Cronaca
Dopo anni di scorta, libertà a rischio: resa o opportunità?
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Roberto Saviano parla del pentimento di Sandokan a Fanpage.it. Spera che si tratti di vere confessioni: “Fosse così potrei pensare di essere libero dopo anni di scorta”. Ma teme che sia solo una strategia furba.
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Roberto Saviano
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Roberto Saviano dice che la notizia del pentimento, della collaborazione con la giustizia, del boss Francesco Schiavone, “Sandokan”, muove in lui sentimenti contrastanti. E ricorda oggi, in un video per Fanpage.it, che gli Schiavone gli hanno drammaticamente cambiato la vita.
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Correva l’anno 2006, era settembre, il giorno 23, anniversario della morte di Giancarlo Siani. Saviano era sul palco di una manifestazione anti-camorra a Casal di Principe, alla quale partecipò, tra gli altri, l’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti. In quella occasione lo scrittore con una invettiva storica definì nullità, facendo nomi e cognomi, i boss di quel sodalizio criminale sanguinoso che porta il nome di clan dei Casalesi: «Iovine, Schiavone, Zagaria , non valete nulla. Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra».
Fu il punto di non ritorno per l’allora ventisettenne scrittore di “Gomorra”. Gli fu assegnata la scorta per gravi rischi per la sua incolumità. «Mi fecero fare testamento a 27 anni – spiegò anni dopo – quando arrivò la condanna dei Casalesi».
Oggi Saviano ripercorre quei momenti. E dice che per la prima volta ha la speranza di essere libero: «Quando ho ricevuto questa notizia in me hanno iniziato a muoversi sentimenti contrastanti. Da un lato è finita, è finita la mia, la mia protezione, la mia situazione. Dopo quasi 18 anni di scorta, dopo anni di contrasto col clan, che il vertice sembri pronto a firmare la resa mi fa pensare che forse potrò tornare libero. Forse le cose per me stanno iniziando a poter avere un’altra strada».
È un attimo. Ci ragiona su e il tono diventa diverso: da un lato, dice Saviano penso che potrei tornare libero, dall’altro, tutt’altro. Quell’Idra , quel mostro a più teste che è il clan dei Casalesi è stato davvero annientato? E spiega: «È il momento davvero per sconfiggerli davvero. È finita? È una resa del clan? Temo che non sia così. Il potere che ha gestito Francesco Schiavone, Sandokan, è immenso. Il suo soprannome Sandokan, nasce per la sua somiglianza con l’attore che interpretava una delle fiction più vista della storia italiana. E quel soprannome lo rende famoso alle cronache di tutta Italia».
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«I soprannomi dei suoi alleati o rivali erano declinati più sul territorio locale: Cicciotto ‘e Mezanotte, ‘o Professore... Nessun boss può darsi il soprannome da solo. O lo eredita dalla famiglia o gli viene dato. Da ragazzino, Schiavone di avere questo soprannome, ma gli piace. Tant’è vero che conserverà per tutta la vita questa barba che lo rende sempre più simile a Kabir Bedi. Studia Medicina senza mai arrivare alla laurea. È figlio di un imprenditore agricolo, quindi bufale. Terreni. Vigna. E non nasce in povertà. Da ragazzo è parte di una delle organizzazioni maggiormente in ascesa negli anni Ottanta. Negli anni Ottanta Francesco Schiavone è già parte di una delle organizzazioni maggiormente in ascesa del crimine in Occidente, il clan dei Casalesi, governato dal boss di San Cipriano D’Aversa Antonio Bardellino, che è il vero capo, l’uomo che lo alleva».
«E poi accade il punto di svolta. L’anno esatto in cui Francesco Schiavone decide di diventare il capo. Il capo assoluto non ci riuscirà mai completamente. Del clan dei Casalesi ha un unico rivale il suo maestro, il suo padrino Bardellino, che nel 1988 verrà ucciso. Forse verrà ucciso in Brasile, forse verrà ucciso perché il suo corpo non è mai stato trovato e diversi indizi ci dicono che invece ci fu un accordo per sparire».
«Sgombriamo il campo: Sandokan non è antistato. Assolutamente. Chi continua a spendere questa parola sta ragionando su un equivoco. La camorra la ‘ndrangheta, la mafia non sono un antistato, sono una parte dello Stato. E c’è poi un’altra parte dello Stato che prova a contrastarli e un’altra parte, la più numerosa, la più ampia, che è equidistante dai due. A volte conviene stare con loro o questa parte di Stato. A volte conviene stare con la parte antimafiosa dello Stato. È questo che sta facendo».
