Testimonianza: “Paura degli agenti in carcere, in processo per violenze”

Il testimone Vincenzo Baia, parte lesa nel processo per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, racconta di provare paura quando le guardie si avvicinano alla sua cella, a causa delle percosse subite che hanno compromesso il suo benessere fisico.

Baia, attualmente detenuto per una violenta rapina avvenuta alcuni anni fa, è costretto a fermarsi durante il suo interrogatorio a causa dell’intensa emozione legata agli eventi vissuti nel 2020.

L’udienza riprende dopo una pausa, con Baia che fa parte dei detenuti isolati in seguito alla protesta del sei aprile, considerati i promotori di una manifestazione che ha causato una violenta perquisizione da parte delle autorità.

Il testimone accusa l’agente Stanislao Fusco di averlo picchiato e di avergli strappato la barba, durante l’incursione nella sua cella insieme ad altri agenti.

Baia identifica altri agenti coinvolti nelle violenze, come Giacomo Golluccio, che avrebbe sferrato un calcio allo stomaco al detenuto.

Durante il processo, Baia si confonde nell’identificare correttamente gli agenti coinvolti, ma rimane saldo nella sua testimonianza sulle violenze subite e sull’aiuto ricevuto da un agente che lo ha accompagnato alla cella di isolamento.

Il testimone nega di aver firmato la relazione disciplinare relativa all’isolamento nel reparto Danubio a seguito delle proteste del cinque aprile, sostenendo di non essere stato coinvolto in tali eventi. Altri detenuti vittime degli abusi hanno negato di aver firmato documenti simili, evidenziando incoerenze nelle prove presentate dalle autorità.
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