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Cronaca

Targhe polacche a Napoli controllate dai carabinieri ai posti di blocco: 1 su 4 risulta illegale

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Targhe polacche a Napoli controllate dai carabinieri ai posti di blocco: 1 su 4 risulta illegale

Le targhe straniere sono al centro di una nuova serie di controlli da parte dei carabinieri a Napoli, mirati a contrastare l’uso illegale di veicoli provenienti da altri paesi. Le operazioni si intensificano in vari punti strategici della città, con una particolare attenzione alle auto con targhe polacche.

Controlli mirati e risultati sorprendenti

I posti di blocco istituiti dai carabinieri stanno rivelando risultati sorprendenti: “1 su 4 delle targhe controllate risulta illegale”. Questo dato allarmante ha scatenato una serie di operazioni mirate a verificare la regolarità dei documenti e delle immatricolazioni estere. L’obiettivo è quello di individuare e sanzionare coloro che sfruttano la mancata normativa di altri paesi per evitare i costi e le responsabilità legate all’assicurazione e alle tasse di circolazione italiana.

Sanzioni severe e sequestri

Il sistema di controlli non si limita alla mera verifica dei documenti. Quando una vettura è trovata in difetto, le sanzioni possono essere molto severe, includendo il sequestro immediato del veicolo. “Le sanzioni amministrative sono accompagnate spesso dal ritiro della patente e, in alcuni casi, dal deferimento all’autorità giudiziaria”. Questo ha portato a un numero crescente di sequestri nell’ultima settimana, come testimoniato dalle immagini che mostrano una fila di auto fermate lungo le strade napoletane.

Impatto sulla comunità e reazioni

Questo incremento dei controlli ha sollevato reazioni miste nella comunità locale. Alcuni cittadini appoggiano apertamente l’iniziativa, vedendola come un passo necessario per combattere le irregolarità e migliorare la sicurezza stradale. Altri, invece, la considerano un’inutile pressione sulle persone oneste che utilizzano legalmente questi veicoli. I dibattiti sono accesi, con opinioni che oscillano tra la necessità di una rigida applicazione della legge e la richiesta di una maggiore flessibilità e comprensione delle dinamiche transnazionali che caratterizzano un’area come Napoli.

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Tentativo di appropriazione indebita dei fondi assicurativi

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Tentativo di appropriazione indebita dei fondi assicurativi

A Mugnano di Napoli, una famiglia ha pianificato un incendio nella propria abitazione per truffare l’assicurazione, ma è stata scoperta e denunciata. I carabinieri sono stati avvisati da una chiamata, durante la quale un informatore ha affermato che la casa sarebbe presto andata a fuoco, aggiungendo che sarebbe stato per “i soldi dell’assicurazione”. Immediatamente intervenuti sul posto, i militari hanno constatato i preparativi per l’incendio, rilevando un comportamento aggressivo da parte dei proprietari all’arrivo.

L’Intervento dei Carabinieri

Giunti alla porta d’ingresso dell’appartamento, i carabinieri hanno notato il proprietario tentare di disattivare il quadro elettrico, confermando così la validità della segnalazione. Per garantire la sicurezza delle altre famiglie residenti, l’edificio è stato evacuato, soprattutto a causa della presenza di un serbatoio di metano al piano terra. Durante le operazioni, la moglie del proprietario ha colpito un carabiniere, mentre il figlio ha lanciato oggetti dalla finestra.

Lo Stratagemma Svelato

Successivamente, la donna ha confessato ai carabinieri il loro intento di provocare l’incendio. La famiglia aveva collegato un timer crepuscolare a una serie di inneschi artigianali, supportati da materiali altamente infiammabili, il cui scatto era previsto per le 14.15. Il piano era quello di avviare un incendio con una scarica elettrica per riscuotere il premio dell’assicurazione.

