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Cronaca

Giulio Giaccio ucciso per errore: 30 anni ai boss dei Polverino

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Giulio Giaccio ucciso per errore: 30 anni ai boss dei Polverino

Condannati a 30 anni Carlo Nappi e Salvatore Cammarota: Giustizia per il giovane Giulio Giaccio

Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, noti capi del clan Polverino di Marano, sono stati condannati a 30 anni di reclusione. Questi due criminali sono stati identificati come i mandanti del terribile omicidio del 26enne Giulio Giaccio, una giovane vittima innocente di camorra.

Il Terribile Destino di Giulio Giaccio

Giulio Giaccio, giovane di soli 26 anni, è stato brutalmente ucciso e successivamente sciolto nell’acido, un destino che ha scosso profondamente la comunità locale. Questo omicidio, tristemente rappresentativo della violenza della camorra, ha lasciato un segno indelebile nei cuori di chi lo conosceva e amava.

I Mandanti dell’Orrore

L’indagine ha portato alla luce che i mandanti di questo orribile crimine sono Carlo Nappi e Salvatore Cammarota. Entrambi ormai noti capi del temuto clan Polverino, esercitavano un controllo spietato su Marano. La sentenza di 30 anni di reclusione è un passo significativo verso la giustizia, offrendo una parziale consolazione alla famiglia di Giulio Giaccio e a tutti coloro che desiderano vedere puniti i colpevoli di atti così efferati.

Il Clan Polverino: Terrore e Controllo

Il clan Polverino, organizzazione criminale attiva principalmente a Marano e zone limitrofe, è noto per la sua brutalità e spietatezza. L’omicidio di Giulio Giaccio non è stato un caso isolato, ma parte di una serie di atti violenti che hanno terrorizzato l’intera area. La condanna dei due boss rappresenta una vittoria significativa nella lotta contro questa pericolosa organizzazione criminale.

L’Importanza della Giustizia

La condanna a 30 anni di carcere per Carlo Nappi e Salvatore Cammarota non solo punisce i responsabili della morte di Giulio Giaggio, ma invia anche un messaggio forte e chiaro contro la violenza della camorra. È un promemoria che la giustizia può prevalere, anche di fronte agli atti più atroci.

Scopri di più su questo tragico caso e sulla sentenza che ha segnato una svolta nella lotta contro la criminalità organizzata qui.

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Accendono l’albero di Natale e si incendia la casa: intossicati mamma, papà e tre bimbi piccoli

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Accendono l’albero di Natale e si incendia la casa: intossicati mamma, papà e tre bimbi piccoli

L’incendio in una villetta di Torchiara. La famiglia è riuscita a scappare: intossicati mamma, papà e 3 bimbi piccoli.

Immagine di repertorio

Accendono l’albero di Natale in salotto, ma prende fuoco e si incendia l’appartamento. Intossicati mamma, papà e tre figli piccoli. Mentre la casa è stata dichiarata inagibile. È accaduto ieri, domenica 17 novembre 2024, a Torchiara, in provincia di Salerno. Le fiamme sono deflagrate all’interno di una villetta nel Cilento. Ancora da chiarire la dinamica di quanto accaduto. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio potrebbe essere stato causato forse da un cortocircuito dell’impianto elettrico che alimentava l’illuminazione delle decorazioni natalizie.

Incendio a Torchiara, sul posto vigili del fuoco

Dalle luci dell’albero potrebbero essere partite delle scintille che poi hanno appiccato il fuoco all’arbusto e da qui all’appartamento. L’incendio è divampato e si è facilmente propagato anche agli arredi dell’abitazione, provocando ingenti danni. I vigili del fuoco sono prontamente intervenuti nella villetta e hanno provveduto a domare le fiamme. Per fortuna, non ci sono feriti gravi. Solo intossicati dal fumo. L’abitazione è stata messa in sicurezza. Sul posto è arrivata anche un’ambulanza del 118. Il personale sanitario ha provveduto a prestare le prime cure mediche del caso alla famigliola, che poi è stata trasferita all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania per ulteriori accertamenti.

