Cronaca
Offerta di 60mila euro dall’imputato alle famiglie delle vittime
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Le due giovani vittime, Lucia Morra e Francesco Altamura
Sessantamila euro, a titolo di “parziale ristoro” per le famiglie di Francesco Altamura e Lucia Morra, rispettivamente 23 anni e 20 anni, investiti e uccisi nel settembre scorso a Napoli: è quanto ha offerto oggi, davanti al giudice della prima sezione penale di Napoli (collegio 1B) uno degli avvocati del 34enne imputato per duplice omicidio stradale. La proposta è stata seccamente rifiutata dai genitori dei due giovani.
L’incidente in via Terracina: morti due ventenni
L’incidente risale alla notte del 30 settembre. I due giovani erano in sella a uno scooter quando sono stati travolti dall’automobile su cui viaggiava il 34enne, che dopo l’impatto si era fermato per prestare i primi soccorsi e aveva allertato il 118; sottoposto alle analisi del caso, era risultato positivo all’assunzione di alcol e droga. Quasi due mesi dopo, il 21 novembre, il 34enne era stato sottoposto agli arresti domiciliari, la misura gli era stata notificata dal personale della Sezione Infortunistica della Polizia Locale, che si era occupata delle indagini sull’incidente. Pochi giorni dopo la Procura aveva presentato ricorso, chiedendo che per l’indagato venisse disposto il carcere.
L’offerta di 60mila euro ai genitori delle vittime
Prima dell’inizio del processo le famiglie di Altamura e Morra hanno esposto uno striscione: “Giustizia certa per Lucia e Checco“. L’avvocato dell’imputato ha spiegato che l’offerta di 60mila euro non è da intendersi come un sostitutivo, ma come “un parziale ristoro, una manifestazione nei confronti della famiglia delle persone offese”.
Gli avvocati dell’imputato hanno poi formalizzato la richiesta di celebrare il processo col rito abbreviato, ma condizionato a una perizia finalizzata ad accertare se il faro anteriore dello scooter fosse funzionante. Il giudice ha però rifiutato, optando per la formula dell’abbreviato “secco”: il processo partirà il prossimo 23 aprile.
Cronaca
Incendio distrugge appartamento a San Giuseppe Vesuviano, le fiamme partite dal camino
Due coniugi in ospedale a San Giuseppe Vesuviano (Napoli): il loro appartamento ha preso fuoco, l’incendio sarebbe collegato all’accensione del camino.
Immagine di repertorio
Le fiamme sarebbero partite dal camino, avrebbero raggiunto le tende e gli altri arredi, divorando in pochi minuti i mobili: sono ancora in corso accertamenti per l’incendio che, nel tardo pomeriggio di ieri, 19 novembre, ha distrutto completamente un appartamento a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli; dentro c’erano due coniugi di 62 e 59 anni, rimasti intossicati e accompagnati in ospedale ma le cui condizioni non destano preoccupazione.
Sul posto, a seguito dell’allarme, sono intervenuti i vigili del fuoco e gli agenti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano della Polizia di Stato. L’incendio, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe collegato all’accensione del camino; non è chiaro se si sia trattato di una distrazione o se, al contrario, possa essere riconducibile ad un malfunzionamento.
Al termine delle operazioni di spegnimento la casa era distrutta: le fiamme avevano raggiunto in pochissimo tempo anche le altre stanze, avvolgendo mobilia e suppellettili. Le due persone all’interno, un uomo di 62 anni e la moglie di 59 anni, sono state soccorse e accompagnate all’ospedale di Nola; non hanno riportato ferite di rilievo ma sono state trattenute in osservazione per intossicazione e affidate alle cure mediche.
Cronaca
Esplosione Ercolano, il dolore della mamma delle gemelle morte: “Mi avete spezzato il cuore, principesse”
Le tre vittime erano al primo giorno di lavoro. Denunciato il proprietario dell’immobile di Ercolano trasformato in fabbrica abusiva di fuochi d’artificio.
Le gemelle 26enni Sara e Aurora Esposito
Sara e Aurora Esposito che ballano spalla a spalla, poi una foto mentre sono al mare, i loro visi sorridenti: le immagini scorrono nel video pubblicato su Facebook da Lucia Occhibelli, la mamma delle due gemelle morte nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio abusiva ad Ercolano (Napoli). Pochi secondi, è la ricondivisione di uno dei tanti post comparsi nelle ultime ore. E ad accompagnare il video c’è un messaggio straziante: “Mi avete spezzato il cuore, voi due principesse, il mio dolore è immenso e indescrivibile”.
Sara, Aurora e Samuel, le tre vittime dell’esplosione ad Ercolano
Le due 26enni sono state uccise dalla deflagrazione nel primo pomeriggio del 18 novembre, intorno alle 15. Era il loro primo giorno di lavoro in quella fabbrica abusiva, allestita in un immobile di contrada Patacca, al confine con San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano. Una fabbrica fantasma, inesistente: nessuna autorizzazione, nessuna precauzione.
Le ragazze, stando a quanto emerso successivamente, si occupavano del confezionamento dei botti. Samuel Tafciu, 18 anni, la terza vittima, era invece quello che maneggiava la polvere pirica: è stato investito in pieno dallo scoppio, il corpo è stato sbalzato a decine di metri di distanza. I corpi delle ragazze sono stati recuperati soltanto ieri mattina: il giorno precedente i soccorritori hanno dovuto fermarsi per la messa in sicurezza, l’intera area era cosparsa di materiale esplosivo e…
Cronaca
Droga e cellulari con i droni nel carcere di Secondigliano, c’era anche chi faceva acquisti online
La Squadra Mobile di Napoli ha arrestato 12 persone, ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo su un sistema di consegne di droga e cellulari nel carcere di Secondigliano. Gli ordini arrivavano dal reparto di Alta Sicurezza.
Immagine di repertorio
Una vasta operazione della Squadra Mobile di Napoli ha portato all’arresto di 12 persone – 10 in carcere, 2 agli arresti domiciliari – ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo in piedi un sistema per introdurre, attraverso droni altamente tecnologici, droga e cellulari all’interno del carcere di Secondigliano. E proprio grazie a un cellulare, secondo gli inquirenti, i carichi e le spedizioni venivano gestite, addirittura da un detenuto, ritenuto esponente di spicco della Vanella Grassi, che si trovava nel reparto di Alta Sicurezza del carcere, quello in cui, appunto, sono ospitati i detenuti condannati per camorra. Stando a quanto appreso dagli inquirenti nel corso dell’attività investigativa, grazie ai cellulari introdotti in carcere, c’era anche chi effettuava ordini su una nota piattaforma di acquisti online.
I cellulari erano tutti intestati a cittadini extracomunitari
L’attività investigativa ha permesso di accertare come il traffico fosse stato organizzato da Nico Grimaldi, ritenuto esponente di spicco del clan, da sua madre Rita Pitirollo e dalla moglie, Addolorata De Falco. Gli ordini dei detenuti arrivavano all’esterno del carcere e, ad autorizzare l’invio dei droni e quindi delle spedizioni era proprio la madre di Grimaldi. Le indagini hanno rivelato che tutti i telefoni e le relative utenze erano intestati a cittadini…