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Cronaca

Napoli: Enac rallenta lo stop all’aeroporto di Capodichino, ma Gesac non demorde, un altro round di tensioni locali.

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Napoli: Enac rallenta lo stop all’aeroporto di Capodichino, ma Gesac non demorde, un altro round di tensioni locali.

Scontro all’aeroporto di Capodichino: ENAC contro GESAC, tra lavori e disagi per Napoli

BraccioDiFerroACapodichino: La battaglia per la pista minaccia voli e turismo partenopeo. Chi la spunterà tra ENAC e GESAC? #AeroportoNapoli #CieliInPericolo

Qui a Napoli, dove l’aeroporto di Capodichino è da sempre il polmone vitale per turisti, pendolari e imprese locali, si sta consumando una vera e propria sfida sul futuro della nostra pista di decollo. Mentre ci avviciniamo al 2026, il dibattito infuocato tra l’ente nazionale per l’aviazione civile e il gestore dello scalo sta mettendo in luce le solite frizioni tra burocrazia e operatività, con il rischio di lasciare la città isolata dai cieli per periodi irragionevolmente lunghi. Come cronista del territorio, non posso fare a meno di notare come queste diatribe, tipiche della nostra Napoli caotica e piena di passione, finiscano sempre per ripercuotersi sulle vite quotidiane, dal commerciante che conta sui voli low-cost ai pendolari che sfuggono al traffico cittadino.

Al centro della contesa c’è il piano di riqualificazione della pista, programmato per il 2026, che potrebbe bloccare il traffico aereo partenopeo in modi che nessuno vorrebbe. Da un lato, l’ENAC sta premendo per mantenere il controllo, richiamando il gestore all’ordine e sottolineando l’importanza di ridurre al minimo gli stop. Dall’altro, la GESAC difende le sue scelte, argomentando che tutto è legato a una pianificazione necessaria per non compromettere la sicurezza.

La scintilla è scoccata quando la GESAC ha reso noto la chiusura totale dello scalo per 54 giorni, inclusi 24 giorni consecutivi a novembre 2026, necessari per un rifacimento approfondito. Questa mossa non è andata giù ai piani alti dell’ENAC, che hanno subito “bacchettato” la società di gestione, criticando la fretta e l’assenza di approvazioni preliminari.

L’ENAC ha assunto una posizione decisa, ribadendo che spetta a loro l’ultima parola sul calendario. Come si legge in una nota ufficiale, “Al momento il progetto non è ancora stato inviato all’Ente per l’approvazione”. Il presidente Pierluigi Di Palma non ha girato intorno al problema, accusando il gestore di inadempienze e dichiarando: “Come più volte ribadito, vogliamo limitare il più possibile i giorni di chiusura”. Da un osservatore locale come me, che conosce bene le strade affollate e i ritardi cronici di questa città, è chiaro che l’obiettivo è proteggere la mobilità dei napoletani e sostenere l’economia, già provata da tante incertezze. Ma quanto è realistico ottimizzare i tempi senza sacrificare la sicurezza? È una domanda che riecheggia nei caffè di via Toledo, dove si discute di come un mese di stop potrebbe azzoppare il nostro turismo.

Dall’altra parte, la GESAC non ci sta e ribatte con forza, sostenendo che tutto è in regola. La società sottolinea che le stime sui 54 giorni di lavori – con 24 di chiusura totale – derivano dal Progetto di fattibilità tecnico-economica, approvato proprio dall’ENAC il 24 ottobre 2025. Aggiungono che il progetto esecutivo è stato assegnato a una grande azienda tramite una gara da 19,4 milioni di euro, e che annunciare le date era un obbligo per permettere alle compagnie aeree di organizzarsi. Come chi vive qui sa bene, in una città dove l’improvvisazione è all’ordine del giorno, questa trasparenza potrebbe essere vista come un passo avanti, ma rischia di essere solo un palliativo se non si trovano compromessi veri.

Ora, mentre aspettiamo che il progetto esecutivo arrivi sui tavoli dell’ENAC, la domanda rimane: saprà bilanciare la necessità di una pista sicura con l’urgenza di non lasciare Napoli tagliata fuori dal mondo per quasi un mese? Per noi napoletani, abituati a lottare contro le intemperie burocratiche, questa è più di una semplice notizia – è un reminder che i giochi di potere lassù possono atterrare pesantemente quaggiù, tra le nostre strade vibranti e i sogni di volo.

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