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Cronaca

Investe ragazzino di 12 anni e fugge: denunciata per omissione.

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Investe ragazzino di 12 anni e fugge: denunciata per omissione.

Travolge Bambino con una Smart e Fugge: Trentenne Denunciata per Omissione di Soccorso

Nella notte tra sabato e domenica, un grave incidente ha sconvolto la tranquillità di un quartiere periferico. Una donna di trent’anni, al volante di una Smart, ha investito un bambino di 12 anni e poi è fuggita senza prestare soccorso. Grazie all’operato tempestivo delle forze dell’ordine, la responsabile è stata individuata e denunciata.

L’Incidente

L’incidente è avvenuto intorno alle 21:00, mentre il ragazzo attraversava la strada per raggiungere casa sua. Secondo le testimonianze, la Smart stava procedendo a velocità sostenuta e non è riuscita a frenare in tempo. L’impatto ha provocato serie lesioni al bambino, che è stato immediatamente soccorso dai residenti e trasportato all’ospedale più vicino.

La Fuga

Dopo aver investito il bambino, la trentenne alla guida del veicolo ha deciso di non fermarsi. In preda al panico, ha accelerato e si è dileguata, lasciando il ragazzo ferito sul selciato. La sua fuga, tuttavia, non è durata a lungo grazie alle telecamere di sorveglianza presenti in zona e alle testimonianze degli abitanti.

L’Indagine e l’Arresto

Le autorità locali hanno attivato immediatamente le indagini, mettendo in campo tutte le risorse disponibili per rintracciare la responsabile. Dopo poche ore, la targa della vettura è stata tracciata e la polizia è riuscita a risalire all’identità della donna. Una volta rintracciata, la trentenne è stata portata in caserma per essere interrogata.

Denuncia per Omissione di Soccorso

La donna è ora accusata di omissione di soccorso, un reato che prevede severe sanzioni legali. Gli investigatori stanno approfondendo la dinamica dell’incidente per capire se la conducente potrebbe aver commesso altre infrazioni. Nel frattempo, il bambino investito è ancora ricoverato, ma per fortuna le sue condizioni stanno migliorando.

La Reazione della Comunità

L’incidente ha suscitato una forte reazione nella comunità locale, dove il senso di solidarietà ha portato molti residenti a offrire aiuto alla famiglia del bambino ferito. Anche le forze dell’ordine hanno elogiato la prontezza e la collaborazione dei cittadini, fondamentali per il rapido svolgimento delle indagini.

Per rimanere aggiornati su questa vicenda, visitate il link all’articolo originale.

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Cronaca

Gli Scavi di Pompei diventano a numero chiuso: 20mila visitatori al giorno

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Gli Scavi di Pompei diventano a numero chiuso: 20mila visitatori al giorno

A partire dal prossimo 15 novembre, per contingentare gli ingressi, al Parco Archeologico di Pompei potranno avere accesso soltanto 20mila visitatori ogni giorno.

Turisti all’interno degli scavi di Pompei. [Immagine di repertorio]

Dopo un’estate 2024 da record con oltre 4 milioni di visitatori, con picchi giornalieri anche di 36mila accessi, si cambia musica agli Scavi di Pompei, uno dei siti più visitati in Campania e in Italia. Infatti, a partire dal prossimo 15 novembre, gli ingressi al Parco Archeologico di Pompei saranno limitati a soli 20mila visitatori al giorno; I biglietti, pertanto, saranno personalizzati e riporteranno il nome dei visitatori. “Stiamo lavorando a una serie di progetti per attenuare la pressione antropica sul sito, che può essere un rischio sia per le persone, per esempio in caso di un sisma, sia per il patrimonio, così unico e fragile” ha detto Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco.

“In particolare – ha detto ancora Zuchtriegel – lavoriamo per ampliare le aree fruibili nella città antica e per sviluppare gli altri siti del territorio, tra cui Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia. Puntiamo su un turismo slow, sostenibile, gradevole e non di massa e soprattutto diffuso su tutto il territorio intorno al sito Unesco, che è ricco di gioielli culturali da scoprire. Le misure per gestire i flussi e la sicurezza e la personalizzazione della visita si inseriscono in questa strategia”.

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei conclude:…

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Sparatoria in piazza Mercato a Napoli: sparati cinque colpi, ipotesi stesa

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Sparatoria in piazza Mercato a Napoli: sparati cinque colpi, ipotesi stesa

Una stesa a ridosso del corso Umberto I, non lontano dalla zona in cui poco tempo fa venne ucciso Emanuele Tufano, di soli 15 anni. Cinque cartucce recuperate.

Immagine di repertorio

Cinque colpi di pistola, tre contro un palazzo: una sparatoria o forse una stesa. Si torna a sparare a Napoli, in pieno centro storico. Questa mattina, attorno alle 5.30, la Polizia di Stato è intervenuta sul posto, a ridosso del Corso Umberto I e non lontano dal luogo della sparatoria in cui perse la vita il giovane Emanuele Tufano, ucciso a 15 anni in via Carminiello al Mercato pochi giorni fa. Stavolta gli spari si sono registrati in via Casciari al Pendino, una delle tante traverse che si trovano tra il Corso Umberto I e piazza del Mercato.

Cinque le cartucce ritrovate a terra dagli inquirenti, tre i fori dei colpi andati a segno. Due di questi hanno raggiunto una saracinesca in zona, un altro ha raggiunto una parete. Non è escluso che sia trattato di una stesa, ovvero una dimostrazione di forza da parte di soggetti armati che, spesso sfrecciando su motorini, sparano all’impazzata rischiando talvolta di colpire anche persone inermi che si trovano in casa. Nessuna pista è però esclusa: indagano gli agenti della Polizia di Stato.

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I punti ancora oscuri dell’omicidio Vassallo: non si sa ancora chi sparò al sindaco. Il gip: “Clima omertoso”

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I punti ancora oscuri dell’omicidio Vassallo: non si sa ancora chi sparò al sindaco. Il gip: “Clima omertoso”

A distanza di 14 anni, e dopo 4 arresti, non si chiudono le indagini sulla morte del “sindaco pescatore”: gli inquirenti non hanno individuato gli esecutori materiali.

Angelo Vassallo

Ricostruiti (anche se non completamente) gli scenari, i retroscena e il contesto, ma nelle indagini sulla morte di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore”, resta ancora un grande interrogativo: non sono stati individuati gli autori materiali dell’omicidio, ovvero chi materialmente fece fuoco nella serata del 5 settembre 2010. È un aspetto su cui il gip che ha firmato l’ordinanza si è soffermato più volte, lasciando intendere che l’inchiesta non si chiude con l’arresto dei quattro indagati.

Il colonnello Cagnazzo tra i quattro arrestati

Gli arresti sono scattati ieri mattina, 7 novembre. Destinatari dell’ordinanza della Procura di Salerno, emessa a seguito delle indagini dei carabinieri del Ros di Roma, sono il colonnello Fabio Cagnazzo, l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi (già condannato a 15 anni per droga), l’imprenditore Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia e figlio del boss del clan omonimo attivo a Scafati (Salerno).

L’accusa contestata a Cagnazzo è di omicidio volontario in concorso aggravato per avere agevolato un clan e per coprire un altro reato; il riferimento è a un traffico di droga, nel quale i due carabinieri sarebbero stati coinvolti, e che il sindaco Vassallo aveva scoperto e che voleva denunciare. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Eugenio D’Atri, Cagnazzo avrebbe…

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