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Cronaca

Sequestro da una tonnellata di sigarette: dopo un anno, scatta l’arresto per Maurizio Abbagnara, un segnale sui traffici locali.

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Sequestro da una tonnellata di sigarette: dopo un anno, scatta l’arresto per Maurizio Abbagnara, un segnale sui traffici locali.

Giustizia a passo lento a Napoli: Il conto del contrabbando arriva con un anno di ritardo #Napoli #GiustiziaNapoletana #Contrabbando

A Napoli, dove la burocrazia giudiziaria spesso si muove con la stessa lentezza di un tram all’ora di punta, Maurizio Abbagnara, un 48enne del quartiere di Ponticelli, si è visto bussare alla porta dai Carabinieri ieri mattina, ponendo fine a un’attesa che ha odorato fin troppo di impunità. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su come questi ritardi rendano la giustizia una specie di eco lontana, che rimbomba solo quando è ormai passata la festa – e nel nostro territorio, dove il contrabbando è una piaga vecchia come le strade del centro, questo è un problema che tutti conosciamo fin troppo bene.

I fatti, come sempre, sono quelli che contano: i militari dell’Arma non erano lì per un nuovo affare sporco, ma per dare esecuzione a un ordine di carcerazione definitivo emesso dalla Procura Generale di Napoli. Il contrabbando di tabacchi lavorati esteri ha spedito Abbagnara dritto al carcere di Poggioreale, dopo le solite formalità, ricordandoci quanto questa attività illegale resti un pilastro dell’economia sommersa in città. Non è una novità da queste parti; le vie di Napoli sono intrise di storie simili, dove un sequestro oggi può diventare una condanna domani, ma solo dopo che il tempo ha fatto il suo corso.

Tornando indietro di un anno, al blitz dell’estate 2024 – esattamente il 7 agosto – la polizia aveva già messo le mani su Abbagnara, all’epoca 47enne, mentre si muoveva in un garage anonimo di via Ventotene, ad Arpino di Casoria. Lì, insieme a un complice della stessa età, è stato scoperto un carico impressionante: quasi una tonnellata di sigarette, pronte a inondare le piazze storiche come Forcella e Borgo Sant’Antonio Abate, aree che da sempre fungono da hub per chi gestisce questo commercio parallelo. È ironico, se ci pensate, come questi luoghi – cuore pulsante della Napoli autentica, fatta di vicoli stretti e mercati vivaci – diventino anche il rifugio di attività che prosciugano le tasche dello Stato e alimentano un’economia grigia.

All’epoca, nonostante il sequestro ingente e la gravità della situazione, Abbagnara era stato rilasciato in attesa di giudizio, una pratica che qui a Napoli fa alzare più di un sopracciglio. Come giornalista del territorio, mi domando spesso se questo non incoraggi un senso di invincibilità tra chi si muove nell’illegalità: “Tanto, al massimo, torni a casa dopo un po’”, si pensa. Eppure, ieri, quel cerchio si è chiuso, e l’Arma ha dimostrato che, anche se con un ritardo frustrante, la rete si stringe sempre. Nel nostro quartiere di Ponticelli, e in tutta la periferia, storie come questa sono un monito: il contrabbando non è solo un crimine, è un male sociale che toglie risorse alle famiglie oneste e alimenta un ciclo di precarietà.

Alla fine, mentre Abbagnara varca le porte di Poggioreale, non posso non riflettere su quanto la giustizia, pur lenta, sia un faro in un mare di ombre. Qui a Napoli, dove ogni strada racconta una battaglia tra legalità e sopravvivenza, speriamo che queste operazioni non siano solo macchie isolate, ma segnali di un cambiamento più profondo per le nostre comunità.

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