Cronaca
Sovrano clan di San Giovanni, Napoli incassava 20 milioni l’anno. Nomi dei narcos del Bronx inclusi.
Il gruppo di narcos e contrabbandieri del Bronx di San Giovanni a Teduccio, è stato sgominato ieri da un’operazione congiunta di Squadra Mobile Guardia di Finanza. A capo di questo gruppo c’erano Giovanni Capuano, Michele Sannino, Nunzio Todisco, Cesare Puca, Francesco Gargiulo e Ciro Romano.
Complessivamente, 16 persone sono coinvolte nell’inchiesta della DDA, di cui 11 sono state arrestate (6 in carcere e 5 ai domiciliari) e 5 sono a piede libero. Secondo gli inquirenti, il giro d’affari illecito ammontava a circa 20 milioni di euro all’anno.
Le indagini, durate un anno e mezzo, hanno visto l’utilizzo di pedinamenti, videoriprese, fotografie e intercettazioni telefoniche. Una delle intercettazioni ha mostrato che due indagati temevano che qualcuno si fosse pentito dopo aver subito una perquisizione in un capannone.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite all’alba di ieri e hanno riguardato 11 persone, tra cui Giovanni Paduano, Nunzio Todisco, Francesco Gargiulo, Michele Sannino, Carmine D’Agostino, Mario Mandato, Cesare Puca, Ciro Romano, Giuseppe Esposito, Carmine Sauchelli e Francesco Longobardi.
Alcuni indagati rimasti a piede libero sono: Gennaro Corvino, Antonio D’Agostino, Ciro Dentice, Clemente Di Cicco e Felice D’Onofrio.
Il gruppo non aveva collegamenti con clan camorristici, ma era in grado di movimentare ingenti quantitativi di droga (marijuana, cocaina e hashish) e sigarette di contrabbando.
La droga e il tabacco venivano trasportati su veicoli con vani nascosti e stoccati in aree di parcheggio per mezzi pesanti, depositi e abitazioni di persone incensurate. Tra i nascondigli, c’era una rimessa a San Giovanni e un deposito a Calvi Risorta, in provincia di Caserta.
La base del sodalizio era l’abitazione di uno degli indagati, dove il gruppo si incontrava, svolgeva riunioni e riceveva i clienti. Nel corso delle indagini, quattro persone sono state arrestate in flagranza e una è stata denunciata per spaccio e contrabbando. Sono stati sequestrati oltre 40 chili di hashish, 5 di marijuana, uno di cocaina e 8 tonnellate di tabacchi lavorati esteri.
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Cronaca
Ruba cellulare dal ristorante, i titolari: “Hanno anche svuotato i nostri conti correnti”
Un uomo è entrato in pizzeria a Napoli e rubato un cellulare nei pressi del registratore di cassa. Poi i proprietari hanno scoperto che, da quel dispositivo, sono riusciti anche a svuotare i conti correnti privati ed aziendali.
Ha rubato il cellulare dalla cassa di un ristorante al Vomero, poi si è allontanato. Ma i proprietari hanno anche scoperto che, proprio attraverso il cellulare, sono anche riusciti a svuotare i loro conti correnti. La vicenda è accaduta a Napoli, protagonista è la pizzeria Gorizia 1916 di via Bernini, che ha anche diffuso in Rete le immagini del furto. Dalle immagini si vede una persona entrare, guardarsi un po’ attorno e, appena nessuno è focalizzato su di lui, afferrare un cellulare nei pressi della cassa e scappare. Ma l’amara scoperta, per i proprietari, è avvenuta nelle ore successive, quando i loro conti correnti sono stati svuotati.
