Cronaca
Napoli, De Laurentiis in tribunale: il club risponde con stupore e fiducia, ma l’ambiente locale resta perplesso.
Napoli in trincea contro le accuse: “Stupore e sconcerto” per il rinvio a giudizio #CalcioNapoli #GiustiziaNelCalcio
Qui a Napoli, dove il calcio non è solo uno sport ma il battito del cuore cittadino, la notizia del rinvio a giudizio per Aurelio De Laurentiis e Andrea Chiavelli ha scatenato un’onda di reazioni che va ben oltre i campi da gioco. Come cronista locale, abituato a seguire le pieghe del territorio, vedo in questa vicenda non solo un caso giudiziario, ma un riflesso delle contraddizioni che affliggono il nostro calcio, dove le plusvalenze diventano armi di dibattito e il senso di ingiustizia aleggia come un’ombra sui tifosi. Il Napoli, con la sua nota ufficiale, non ha esitato a mostrarsi combattivo, definendo l’intera faccenda come un assurdo inciampo burocratico che non tiene conto delle evidenze.
La società azzurra ha espresso apertamente il suo disappunto, parlando di «stupore e sconcerto» per una decisione che, a loro dire, ignora del tutto le consulenze tecniche di alto profilo presentate. Queste perizie, infatti, avrebbero «inequivocabilmente provato la correttezza dell’operato della società», dimostrando che non c’è stato alcun trucco nei bilanci o nelle operazioni di mercato. Eppure, il Gup di Roma ha scelto di procedere, lasciando tutti noi qui a interrogarci su come un sistema giudiziario possa sembrare così cieco di fronte a prove documentate. È una di quelle situazioni che, da napoletano, mi fa riflettere: quante volte le nostre realtà locali devono lottare contro meccanismi più grandi, dove il territorio viene sacrificato a favore di regole astratte?
Le accuse, come ben sappiamo, ruotano attorno a presunte irregolarità nelle iscrizioni in bilancio di alcune cessioni e acquisti di calciatori, con l’ipotesi di plusvalenze gonfiate per abbellire i conti. Ma il Napoli non lascia spazio a dubbi nella sua difesa, sottolineando come «La stessa accusa ha correttamente riconosciuto, nel corso della propria requisitoria, che la Sscn non ha tratto alcun vantaggio dalle operazioni contestate». È un punto che, da osservatore del tessuto calcistico locale, trovo cruciale: se non c’è stato guadagno indebito, perché trascinare in tribunale una società che, per tanti, rappresenta l’orgoglio di una città intera? Questa linea difensiva non è solo legale, è un appello al buonsenso, qualcosa che risuona forte tra i vicoli di Napoli, dove la gente è stufa di vedere il proprio club dipinto come un capro espiatorio.
E poi c’è quel tocco di ironia, inevitabile in un contesto come il nostro, quando il Napoli cita un precedente che fa storcere il naso a molti. Nella nota, si fa riferimento a un caso simile, affermando che «In relazione a una contestazione perfettamente sovrapponibile derivata dal medesimo fascicolo di indagine, i pubblici ministeri di Milano hanno già richiesto l’archiviazione del procedimento per l’Inter». Insomma, se per i nerazzurri è bastata una richiesta di archiviazione, perché per noi si deve arrivare a un processo? È una domanda che, come cronista radicato nel territorio, non posso evitare di porre: è equità o è solo un’altra dimostrazione di come il calcio italiano sia un labirinto di disparità, dove le stesse regole sembrano applicate con due pesi e due misure? Qui a Napoli, dove l’attaccamento alla squadra è viscerale, questa disparità alimenta discussioni accese nei bar e sui social, rafforzando il sentimento di un’ingiustizia che va ben oltre lo sport.
Con la prima udienza fissata per il 2 dicembre 2026 – un’attesa che sembra eterna in un mondo dove il calcio corre veloce – il Napoli si dichiara «sereno e fiducioso» e annuncia di voler combattere per chiarire ogni cosa. Da un punto di vista locale, questa vicenda non è isolata: potrebbe influenzare come le altre società del Sud gestiscono i loro affari, in un momento in cui la finanza nel calcio è sotto stretta osservazione. Come giornalista che vive queste dinamiche, vedo un’opportunità per un dibattito più ampio sul futuro del nostro sport, dove trasparenza e realismo devono prevalere sulle ombre del sospetto. Il Napoli, nel frattempo, rimane in piedi, pronto a difendere non solo se stesso, ma anche l’orgoglio di una comunità che non si arrende facilmente.
