Cronaca
In Costiera Amalfitana, lo skipper è condannato per la tragica morte della manager di Harry Potter: un avvertimento per la nostra costa. (98 caratteri)
Tragedia nel Fiordo di Furore: Uno Skipper Condannato, Ma la Costiera Si Interroga sulla Sicurezza del Mare #CostieraAmalfitana #GiustiziaNautica #RiflessioniLocali
Qui in Costiera Amalfitana, dove le acque cristalline del Fiordo di Furore attirano ogni estate turisti da tutto il mondo, un’altra tragedia ha rivelato le crepe di un sistema che spesso antepone il business alla sicurezza. Elio Persico, un 32enne skipper locale, è stato condannato a quattro anni e nove mesi per omicidio colposo, un verdetto che riecheggia tra le insenature rocciose e ci fa riflettere sul prezzo pagato dalle famiglie in vacanza. Come chi vive qui da sempre, non posso fare a meno di notare come questi incidenti non siano isolati, ma segnali di un’industria turistica che naviga troppo spesso in acque turbolente, ignorando i rischi.
Persico, al timone del gozzo Saint Tropez, ha patteggiato la pena in primo grado, chiudendo così il capitolo penale legato all’incidente del 3 agosto 2023. Quel giorno, il piccolo motoryacht noleggiato dalla famiglia Vaughan si è scontrato con il veliero Tortuga durante una gita apparentemente tranquilla. Gli esami tecnici hanno confermato che Persico era sotto l’effetto di alcol e cocaina, un mix letale che, secondo gli inquirenti, ha deviato la rotta verso una collisione inevitabile. Da locale, mi chiedo quante volte abbiamo visto skipper improvvisati o stanchi prendere il mare, spinti dalla fretta di soddisfare clienti facoltosi, senza un controllo adeguato.
Al centro di questa storia c’è Adrienne Vaughan, una manager statunitense di 45 anni alla guida di Bloomsbury Usa, la casa editrice nota per pubblicare la saga di Harry Potter. Lei e la sua famiglia – marito e due figli minorenni – avevano investito 1.525 euro per un’esperienza di lusso, immaginando una giornata di relax tra le baie della Costiera. Invece, al largo di Furore, l’urto violento con il Tortuga, impegnato in una crociera festiva, ha catapultato Vaughan in acqua, dove è stata travolta dall’elica del gozzo. Le ferite si sono rivelate fatali, trasformando un idilliaco giro in mare in un incubo sotto gli occhi dei suoi cari. È una scena che, per noi abitanti, evoca il lato oscuro del turismo: promozioni allettanti che mascherano pericoli reali, in un territorio dove il mare è sia meraviglia che minaccia.
I risarcimenti decretati dal giudice appaiono come una magra consolazione, e non stupisce che la famiglia li consideri insufficienti. Ai due figli minorenni di Vaughan andranno 4.800 euro ciascuno, mentre ai genitori della vittima spetteranno poco più di 3.000 euro. Queste cifre, separate da eventuali azioni civili, sono state criticate persino dalla difesa della parte civile, e come cronista del posto, non posso che concordare: in una regione dove il lusso è all’ordine del giorno, tali importi sembrano irrisori di fronte alla perdita di una vita e al dolore di chi resta. La famiglia, supportata da avvocati italiani e dallo studio Kreindler & Kreindler negli USA, punta il dito anche su altri responsabili, dagli armatori del gozzo ai gestori del Tortuga, alimentando dubbi su una filiera nautica che spesso privilegia i profitti alle norme di sicurezza.
Le indagini, intanto, si ramificano in direzioni inquietanti, con un filone che ha già portato al rinvio a giudizio per febbraio di Enrico Staiano e Rosa Caputo, soci della Daily Luxury Boat srl di Sorrento, proprietaria del Saint Tropez. Si ipotizza che abbiano tentato di manipolare la scena dell’incidente, collocando un timone sul fondale per farlo “ritrovare” come se fosse intatto, mascherando così carenze dell’imbarcazione. Gli inquirenti hanno smascherato il trucco grazie all’ossidazione del metallo, incompatibile con una lunga immersione: un depistaggio che, per chi conosce le dinamiche locali, sa essere un tentativo disperato di proteggere affari fragili. È un capitolo che sottolinea quanto, nella nostra penisola, la pressione del turismo possa spingere a mosse avventate, erodendo la fiducia in un settore vitale.
Infine, un altro procedimento pende sui restanti soci della Daily Luxury Boat, con una richiesta di archiviazione in valutazione per naufragio e omicidio colposo. Al centro delle accuse c’è la decisione di affidare il comando a Persico, formalmente un “assistente agli utenti” nonostante una condanna del 2020 per guida in stato di ebbrezza. Per la magistratura, questa scelta gestionale ha contribuito al disastro, e da locale coinvolto, vedo in questo un monito: quante volte abbiamo assistito a nomine basate su convenienza piuttosto che su competenze, in un contesto dove il mare non perdona errori? Le indagini proseguono, focalizzandosi su queste lacune, ma la vera lezione per la Costiera Amalfitana è chiara – serve un ripensamento radicale sulle regole del mare, per trasformare queste tragedie in opportunità di cambiamento reale.
