Cronaca
Suicidio: troppe stranezze
Il Giudice per le Indagini Preliminari, Ileana Ramundo, ha accettato la richiesta dei familiari del ginecologo Stefano Ansaldi e ha ordinato nuove indagini sul caso della sua morte. La Procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione del caso, ma la famiglia del 65enne era convinta che si fosse trattato di omicidio e non di suicidio. Il giudice ha espresso perplessità sulla possibilità che Ansaldi si sia autolesionato, in particolare riguardo alla posizione del taglio alla gola e alla mancanza di impronte sul coltello trovato vicino al corpo. Altre anomalie riscontrate includono la mancanza del cellulare e del portafogli del medico, nonché spiegazioni contrastanti fornite ai conoscenti sul suo viaggio da Napoli a Milano.
Il giudice ha ordinato che questi nuovi accertamenti stabiliscano se il taglio alla gola sia stato autoinflitto o provocato da un evento omicidiario. La decisione del GIP apre la strada a nuove indagini, incluso l’approfondimento di una possibile pista economica. In particolare, verranno valutati bonifici all’estero e operazioni sospette segnalate da alcune banche, per verificare se ciò possa rappresentare un movente.
La famiglia del ginecologo è convinta che sia stato ucciso, sostenendo che il medico è stato aggredito alle spalle da una persona che gli ha reciso la gola. Il giudice ha ritenuto che vi siano troppe “anomalie” per poter ipotizzare il suicidio, tra cui la mancanza di impronte sul coltello e la mancanza del cellulare e del portafogli del medico. Queste nuove indagini, che includeranno esami medico-legali dettagliati, avranno un termine di 4 mesi per essere completate.
Il giudice ha esaminato anche le circostanze legate al viaggio da Napoli a Milano di Ansaldi, considerando le spiegazioni fornite ai conoscenti e il suo continuo bisogno di denaro. La possibilità che il medico avesse debiti per circa mezzo milione di euro è stata anche presa in considerazione. Il GIP ha quindi disposto nuove indagini sulla vicenda, con particolare attenzione ai dettagli medico-legali del taglio alla gola e alle anomalie circostanti.
Fonte
Cronaca
Precipita dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di Napoli, muore una donna a Napoli
Una donna di 52 anni è morta dopo essere precipitata dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di via Medina a Napoli, a due passi dalla Questura.
Una donna di 52 anni è morta a Napoli dopo essere precipitata dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di via Medina, a due passi dalla Questura partenopea. Fonti investigative riferiscono a Fanpage.it che si tratterebbe di suicidio. La donna è precipitata ieri sera, attorno alle 20, dal 30° piano del grande albergo che si trova su via Medina, e la sua caduta si è “interrotta” al nono piano dell’albergo, dove si è schiantata: per lei non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono accorsi i carabinieri e le ambulanze del 118, ma è stato constatato solo l’inevitabile decesso.
Cronaca
Spari sulla spiaggia a Torre Annunziata, preso 16enne. Il raid per uno sguardo di sfida
Identificato il secondo componente del raid nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli): è un 16enne. Gli spari tra i bagnanti dopo una discussione per “uno sguardo di sfida”.
È stato identificato il giovane che, insieme a un 18enne vicino al clan Gionta, nello scorso luglio aveva fatto irruzione nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli) aprendo il fuoco tra i bagnanti con fucile e pistola: si tratta di un 16enne, è stato rinchiuso in un istituto di pena minorile in esecuzione di una ordinanza di applicazione di misura cautelare per tentato omicidio aggravato e porto e detenzione di arma da fuoco, reati commessi con l’aggravante di avere agito col metodo mafioso in concorso con un maggiorenne.
L’episodio risale al 19 luglio. Dalle indagini era emerso che si era trattato di una ritorsione, partita per uno “sguardo di sfida”. L’obiettivo del raid, che in quel momento si trovava in spiaggia, era riuscito a scappare ed era rimasto illeso. Il primo componente del raid era stato bloccato il 26 luglio: S. D. A., 18 anni, imparentato con pregiudicati del clan dei “Valentini”, era stato fermato con le accuse di tentato omicidio, strage e detenzione e porto di armi da sparo, anche per lui con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo le ricostruzioni il ragazzo aveva avuto una discussione con un bagnante che gli aveva rivolto “uno sguardo di sfida”; il 18enne aveva quindi organizzato subito il raid, con l’aiuto del complice: in due avevano sparato incuranti della presenza di numerosi bagnanti. Il secondo giovane, minorenne, è stato identificato nel corso delle indagini svolte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Procura per i…
Cronaca
Carabinieri nel centro commerciale, sospese le licenze di 8 negozi per lavoratori in nero
Lavoratori in nero, sospese le licenze per otto negozi all’interno di un Centro Commerciale napoletano. La scoperta dei Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro.
Immagine di repertorio
Lavoratori in nero all’interno di alcuni negozi di un noto centro commerciale prossimo all’apertura in provincia di Napoli. La scoperta è stata fatta dai Carabinieri del Gruppo Tutela e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, guidati dal Direttore della Direzione Interregionale del Lavoro del Sud Italia Giuseppe Patania, e dal Direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, Giuseppe Cantisano. Otto i negozi all’interno del centro commerciale che si sono visti sospendere la licenza dopo la scoperta dei lavoratori in nero all’interno dei rispettivi negozi. I controlli hanno riguardato 167 aziende e 530 posizioni lavorative complessive.
Alla fine sono state sospese otto attività imprenditoriali per lavoro nero, con 87 prescrizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro per quanto riguarda 32 ditte. In totale sono state irrogate sanzioni per 58.500 euro, più altre 84mila euro per violazioni in materia di salute e sicurezza. “Si tratta di una importante operazione di controllo e soprattutto di prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in vista dell’apertura di un centro commerciale, annunciato come il più grande del Sud Italia”, ha spiegato il direttore della Direzione Interregionale del Lavoro Sud, Giuseppe Patania. Dello stesso parere anche Giuseppe Cantisano, direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, che ha aggiunto: “Si è trattato di un’iniziativa incisiva che dà il segnale della forte…