Sul luogo dell’incidente si sono portati anche i carabinieri della Stazione di Torchiara che hanno avviato le indagini per chiarire l’esatta dinamica di quanto accaduto. La villetta, dopo…

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Il papà di Francesco Pio Maimone diventa giardiniere per il Comune di Napoli

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Il papà di Francesco Pio Maimone diventa giardiniere per il Comune di Napoli

Antonio Maimone, papà di Francesco Pio, sarà impegnato in un progetto di riqualificazione dei giardini pubblici di Napoli con l’associazione 100x100Naples!, convenzionata con l’Ente.

Antonio Maimone, papà di Francesco Pio – il pizzaiolo di 18 anni, ucciso a Napoli nel 2023, colpito al petto da una pallottola vagante, mentre era agli chalet di Mergellina – curerà i giardini e i parchi pubblici di Napoli. Antonio, infatti, è stato scelto da 100x100Naples!, l’associazione di mecenati che sta rifacendo gran parte di parchi e giardini su cui il Comune non riesce a intervenire, in base alla convenzione che l’associazione ha con il Municipio. Il papà di Francesco Pio, che stava vivendo un momento di difficoltà e la cui vicenda è stata presa a cuore dal Comune di Napoli, guidato dal sindaco Gaetano Manfredi, darà una mano per un importante progetto di riqualificazione cittadino.

L’annuncio è stato dato dalla stessa associazione: “Benvenuto ad Antonio, Marco e Vincenzo nel team del Verde di 100x100Naples! – si legge in un post dell’associazione 100x100Naples! – Oggi diamo il benvenuto ad Antonio Maimone, un uomo che porta con sé una forza e una dignità straordinarie. Antonio è il papà di Francesco Pio, vittima innocente della violenza che ha colpito la nostra città. La sua scelta di unirsi a noi come giardiniere è un gesto di speranza e di rinascita, un esempio di come si possa trasformare il dolore in impegno per un futuro migliore.Insieme a lui, accogliamo con entusiasmo Marco e Vincenzo, che portano energia e passione al nostro progetto di cura del verde urbano. Ognuno di loro rappresenta un tassello importante per…

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Rissa sul campo da calcio, arbitra colpita con una testata in provincia di Avellino

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Rissa sul campo da calcio, arbitra colpita con una testata in provincia di Avellino

Al termine della gara tra Monteforte Irpino e Durazzano è scoppiata una rissa in campo tra i calciatori, durante la quale l’arbitra è stata colpita con una testata.

Immagine di repertorio

Vergogna in Prima Categoria in provincia di Avellino: alla fine dell’incontro calcistico tra Virtus Monteforte Irpino e ASD Durazzano Calcio, che si è disputato ieri, domenica 17 novembre, in campo è scoppiata una rissa tra i calciatori. A farne le spese, però, è stata l’arbitra Mariana Grimaldi, colpita con una testata. Immediato l’intervento, sul campo da calcio, dei carabinieri, per le indagini del caso, e dei sanitari del 118: l’arbitra ha difatti dovuto fare ricorso alle cure mediche per i colpi ricevuti.

La solidarietà del sindaco di Monteforte Irpino

Sul grave episodio di violenza occorso sul campo casalingo è intervenuto il sindaco di Monteforte Irpino, Mario Vanni, che sui canali social ufficiali dell’amministrazione comunale ha scritto: “Esprimo, a nome dell’intera comunità di Altavilla Irpina, la nostra piena solidarietà alla signora Mariana Grimaldi, arbitro della partita di calcio tra Virtus Monteforte Irpino e Durazzano Calcio, vittima di un’aggressione inaccettabile durante l’incontro disputato presso il nostro impianto sportivo”.

“Episodi di violenza come questo – ha detto ancora il primo cittadino – non hanno nulla a che vedere con lo sport, che deve essere luogo di rispetto, inclusione e sana competizione. Li condanniamo con fermezza, augurandoci che i responsabili siano individuati e chiamati a risponderne. Tengo a precisare che la comunità altavillese, così come le tifoserie e le società sportive del nostro…

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