del Bar MOA
Le autorità hanno fatto un importante passo avanti nelle indagini sulla rapina avvenuta il 19 settembre 2023 al Bar MOA di Barra, un quartiere di Napoli. Dopo più di un anno, uno dei tre presunti autori del colpo è stato arrestato grazie all’identificazione del suo Dna, rinvenuto su un guanto in lattice utilizzato durante la rapina che ha fruttato 25mila euro in contanti e tabacchi. Il sospetto è stato fermato da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura.
Dettagli dell’arresto
Il presunto responsabile, già noto alle forze di polizia per reati contro il patrimonio, è stato identificato grazie alle analisi della Scientifica che ha isolato il Dna dal guanto recuperato sulla scena del crimine. La Polizia di Stato, in collaborazione con gli agenti del Commissariato San Giovanni-Barra, ha eseguito la misura cautelare nelle scorse ore. La rapina era stata registrata anche dai sistemi di videosorveglianza del locale, fornendo ulteriori elementi per l’identificazione del colpevole.
Ricerca dei complici
Nonostante l’arresto del primo sospetto, le indagini continuano per identificare i suoi complici. Gli inquirenti stanno lavorando per stringere il cerchio attorno agli altri due rapinatori, ancora ignoti ma probabilmente non lontani dall’essere identificati. Le autorità sono ottimiste e ritengono che una svolta nelle indagini potrebbe arrivare nei prossimi giorni, chiudendo così il capitolo di questa audace rapina.
Cronaca
Aggressore non identificato grazie al casco
Il 21enne accoltellato ieri al Vomero, quartiere collinare di Napoli, è stato aggredito per screzi familiari e non per questioni di viabilità, come si era pensato in un primo momento. Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, la violenta aggressione si è verificata in via Morghen ed è stata rapidamente chiarita dai carabinieri.
Alla base dell’aggressione
L’aggressione è stata scoperta essere il risultato di una lite familiare, piuttosto che una disputa sul traffico. I carabinieri del Nucleo Operativo e della Pattuglia Mobile di Zona della compagnia Vomero hanno arrestato un uomo di 46 anni, V.R., che è legato al 21enne da vincoli di parentela non diretta. V.R. è stato arrestato con l’accusa di lesioni personali aggravate con arma bianca.
Il 46enne rintracciato tramite le telecamere
Dalle indagini emerse che l’aggressione è avvenuta a causa di tensioni familiari tra i due. Al momento dell’aggressione, l’uomo indossava un casco per non essere riconosciuto. Il 21enne ha subito 5 coltellate ed è stato trasportato in ospedale, dove le ferite sono state giudicate guaribili in 15 giorni. Il 46enne è stato identificato tramite le immagini delle telecamere di sorveglianza e rintracciato in ospedale, dove si era recato per farsi curare piccoli tagli riportati durante l’aggressione.
Il caso è stato affidato alla Procura di Napoli, che sta coordinando ulteriori indagini per chiarire ogni aspetto della vicenda e capire se ci siano altre persone coinvolte o altre dinamiche che abbiano portato alla violenza. Resta da chiarire se esistono precedenti conflitti famigliari che potrebbero aver alimentato la tensione tra i due.
Cronaca
I funerali di Emanuele Tufano, il 15enne morto in una sparatoria a Napoli, si terranno domani.
Si svolgeranno domani, 31 ottobre, al Rione Sanità, nel suo quartiere, i funerali di Emanuele Tufano, il 15enne ucciso a colpi di pistola lo scorso 24 ottobre.
Emanuele Tufano, il 15enne ucciso a Napoli la notte del 24 ottobre
Avranno luogo nel primo pomeriggio di domani, giovedì 31 ottobre, precisamente alle ore 16, i funerali di Emanuele Tufano, il ragazzo di 15 anni morto in una sparatoria nel cuore di Napoli lo scorso 24 ottobre; le esequie si svolgeranno al Rione Sanità, nel quartiere in cui il 15enne viveva. Nella giornata di ieri, infatti, si è svolta l’autopsia sul corpo di Emanuele Tufano e, da quanto aveva appreso Fanpage.it, dalla Questura partenopea non erano arrivate nessune indicazioni su un eventuale divieto affinché i funerali del ragazzo si svolgessero pubblicamente, non rilevando nessun problema di ordine pubblico.
Emanuele Tufano morto in una sparatoria tra bande
Proprio l’autopsia avrebbe rivelato, come si era già ipotizzato sin dall’inizio, che Emanuele Tufano sia morto a causa di un solo proiettile alla schiena. Le indagini della Squadra Mobile della Questura partenopea, coordinate sia dalla Procura ordinaria che da quella per i Minori, vanno avanti senza sosta per fare piena luce sulla morte del 15enne. Stando a quanto emerso finora, il ragazzo sarebbe rimasto coinvolto in una sparatoria tra gruppi di ragazzini, uno proveniente dal Rione Sanità, appunto, l’altro invece dalla zona di piazza Mercato, dove il 15enne ha poi effettivamente trovato la morte.
Le indagini e gli indagati
Allo stato attuale delle indagini, risultano indagati due minorenni, un 15enne e un 17enne, entrambi provenienti dal Mercato: l’accusa dei due, però, non è quella di omicidio, ma per possesso e uso di armi. I due sarebbero stati coinvolti nella sparatoria, ma il loro racconto è ancora tutto da appurare: entrambi sono stati lungamente ascoltati in Questura.
Cronaca
Anziani maltrattati in una Rsa a Salerno, il sindaco definisce la vicenda raccapricciante.
Il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli ha espresso profonda preoccupazione in merito a una recente operazione condotta dai carabinieri che ha rivelato l’esistenza di una struttura per anziani in condizioni disumane nella città. La scoperta ha fatto emergere un quadro allarmante di maltrattamenti subiti dagli ospiti della casa di cura, che il sindaco stesso non ha esitato a definire “una storia raccapricciante”.
Testimonianze di maltrattamenti
Secondo le informazioni raccolte dai carabinieri, i pazienti della struttura venivano sottoposti a gravissimi abusi. Si parla di persone legate alle sedie a rotelle e costrette a rimanere su letti sporchi di urina. “Non capisco come sia possibile tutto questo”, ha dichiarato il sindaco Napoli, visibilmente scosso dal caso. La residenza ha ospitato circa quaranta anziani, alcuni dei quali avrebbero subito maltrattamenti all’interno di quello che doveva essere un luogo sicuro.
Il ruolo del Comune di Salerno
Nonostante la struttura operasse in regime privato e dunque non rientrasse direttamente sotto la supervisione comunale, il sindaco ha annunciato l’intervento del settore Politiche Sociali del Comune di Salerno. “Una volta appresa la notizia, era per noi doveroso agire”, ha affermato Napoli, spiegando che il Comune si è attivato per garantire una nuova sistemazione agli anziani privi di sostegno familiare. “Il mio plauso va all’Arma dei Carabinieri”, ha aggiunto, elogiando le autorità per l’intervento e la vigilanza continua sulle illegalità.
Le conseguenze legali
Nell’ambito dell’operazione, i carabinieri del Nas di Salerno hanno eseguito ordinanze cautelari nei confronti di dieci persone coinvolte. Le accuse spaziano dal sequestro di persona ai maltrattamenti, in alcuni casi aggravati dall’aver approfittato della vulnerabilità delle vittime, gran parte delle quali incapaci di difendersi a causa delle loro condizioni psichiche e sociali. Un atto di giustizia che il sindaco Napoli non esita a definire necessario per restituire dignità a chi ha sofferto in silenzio.