Cronaca
Napoli, TAR respinge ricorso contro la stretta sulla movida: il Centro Storico inizia a respirare, ma le notti restano in bilico?
#NapoliSottoControllo? Il Tar respinge il ricorso degli esercenti, ma la movida dei Decumani resta un campo di battaglia #CentroStoricoNapoli #OrdinanzaManfredi
Nel cuore pulsante del Centro Storico di Napoli, dove le antiche strade raccontano storie di secoli e di notti insonne, il Tar Campania ha messo un freno temporaneo alle proteste degli esercenti, confermando l’ordinanza del sindaco Gaetano Manfredi. È un verdetto che, pur non risolvendo la matassa, sottolinea le tensioni che da mesi animano questa porzione di città, tra il diritto al riposo dei residenti e la sopravvivenza economica dei locali. Come chi vive qui da anni, so bene quanto queste vie siano un crocevia di vitalità e conflitti: da un lato, la movida che infonde energia a quartieri storici come quelli intorno a piazza del Gesù, dall’altro, il caos che invade le case nei vicoli stretti, rendendo la quiete notturna un lusso.
L’ordinanza comunale, in vigore per due mesi in un’area delimitata da piazza del Gesù, via Domenico Capitelli, vico Quercia, via Nina Moscati e vico Cisterna dell’Olio, mira a riportare un po’ di ordine in zone dove il divertimento si è trasformato in un problema cronico. Parliamo di misure pensate per arginare il baccano e gli assembramenti, con un divieto chiaro sulla vendita e somministrazione per asporto di bevande alcoliche e analcoliche dalle 22 alle 6. Inoltre, ci sono vincoli sugli orari di chiusura: fino alle 0:30 dalla domenica al giovedì, e alle 1:30 nei weekend, con una mezz’ora di tolleranza per riordinare gli spazi esterni. Il Comune, difendendo questa linea, insiste sul bisogno di equilibrare la socialità con il benessere dei cittadini, promettendo più controlli e monitoraggi acustici. Da locale, mi chiedo se questo basti davvero: queste strade, ricche di storia e di vita quotidiana, meritano una gestione che non sacrifichi né l’una né l’altra, ma la realtà è che il rumore ha spinto molti residenti a organizzare vere e proprie “trincee” di protesta.
I giudici del Tar, nel motivare il rifiuto del ricorso cautelare, hanno evidenziato come il danno per gli esercenti sia prevalentemente economico, legato a una “prospettata mera riduzione degli introiti nel periodo prenatalizio”. “Danno solo economico, non c’è urgenza”, hanno sentenziato, giudicandolo insufficiente per bloccare l’ordinanza in via d’urgenza. Eppure, questa valutazione apre la porta a riflessioni più ampie: in un quartiere come questo, dove il commercio è il sangue della comunità, un colpo alle tasche dei bar e pub potrebbe riverberare su tutti, erodendo quel tessuto sociale che rende Napoli unica. La questione non si ferma qui, con una nuova udienza fissata per il 16 dicembre che potrebbe ribaltare gli equilibri.
Le acque restano agitate, soprattutto tra i commercianti, che vedono in questa stretta una misura esagerata e lesiva. Organizzazioni come Confesercenti Napoli e Campania non ci stanno, e il loro presidente Vincenzo Schiavo è stato tra i più vocali: “sbagliata e penalizzante”, ha bollato l’ordinanza, sottolineando come bar e locali, già provati da anni di difficoltà, non possano reggere altro peso. “Le misure sull’ordine pubblico non possono ricadere sulle spalle degli imprenditori”, ha tuonato, chiedendo al Comune di fare un passo indietro e aprire un dialogo vero. Le alternative proposte, come spostare parte della movida verso aree più adatte come il Porto o il Centro Direzionale, suonano ragionevoli a chi, come me, osserva da vicino le strette vie del Centro Storico: non possiamo ignorare che questi spazi, con le loro case addossate, non sono fatti per folle notturne, ma una soluzione drastica rischia di svuotare l’anima stessa della città.
Questa vicenda resta un nodo irrisolto, un specchio delle contraddizioni napoletane: i residenti reclamano pace da tempo, esausti di un caos che inficia la loro quotidianità, mentre gli operatori temono che limitazioni del genere possano affossare il commercio locale per sempre. Il via libera del Tar dà fiato al Comune, ma come cronista del territorio, vedo che il dibattito è tutt’altro che chiuso. Fino al 16 dicembre, e oltre, questa storia continuerà a tenerci tutti con il fiato sospeso, tra il chiasso delle notti e il silenzio delle aule giudiziarie.