Padre, madre e figlio sono stati denunciati per vari reati, tra cui tentato danneggiamento a seguito di incendio, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Inoltre, la donna è accusata di lesioni personali per l’aggressione al carabiniere.

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Rifiutato il TSO, uomo si barrica in casa armato di ascia: i carabinieri negoziano la resa.

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Rifiutato il TSO, uomo si barrica in casa armato di ascia: i carabinieri negoziano la resa.

In un drammatico evento avvenuto in Alta Irpinia, un uomo di 66 anni si è barricato in casa armato di ascia e roncole per opporsi a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) emesso dal Tribunale. Dopo 36 ore di tensione, i carabinieri sono riusciti a mediare la resa dell’uomo e affidarlo alle cure sanitarie appropriate, evitando conseguenze più gravi.

La situazione sfugge di mano

L’episodio ha avuto inizio quando i carabinieri sono giunti presso l’abitazione del 66enne, in seguito all’emanazione di una misura di sicurezza terapeutica da parte dell’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica di Avellino. L’uomo, vedendo i militari, ha reagito violentemente lanciando sassi e oggetti vari contro di loro e il personale sanitario, arrivando a danneggiare anche il vetro di un’autoambulanza. Successivamente, si è barricato all’interno della sua abitazione, armato di strumenti da taglio, continuando a inveire contro le forze dell’ordine.

Intervento delle squadre speciali

La situazione è stata presa in carico dalla Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano, con il supporto di un negoziatore del Comando Provinciale Carabinieri di Avellino e due squadre tattiche dell’Aliquota di Primo Intervento (A.P.I.). Dopo 36 ore di negoziazioni, i carabinieri sono riusciti a fare irruzione con successo nell’abitazione, bloccando l’uomo senza ulteriori danni.

Salvataggio degli animali

Durante le operazioni, è stato messo in salvo anche un cane di grossa taglia che si trovava nel giardino; l’animale è stato affidato ai familiari del 66enne. L’intervento tempestivo e ben coordinato delle forze dell’ordine ha permesso di risolvere una situazione potenzialmente pericolosa, assicurando al contempo la sicurezza del soggetto coinvolto e delle persone presenti.

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Presunto rapinatore al Bar Moa di Barra identificato grazie al Dna su un guanto in una rapina da 25mila euro.

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Presunto rapinatore al Bar Moa di Barra identificato grazie al Dna su un guanto in una rapina da 25mila euro.

Incastrato dal Dna su un guanto: arrestato il rapinatore del Bar MOA

Le autorità hanno fatto un importante passo avanti nelle indagini sulla rapina avvenuta il 19 settembre 2023 al Bar MOA di Barra, un quartiere di Napoli. Dopo più di un anno, uno dei tre presunti autori del colpo è stato arrestato grazie all’identificazione del suo Dna, rinvenuto su un guanto in lattice utilizzato durante la rapina che ha fruttato 25mila euro in contanti e tabacchi. Il sospetto è stato fermato da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura.

Dettagli dell’arresto

Il presunto responsabile, già noto alle forze di polizia per reati contro il patrimonio, è stato identificato grazie alle analisi della Scientifica che ha isolato il Dna dal guanto recuperato sulla scena del crimine. La Polizia di Stato, in collaborazione con gli agenti del Commissariato San Giovanni-Barra, ha eseguito la misura cautelare nelle scorse ore. La rapina era stata registrata anche dai sistemi di videosorveglianza del locale, fornendo ulteriori elementi per l’identificazione del colpevole.

Ricerca dei complici

Nonostante l’arresto del primo sospetto, le indagini continuano per identificare i suoi complici. Gli inquirenti stanno lavorando per stringere il cerchio attorno agli altri due rapinatori, ancora ignoti ma probabilmente non lontani dall’essere identificati. Le autorità sono ottimiste e ritengono che una svolta nelle indagini potrebbe arrivare nei prossimi giorni, chiudendo così il capitolo di questa audace rapina.

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