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«Sono molto preoccupato che questo accada. Che non si farà mai, come non ha fatto Iovine, far trovare i soldi veri della camorra, ma spiccioli. Che non racconterà davvero delle alleanze dell’impresa, ma dettagli. Storie e faide che di fatto sono state svelate. Accadrà questo? È una strategia furba. Temo di sì. Però potrebbe non esserlo, se gestito bene».
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Cronaca
Litigano per la palla, 13enne accoltellato da un coetaneo in centro a Giugliano
Sulla vicenda indagano i carabinieri. Il 13enne è stato portato in ospedale e dimesso dopo che i sanitari gli hanno medicato la ferita provocata dal fendente.
Ancora violenza, ancora con protagonisti dei giovani, anzi, giovanissimi: a Giugliano, nella provincia di Napoli, un ragazzino di 13 anni è stato accoltellato da un coetaneo. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto, nella serata di ieri, domenica 17 novembre, il 13enne stava giocando a pallone con alcuni amici nel parchetto che sorge nei pressi di piazza Gramsci, nel centro della città, quando sarebbe stato avvicinato da un coetaneo, che pretendeva la palla; al rifiuto del 13enne, l’altro ragazzino l’avrebbe colpito con una coltellata alla coscia sinistra.
Soccorso dai familiari, il 13enne è stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Giuliano: la ferita, per fortuna, non è stata giudicata grave e, dopo un punto di sutura applicato dai sanitari, il 13enne è stato dimesso. Nel nosocomio di Giugliano sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini per ricostruire con precisione la dinamica dell’aggressione e identificare il responsabile.
Cronaca
Droga e telefonini ai detenuti in carcere, vasta operazione della Polizia in corso a Napoli
Droga e telefonini ai detenuti in carcere, l’operazione della Polizia di Stato di Napoli: 12 misure cautelari del gip.
Immagine di repertorio
Vasta operazione anti-droga e sui telefonini in carcere ai detenuti della Polizia di Stato. Il maxi-blitz è scattato questa mattina, lunedì 18 novembre 2024, ed è attualmente ancora in corso. Le forze dell’ordine stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta dalla Procura della Repubblica di Napoli nei confronti di 12 persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi concernenti il traffico di sostanze stupefacenti e l’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione per i detenuti, fatti aggravati dal metodo mafioso.
L’operazione contro i telefonini in carcere a Napoli
Il Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha convocato una conferenza stampa che si terrà questa mattina, alle 10,30, presso la Procura della Repubblica di Napoli, dove saranno resi noti i dettagli dell’operazione. Purtroppo, la diffusione di smartphone e cellulari in carcere, spesso micro-telefonini difficili da individuare e facili da nascondere, è un fenomeno diffuso nelle carceri napoletane e della Campania. I detenuti possono in questo modo comunicare con l’esterno, utilizzare chat e social network, restando in contatto con gli ambienti criminali. In alcuni casi impartendo anche ordini ai rispettivi cartelli criminali. Un fenomeno contro il quale le forze dell’ordine sono costantemente impegnate. Negli ultimi mesi, infatti, si contano numerosi sequestri di telefonini nelle carceri napoletane, nella disponibilità…
Cronaca
Riapre via Kagoshima al Vomero: era chiusa dal 14 ottobre per il crollo di un muro
Riaperta dopo un mese via Kagoshima al Vomero: era stata chiusa per i lavori di messa in sicurezza del terrapieno sovrastante, a rischio crolli.
Dopo i lavori, ha riaperto al traffico via Kagoshima a Napoli, la strada nel quartiere del Vomero chiusa lo scorso 14 ottobre per il crollo di un muro pericolante. Dopo aver terminato l’opera di consolidamento, la strada è stata riaperta nelle scorse ore: si tratta di una arteria cruciale che collega la parte alta del quartiere collinare a via Aniello Falcone con via Tasso, evitando così che il traffico congestionasse tutta la parte bassa della collina.
La chiusura è durata poco più di un mese: come aveva appreso Fanpage.it da fonti qualificate, si era trattato di una chiusura a tempo indefinito, ovvero fino a quando non sarebbe stato messo in sicurezza il terrapieno, ovvero il muro soprastante la strada, dove col tempo sono cresciuti arbusti, cespugli e piante, con il rischio di dissesti e di calcinacci che potrebbero cadere sulle automobili in transito o sui pedoni di passaggio. Un bel caos in zona, vista l’importanza strategica della strada per il traffico veicolare.
Via Kagoshima è anche molto nota per essere la strada intitolata alla omonima città giapponese gemellata con Napoli, che viene celebrata ogni 3 maggio dal 1960 ad oggi. Una somiglianza tale che anche Kagoshima, in Giappone, ha dedicato una lunga strada intitolata a Napoli e al gemellaggio con la città partenopea, che il prossimo anno festeggerà il 65esimo anno di esistenza.