Cronaca
Il patto tra clan Russo e Licciardi scuote Napoli: scattano 44 arresti per contrastare la camorra local.
#CamorraRialzaLaTesta: 44 Colpi Duri Alla Mala Di Napoli, Tra Scommesse Clandestine E Politici Comprati #AntimafiaNapoli #TerritorioInPericolo
Qui a Napoli e nelle sue province, dove le storie di camorra sono intrecciate con il tessuto quotidiano, questa nuova operazione antimafia non è solo un colpo al crimine organizzato, ma un campanello d’allarme per tutti noi che viviamo queste dinamiche da vicino. La Direzione Distrettuale Antimafia ha sferrato un duro attacco, eseguendo ben 44 ordinanze di custodia cautelare – 34 in carcere e 10 ai domiciliari – contro figure chiave della criminalità campana. Come cronista del territorio, non posso fare a meno di riflettere su come queste alleanze riafforcino vecchie paure, ricordandoci che la mafia non è un’ombra del passato, ma un pericolo sempre presente che si insinua nelle pieghe della nostra società.
L’inchiesta, portata avanti dai Carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna e del Comando Provinciale di Napoli, ha smascherato un patto inquietante tra il clan Russo di Nola e i Licciardi, una potenza dell’Alleanza di Secondigliano. Al cuore di tutto, c’è il controllo spietato sulle scommesse illegali online, un business che genera profitti enormi e che, purtroppo, vediamo proliferare nei vicoli e nei bar della nostra regione. Ma ciò che rende questa storia particolarmente amara è l’estensione di questi tentacoli nella politica locale, un tema che conosco bene da anni di reportage in queste zone. Non è solo corruzione: è un segno di come la camorra continui a manipolare le istituzioni, erodendo la fiducia dei cittadini e rendendo le elezioni un campo di battaglia per il potere illegale.
E qui entriamo nel vivo del problema: la politica è finita dritta nel mirino di questi clan. Tra gli arrestati c’è un candidato alle elezioni amministrative di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, accusato di gestire un centro scommesse al servizio del clan. È un fatto che mi fa riflettere su quanto sia sottile il confine tra ambizione politica e complicità criminale, soprattutto in aree come queste dove il voto è spesso visto come merce di scambio. Le indagini hanno poi rivelato accordi tra esponenti della maggioranza a Cicciano e dell’opposizione a Casamarciano con il clan Russo, tutti finalizzati a ottenere voti in cambio di favori. L’accusa di scambio elettorale politico-mafioso non è una novità per noi del sud, ma ogni volta che emerge, ci costringe a interrogarci sul vero costo della democrazia in questi territori, dove il potere mafioso può ancora dettare le regole.
A definire il quadro “allarmante”, come ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, è l’idea di una camorra che si sta riorganizzando con connessioni sempre più solide. “Questa indagine è importante e difficile”, ha dichiarato in conferenza stampa, “perché dimostra come, dopo anni, il clan Russo sia nuovamente collegato ai Licciardi. Si apre uno scenario nuovo nelle dinamiche e nel livello qualitativo delle mafie”. Parole che, da locale, mi suonano come un avvertimento: questa alleanza non è solo un ritorno al passato, ma un’evoluzione pericolosa. Gratteri ha aggiunto: “All’improvviso vediamo i Licciardi che si rivolgono ai Russo, e questo è un dato tanto importante quanto preoccupante, che ci riporta alla memoria le guerre che hanno insanguinato la provincia di Napoli con centinaia di morti l’anno”. Come chi vive qui, non posso ignorare quanto queste parole riecheggino le ferite ancora aperte delle nostre comunità, dove le guerre di un tempo hanno lasciato cicatrici sociali e economiche che tardano a guarire.
Il vero motore di questa alleanza è il racket delle scommesse, un’attività che, con il suo alone di illegalità, finanzia e rafforza le operazioni mafiose. Le accuse agli indagati includono associazione di tipo mafioso, estorsione e tentata estorsione, tutte aggravate dal metodo mafioso e dall’obiettivo di sostenere i clan Russo e Licciardi. Sul campo, il lavoro è stato coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno e dal sostituto Henry John Woodcock, con l’impegno dei vertici dei Carabinieri come il colonnello Paolo Leoncini, il maggiore Andrea Coratza e il generale Biagio Storniolo. Da cronista locale, devo sottolineare quanto queste indagini rappresentino un barlume di speranza, ma anche un richiamo alla vigilanza: senza un impegno collettivo, da parte di istituzioni e cittadini, queste radici mafiose potrebbero rigermogliare, continuando a minacciare il futuro delle nostre città. È una battaglia che va oltre gli arresti, toccando il cuore della nostra identità territoriale.
