Cronaca
Pozzuoli, ennesimo agguato a Andrea Loffredo: il pistolero finisce in manette, mentre la città si interroga sulla sicurezza.
#AgguatoPozzuoli: Finalmente una stretta alla camorra, ma il terrore non è finito #Flegrei #GiustiziaLocale
Qui a Pozzuoli, dove le strade raccontano storie di vita quotidiana intrecciate con ombre inquietanti, l’arresto di un giovane del posto segna un piccolo passo verso la normalità, anche se le vecchie ferite della camorra continuano a pulsare. L’operazione dei Carabinieri della Compagnia locale, scattata all’alba, ha portato in manette un 26enne accusato di essere l’esecutore materiale del tentato omicidio che ha scosso via Tiberio alla fine dell’estate. Non è solo un fatto di cronaca: è un segnale che, in un territorio come il nostro, dominato da equilibri precari, ogni sparo riecheggia le lotte per il controllo.
Ricostruendo gli eventi, tutto risale alla sera del 27 agosto, quando l’aria calda dei Campi Flegrei fu interrotta da tre colpi di pistola calibro 38. Andrea Loffredo, un 28enne del quartiere, è stato preso di mira in quella che gli inquirenti descrivono come una vera e propria “spedizione punitiva in piena regola”, con l’obiettivo chiaro di eliminarlo. Colpito due volte al braccio sinistro, Loffredo è riuscito a scappare verso l’ospedale Santa Maria delle Grazie, dove le sue ferite sono state giudicate guaribili in 15 giorni – un miracolo, in un contesto dove spesso non c’è scampo.
Come cronista che vive queste dinamiche ogni giorno, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo episodio rifletta la realtà dei nostri vicoli. Le indagini, spinte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, non si sono limitate a rincorrere i responsabili: hanno svelato un movente profondo, legato ai meccanismi del potere criminale. Non un semplice screzio, ma “un’azione pianificata con l’obiettivo di uccidere”, aggravata dal metodo mafioso e finalizzata a rafforzare il clan Longobardi-Beneduce, che da anni tiene in pugno l’area flegrea attraverso intimidazioni e violenza. È un meccanismo che conosciamo bene qui: la camorra non è solo un’ombra, è un sistema che si nutre del silenzio e della paura, consolidando il suo dominio strada per strada.
Oggi, con l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai Carabinieri, il 26enne si trova dietro le sbarre, accusato di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma da sparo. Ma la partita non è chiusa: il suo complice è ancora libero, e la caccia è in corso, con ogni probabilità vicina a una svolta. Per noi locali, questo arresto porta un po’ di sollievo – finalmente un colpevole in cella – ma anche un’amara consapevolezza. Quante volte abbiamo visto questi cicli ripetersi? La violenza non è solo un crimine isolato; è un sintomo di un tessuto sociale logorato, dove la comunità lotta per reclaimare le sue strade. Speriamo che questa indagine sia l’inizio di un vero cambiamento, perché Pozzuoli merita di più che vivere nell’ombra di questi clan.