I due hanno infatti spiegato su Facebook:
Volevo condividere con tutti voi (e oltre) il disprezzo, la rabbia e la violenza che abbiamo provato a causa di un truffaldino che, studiando bene la zona, i movimenti e gli oggetti intorno da poter rubare, ha ben pensato di sottrarre un cellulare ad un uomo che lavora 20 ore al giorno, impegnato per l’appunto ad accogliere e far accomodare, come ogni giorno, i suoi ospiti nella nostra amata Gorizia 1916. Purtroppo non era un semplice furto. Il cellulare in questione è finito in mani di hackers che hanno disattivato il blocco, preso possesso dell’id Apple e rubato l’accesso ai conti bancari cambiando le password, lasciandoci lì impotenti mentre i conti aziendali e privati venivano velocemente prosciugati. Ci appelliamo a…
Cronaca
Indagata l’insegnante aggredita a Castellammare da 30 genitori: sequestrato il suo cellulare
L’insegnante aggredita in una scuola media di Castellammare è stata iscritta nel registro degli indagati: si tratta di un atto dovuto per consentire accertamenti sul suo cellulare, dopo la denuncia presentata da alcuni genitori su alcune presunte chat con gli alunni.
È stata iscritta nel registro degli indagati l’insegnate di sostegno dell’istituto scolastico Salvati, a Castellammare di Stabia, nella provincia di Napoli, che lo scorso 14 novembre è stata aggredita a scuola da un gruppo di circa 30 genitori. Si tratta di un atto dovuto, quello della Procura di Torre Annunziata, che indaga sulla vicenda, per consentire ulteriori accertamenti anche sul cellulare della docente, che è stato sequestrato in seguito alla denuncia presentata da cinque genitori, che già nei giorni scorsi avevano raccontato della possibile esistenza di una chat tra l’insegnante e alcuni alunni nella quale la donna avrebbe inviato audio e video con riferimenti a sfondo sessuale.
Parallelamente, gli sforzi degli investigatori si stanno concentrando anche sull’aggressione subita dalla docente. Come detto, lo scorso 14 novembre, circa 30 genitori si sarebbero presentati all’istituto Salvati, che sorge a Scanzano, quartiere periferico di Castellammare, e avrebbero aggredito l’insegnante, che ha riportato un trauma cranico per i colpi ricevuti e ha dovuto fare ricorso alle cure mediche; nell’aggressione è rimasto ferito anche il padre della docente, anch’egli presente a scuola in quel momento, che ha invece riportato la frattura di un polso dopo essere intervenuto per difendere la figlia.
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Cronaca
Picchiano un 18enne con il suo stesso casco per prendergli la moto: nei guai tre giovani nel Napoletano
Per un 26enne, un 20enne e un 19enne è scattata la misura dell’obbligo di dimora. I tre, lo scorso 22 aprile, a Sant’Antonio Abate, hanno aggredito un 18enne allo scopo di rapinarlo della sua moto.
Tre giovani nei guai a Sant’Antonio Abate, nella provincia di Napoli: si tratta di un 26enne, un 20enne e un 19enne, nei confronti dei quali, come disposto dalla Procura di Torre Annunziata, è scattato l’obbligo di dimora: i tre sono accusati, in concorso, di lesioni personali aggravate, mentre a due di loro viene contestata anche la tentata rapina, nei confronti di un 18enne. Per il 19enne e il 26enne, inoltre, è stato disposto anche che non si allontanino dalle rispettiva abitazioni tra le ore 20 e le ore 7 del giorno successivo.
I fatti sono avvenuti lo scorso 22 aprile a Sant’Antonio Abate quando i tre, insieme a un minorenne, avrebbero aggredito il 18enne, colpendolo con calci e pugni e poi picchiandolo con il suo stesso casco, che gli era stato strappato dalle mani, nel tentativo di rubargli la motocicletta. Tuttavia, la reazione del 18enne e l’intervento di un amico e di un passante, aveva fatto sì che i tre giovani desistessero dal tentativo di rapina e si dessero alla fuga.
Le successive indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Procura oplontina, si sono avvalse delle immagini telecamere di videosorveglianza della zona e delle testimonianze delle persone coinvolte e hanno permesso di pervenire all’identità dei tre giovani, nei confronti dei quali è scattata oggi la misura cautelare dell’obbligo di dimora.
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