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Cronaca

Napoli onora la Virgo Fidelis nella basilica di Santa Chiara, un rito che rafforza le radici di fede e comunità locali.

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Napoli onora la Virgo Fidelis nella basilica di Santa Chiara, un rito che rafforza le radici di fede e comunità locali.

Virgo Fidelis a Napoli: Tra Eroi del Passato e Solidarietà del Presente #Carabinieri #NapoliStoria #ComunitàLocale

Nella Napoli che sa intrecciare devozione e memoria con la vita quotidiana delle sue strade affollate, la Basilica di Santa Chiara è stata ancora una volta il cuore di un evento che va oltre la semplice cerimonia religiosa. Qui, dove riposano le spoglie del Venerabile Servo di Dio Salvo D’Acquisto – simbolo eterno di coraggio e sacrificio – l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Mons. Domenico Battaglia, ha presieduto la celebrazione della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri, circondato da autorità locali e da una comunità che, come al solito, ha risposto con il suo misto di fede e orgoglio territoriale.

Per un napoletano come me, abituato a vedere queste ricorrenze come un filo che lega il passato glorioso alla realtà spesso complicata della nostra città, questa festa non è solo un rito: è un richiamo alla fedeltà e al dovere che risuona nelle piazze affollate e nei vicoli storici. Istituita nel 1949 da Papa Pio XII, la Virgo Fidelis ricorda il sacrificio supremo del Battaglione Carabinieri a Culqualber, in Africa Orientale, dove uomini coraggiosi hanno dato la vita difendendo un caposaldo etiopico con un eroismo che ancora oggi ci fa riflettere sull’enorme prezzo pagato per valori come la coesione e il coraggio. Non è un caso che, in eventi come questi, la nostra Napoli – terra di storie epiche e di contraddizioni – si fermi per onorare chi ha combattuto lontano, ma il cui spirito rimane così vicino alle nostre radici.

Durante la cerimonia, il Comandante Interregionale Carabinieri “Ogaden”, Generale di Corpo d’Armata Massimo Masciulli, ha colto l’occasione per commemorare quel sacrificio, sottolineando come la Bandiera dell’Arma abbia meritato la Medaglia d’Oro al Valor Militare proprio per quell’episodio. Come cronista del territorio, non posso fare a meno di notare quanto queste parole riecheggino nelle nostre comunità, dove il ricordo dei caduti si mescola al quotidiano impegno delle forze dell’ordine contro le sfide moderne, dalle piccole tensioni urbane alle grandi questioni sociali. Ma l’evento non si è limitato al passato: è stato anche un momento per celebrare la Giornata dell’Orfano, focalizzandosi sull’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri, attiva fin dal 1948 nel supportare gli studi e le vite dei figli dei militari scomparsi. Un’iniziativa che, quest’anno, ha visto la consegna di premi a giovani presenti, un gesto concreto che, nel contesto napoletano, sottolinea come la solidarietà non sia solo retorica, ma un pilastro reale per chi resta.

E qui entra il commento più personale: nel nostro Sud, dove le reti familiari e comunitarie sono tutto, parole come quelle del Comandante Masciulli risuonano con un’autenticità profonda. “Gli orfani dei nostri colleghi scomparsi sono figli di tutti noi, non solo dei loro genitori” ha detto il Comandante Interregionale nel suo intervento, “l’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri è la manifestazione più tangibile della generosità di tutti i componenti dell’Arma dei carabinieri e dello spirito di solidarietà che anima l’Istituzione”. Questa dichiarazione non è solo un tributo; è un invito allo spirito critico, a chiederci se, come comunità locale, stiamo facendo abbastanza per sostenere chi eredita il peso di questi sacrifici. In una città come Napoli, dove il senso di appartenenza è forte ma a volte frammentato, eventi del genere ci spingono a riflettere sul ruolo delle istituzioni e sulla responsabilità condivisa, ricordandoci che l’eredità di eroi come Salvo D’Acquisto vive attraverso gesti di cura e inclusione.

Alla fine, questa celebrazione lascia un’eco che va oltre le mura della Basilica, invitando tutti noi napoletani a intrecciare memoria storica con un’azione quotidiana, perché la fedeltà non è solo una medaglia, ma un impegno vivo nel tessuto della nostra società.

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