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Cronaca

Morto nel campo rom di Scampia, negata sepoltura a Davide: appello associazioni

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Morto nel campo rom di Scampia, negata sepoltura a Davide: appello associazioni

Davide, un giovane italiano di 22 anni, è morto fulminato nel campo rom di Scampia il 29 febbraio e attualmente manca ancora una sepoltura. Diverse associazioni, tra cui Chi Rom e Chi No, Mediterraneo Antirazzista, A Buon Diritto e Arrevutammece ets e Luigi Manconi, hanno inviato una lettera di appello al Comune di Napoli.

Il giovane, nato e cresciuto a Napoli e cittadino italiano da due anni, non ha mai avuto un documento a causa del blocco delle residenze imposto dalla Legge 80/2014. Questo ha impedito a Davide di richiedere la residenza e l’allacciamento ai servizi pubblici come stabilito dalla legge.

Nonostante la cittadinanza italiana di Davide, il Comune di Napoli avrebbe potuto intervenire per tutelare i suoi diritti fondamentali secondo le norme di deroga per persone minorenni o meritevoli di tutela. Tuttavia, il Comune non ha concesso la deroga, lasciando domande cruciali senza risposta sul riconoscimento dei diritti fondamentali.

La lettera inviata sottolinea l’importanza della residenza come diritto fondamentale che assicura l’esistenza, l’accesso ai servizi sociali e sanitari, e alcuni diritti di welfare. Questo diritto è negato a molte persone rom, cittadini italiani e migranti che vivono in campi non autorizzati come Cupa Perillo a Scampia.

L’area di Cupa Perillo è trascurata dalle autorità pubbliche, che sono ritenute responsabili della crescita di generazioni nell’incuria e nel disagio. La lettera denuncia la condizione disumana dell’area e la mancanza di intervento istituzionale che sta portando alla progressiva scomparsa delle comunità rom di Cupa Perillo.

Attualmente, la bara di Davide è fuori dal cimitero di Poggioreale senza una destinazione definita, evidenziando la discriminazione nell’accesso al diritto alla sepoltura legato alla residenza. La lettera chiude con un appello urgente alle amministrazioni pubbliche affinché colmino questa carenza di diritti, esprimendo preoccupazione che questa mancanza di riconoscimento possa persistere anche in caso di morte, come accaduto durante la vita di Davide.

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