Cronaca
Nuovi tremori ai Campi Flegrei: scossa da 3.0 arriva fino a Napoli, l’allerta locale resta alta.
#TerremotoCampiFlegrei: La terra non si ferma, e l’allarme cresce tra i vicoli di Napoli
Nei Campi Flegrei, il suolo vulcanico non dà tregua, alimentando una tensione che da anni è parte integrante della vita quotidiana dei napoletani, tra rassegnazione e autentica preoccupazione per un territorio che sembra sempre sul punto di ribellarsi.
Sabato 22 novembre, l’area flegrea è stata scossa da un evento sismico che ha riacceso le paure di chi vive ai margini di questo bollente calderone geologico. Mentre la giornata era già iniziata con una lieve vibrazione, è stata la scossa serale a catturare l’attenzione: registrata dall’Osservatorio Vesuviano alle 18:55, con una magnitudo di 3.0, si è trattata della scossa più intensa della giornata, e una delle più significative negli ultimi mesi. L’epicentro, come sempre, affonda nelle profondità dell’area vulcanica, dove il fenomeno del bradisismo rende questi sussulti non una sorpresa, ma una costante.
Quella precedente, avvenuta alle 15:04 con magnitudo 2.2, era scivolata via quasi inosservata, un promemoria discreto di quanto fragile sia il nostro terreno. Ma la seconda non ha lasciato dubbi: avvertita con chiarezza non solo nei dintorni dell’epicentro a Pozzuoli e Agnano, ha raggiunto quartieri di Napoli come Bagnoli e Fuorigrotta, aree che, per la loro vicinanza, fungono da ponte tra la tranquillità urbana e il brontolio sotterraneo. Qui, dove le case raccontano storie di generazioni, i residenti hanno sentito il pavimento tremare sotto i piedi, un richiamo brutale alla realtà di vivere su un’area geologicamente attiva.
I social media, quel termometro immediato delle emozioni collettive, si sono infiammati in pochi minuti: mobili che hanno vibrato e lampadari oscillanti, come riportato da decine di testimonianze, trasformando uno spaventoso boato in un’eco digitale di paura diffusa. È un meccanismo familiare per noi cronisti locali: ogni scossa ravviva il dibattito su come Napoli, con la sua densità e il suo caos, sia impreparata a fronteggiare questi eventi, nonostante le promesse di interventi strutturali che spesso rimangono solo parole.
Le autorità, per fortuna, hanno confermato l’assenza di danni a persone o edifici, con le squadre della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco che si sono precipitate nelle zone più a rischio per i controlli standard. È rassicurante, certo, ma come chi scrive da anni su queste pagine, non posso non riflettere su quanto questo “sotto controllo” sia relativo in un contesto come il nostro. Il bradisismo è una realtà in costante evoluzione, e gli esperti lo ripetono: queste sequenze sismiche sono nella norma per un’area vulcanica viva e imprevedibile come i Campi Flegrei. Eppure, con l’attenzione che resta al massimo livello, ci si domanda quanto ancora possiamo affidarci a monitoraggi e rassicurazioni, mentre la quotidianità dei napoletani – tra traffico, mare e vulcani – si intreccia con l’incertezza del domani.
In un territorio dove il Vesuvio e i Flegrei non sono solo paesaggi, ma compagni ingombranti, eventi come questo ricordano che la prevenzione non è un’opzione, ma una necessità urgente. La città, con la sua resilienza tipica, andrà avanti, ma non senza un pizzico di scetticismo verso chi dovrebbe garantirne la sicurezza.
