Cronaca
Tar gela il Napoli: respinto ricorso, club deve pagare 255mila euro al Comune per i vigili. Ennesimo scontro tra calcio e burocrazia locale. (98 caratteri)
#NapoliControComune: Il TAR dà torto al club azzurro, pagherà 255mila euro per i vigili allo stadio
In una Napoli sempre in bilico tra passione calcistica e questioni amministrative, il TAR della Campania ha messo un punto fermo nella lite tra il club partenopeo e il Comune, ribadendo che il calcio non è solo uno sport ma anche un affare pubblico che costa. Come cronista locale, che vive queste dinamiche giorno per giorno, non posso fare a meno di notare quanto questa sentenza rifletta le solite frizioni tra la squadra del cuore e l’apparato burocratico, dove ogni goal porta con sé un conto da saldare.
Il TAR ha respinto il ricorso presentato dalla Società Sportiva Calcio Napoli contro l’ingiunzione emessa dal Comune per il rimborso di oltre 255mila euro. Questi soldi riguardano i costi sostenuti dalla Polizia Locale per garantire la sicurezza durante le partite casalinghe giocate allo stadio Maradona. Da un punto di vista locale, è chiaro che eventi del genere non sono solo feste per i tifosi, ma anche un impegno massiccio per le forze dell’ordine, che devono gestire folle esuberanti e imprevisti in una città già caotica come la nostra.
La società aveva argomentato che le gare del Napoli, tra Serie A e competizioni europee, dovessero essere classificate come eventi di pubblico interesse, un’idea che suona quasi romantica in un contesto dove il calcio è sinonimo di identità napoletana. Eppure, i giudici della prima sezione, presieduta da Vincenzo Salamone, non hanno abboccato, confermando che il club deve coprire le spese per l’impiego dei vigili urbani. Parliamo di partite che vanno dall’8 ottobre 2023, con Napoli-Fiorentina, fino al 24 novembre 2024, inclusa la sfida contro la Roma – un arco temporale che copre stagioni intere e che, per chi vive qui, rappresenta non solo sport ma anche un capitolo di tensioni urbane.
Come napoletano doc, mi chiedo se questa batosta legale non sia un campanello d’allarme per il modo in cui gestiamo il nostro patrimonio calcistico. Il Comune, stretto tra bilanci precari e la necessità di mantenere l’ordine, ha ragione a chiedere conto: i contribuenti non dovrebbero sobbarcarsi i costi di ciò che è, in fondo, un business milionario. D’altra parte, il Napoli, con la sua aura di simbolo cittadino, potrebbe sentirsi ingiustamente penalizzato, alimentando quel senso di “noi contro tutti” che fa tanto folklore locale. È ironico, però, come queste dispute rivelino quanto il calcio a Napoli sia intrecciato con la vita quotidiana: da un lato, sogni e ululati allo stadio; dall’altro, fatture e scartoffie che atterrano sul tavolo del municipio.
In conclusione, questa sentenza non è solo una vittoria per l’amministrazione comunale, ma un invito a riflessioni più ampie su come bilanciare l’orgoglio sportivo con le responsabilità civiche. Nella nostra città, dove ogni evento è una battaglia per le risorse, il Napoli dovrà ora decidere se contestare ulteriormente o semplicemente pagare il conto, mentre noi, i cittadini, continuiamo a tifare tra le righe di questa eterna partida.
