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Cronaca

Inchiesta Juve Stabia bloccata: la Procura locale ritarda l’invio dei documenti, frustrando ogni speranza di processo.

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Inchiesta Juve Stabia bloccata: la Procura locale ritarda l’invio dei documenti, frustrando ogni speranza di processo.

Sollievo per la Vesuviana: Juve Stabia schiva il processo, e Castellammare respira un po’ #JuveStabia #CalcioLocale #AntiCamorra

In una città come Castellammare di Stabia, dove il pallone rimbalza tra i vicoli e le storie di orgoglio locale si intrecciano con ombre più cupe, la notizia che la Juve Stabia evita un procedimento sportivo è come una brezza fresca dopo una tempesta di polvere. Mentre la squadra gialloblù navigava in acque agitate, con l’inchiesta sulla camorra che aveva messo tutti in allerta, ora c’è un sospiro collettivo di sollievo tra i tifosi e la comunità. Non è solo una vittoria sul campo, ma una piccola tregua nelle aule burocratiche che governano il calcio.

Tutto nasce da un’indagine che ha scosso le fondamenta del club poco più di un mese fa, rivelando tentativi di infiltrazione da parte di gruppi come il clan D’Alessandro. Qui, nel cuore della Campania, dove la camorra è un’eredità ingombrante che si insinua in affari leciti e illeciti, queste storie non sono solo cronache sportive: sono un riflesso delle dinamiche sociali che noi locali viviamo ogni giorno. Il club era finito sotto amministrazione giudiziaria, con arresti e misure cautelarie che hanno fatto tremare le tribune. Eppure, la Procura Federale della FIGC non potrà procedere, perché gli atti dell’inchiesta non sono stati trasmessi dalla Procura della Repubblica. Una scelta che, come cronista del territorio, interpreto come un segnale: forse gli inquirenti hanno valutato che il rischio per l’ex amministrazione – limitato a concetti come “omessa vigilanza” – non meritava di travolgere l’intera stagione.

Non fraintendetemi, però: questo non è un colpo di spugna. L’inchiesta penale continua a marciare, e il nostro territorio sa bene quanto queste infiltrazioni possano corrodere non solo un club, ma l’intero tessuto sociale. I tifosi, che ho visto riunirsi nei bar di via Diaz o sotto lo stadio, temevano sanzioni come punti di penalizzazione che avrebbero potuto affossare la squadra. E invece, contro ogni previsione, la Juve Stabia sta tenendo botta. Sotto l’occhio vigile dell’amministrazione controllata, i risultati sul campo sorprendono: il tecnico e il direttore sportivo parlano di una squadra compatta, capace di isolarsi dalle burrasche esterne. Come qualcuno nel quartiere mi ha confidato, è quasi un miracolo stabiese, dove la passione per il calcio supera le intemperie.

Da qui, nel sud della Campania, dove il calcio è un collante per le comunità, mi chiedo se questa vicenda non sia un campanello d’allarme per tutti noi. La Juve Stabia, simbolo di resilienza in una città che lotta contro disoccupazione e influenze criminali, ora può concentrarsi sul campionato senza lo spettro di sanzioni. Ma la vera partita si gioca fuori dal campo: attendiamo che la giustizia ordinaria chiarisca ruoli e responsabilità, per assicurare che il futuro del club sia pulito e radicato nei valori del territorio. Intanto, Castellammare guarda avanti, con la speranza che il pallone rimanga solo un gioco, e non un terreno di battaglia.

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