Cronaca
Dopo l’appello rigido, Pivetti vede confermata la condanna per evasione e riciclaggio
Una ex Presidente della Camera condannata: la storia di Irene Pivetti e le ombre della frode fiscale in Italia. #Giustizia #CronacaMilano
Immaginate l’aula di un tribunale milanese, con le sue pareti austere e l’aria carica di attesa, dove la giustizia ha appena messo un punto fermo su una vicenda che ha tenuto in sospeso l’opinione pubblica. Qui, la Corte d’Assise d’Appello ha confermato senza riserve la condanna a quattro anni di reclusione per Irene Pivetti, l’ex Presidente della Camera, coinvolta in un caso di evasione fiscale e riciclaggio che rispecchia le fragilità del tessuto economico italiano.
La sentenza, pronunciata con il consueto rigore dei processi d’appello, non ha risparmiato neppure gli altri protagonisti: Leonardo Isolani, pilota di rally, e sua moglie Manuela Mascoli, entrambi condannati a due anni per il loro ruolo in operazioni commerciali controverse. È stato un momento di tensione, con il pubblico ministero Giovanni Tarzia che ha visto pienamente accolte le sue richieste, rafforzando l’impegno della Procura Generale nel contrastare abusi che toccano il cuore della comunità urbana, dove la fiducia nelle istituzioni finanziarie è spesso messa alla prova.
Le Ferrari che hanno acceso il riflettore sulla frode
Al centro di questa storia c’è un intreccio di affari che sembra uscito da un romanzo moderno, con tre Ferrari Granturismo come simboli involontari di un sistema distorto. Queste lussuose auto, oggetto di compravendite del 2016 per un valore totale di circa 10 milioni di euro, sono state descritte dall’accusa come strumenti per riciclare fondi illeciti derivati da frodi fiscali. È una narrazione che evoca l’atmosfera di una città come Milano – dinamica, ambiziosa, ma anche esposta a rischi – e fa riflettere su come operazioni apparentemente eleganti possano erodere il tessuto sociale, lasciando una scia di ingiustizia percepita da chi lotta per la trasparenza quotidiana.
Non si tratta solo di numeri: la conferma della pena per Pivetti include anche il mantenimento del sequestro di beni per oltre 3,4 milioni di euro, un provvedimento che sottolinea l’impatto concreto su chi è coinvolto, e indirettamente sulla comunità, dove ogni caso di evasione fiscale erode risorse destinate a servizi pubblici e al benessere collettivo.
Al termine della lettura del verdetto, Pivetti era lì, in aula accanto al suo avvocato Filippo Cocco, che aveva lottato con passione per la sua assoluzione. La sua reazione è stata misurata, ma piena di determinazione: “Sono tranquilla, la verità è che sono innocente. Leggeremo le motivazioni.” Parole che trasmettono una quieta resilienza, tipica di chi affronta l’incertezza del sistema giudiziario, e che ora lasciano spazio a un possibile ricorso in Cassazione, tenendo viva l’attenzione su una storia che interpella tutti noi.
Alla fine, casi come questo invitano a una riflessione più ampia sul ruolo della legge nel proteggere il tessuto sociale italiano, ricordandoci che dietro ogni sentenza c’è un impatto reale sulle persone e sul territorio, e che la ricerca della verità continua a essere un cammino condiviso.