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Cronaca

Il Napoli si affida a Neres e Lang: 45 minuti di gioco rovente bastano per superare l’Atalanta, un segnale di riscossa?

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Il Napoli si affida a Neres e Lang: 45 minuti di gioco rovente bastano per superare l’Atalanta, un segnale di riscossa?

#NapoliTornaInCima: La Rinascita Azzurra Contro l’Atalanta Riafferma il Sogno Scudetto

Il Napoli di Antonio Conte non si è fatto attendere e, dopo le delusioni recenti, ha spazzato via l’Atalanta con un 3-1 che sa di riscatto puro, riconfermando quanto questo territorio respiri calcio come aria vitale. Qui, tra le strade di Napoli, dove ogni vittoria è un affresco di orgoglio popolare, questa partita non è solo un risultato: è un segnale che la squadra sta metabolizzando le critiche e le incertezze, trasformandole in slancio. Ma attenzione, come chi vive queste dinamiche sa bene, la vera sfida è mantenere questa intensità contro avversari affamati.

La squadra partenopea ha cambiato marcia in un primo tempo da manuale, riprendendo il filo di un gioco fluido che era sembrato interrotto. Il tecnico azzurro aveva ridisegnato la squadra con un tridente mobile formato da Lang, Neres e Hojlund, sostenuto da McTominay e Lobotka in mezzo e da una difesa a tre inedita alle spalle. Queste mosse, che da queste parti vengono analizzate al bar come strategie di guerra, hanno funzionato alla perfezione: al 17′ è Hojlund a lanciare l’assalto, con Neres che scappa via e segna l’1-0 con un sinistro preciso, mandando in visibilio il Maradona. Non pago, il brasiliano raddoppia al 38′, incrociando sul palo lontano e lasciando la difesa bergamasca a chiedersi dove avesse sbagliato. Poi, nel finale di frazione, Di Lorenzo inventa un cross chirurgico e Lang anticipa tutti per il 3-0, un gol che, per un napoletano doc, è come un sospiro di sollievo dopo le recenti prestazioni sottotono.

Il secondo tempo, però, ha mostrato il volto più crudo della Serie A, quello che noi cronisti locali viviamo con realismo: l’Atalanta non è squadra da arrendersi e, con l’ingresso di Scamacca, ha rialzato la testa. Al 52′ l’attaccante si avventa sul cross di Bellanova e fulmina Milinkovic-Savic con una girata potente. I bergamaschi hanno premuto, creando pericoli con De Ketelaere e lo stesso Scamacca, e il Napoli ha barcollato, perdendo Hojlund per infortunio – un problema che, in una città ossessionata dal destino, fa suonare un campanello d’allarme. Eppure, i partenopei hanno retto, grazie a parate decisive di Milinkovic-Savic e a una difesa che, pur improvvisata, ha stretto i denti. Nel finale, occasioni sprecate da Di Lorenzo e Zalewski hanno tenuto tutti col fiato sospeso, ma alla fine, quei tre punti sono rimasti a casa, restituendo fiducia a una squadra che, come la Napoli reale, sa reinventarsi nelle difficoltà.

Questa vittoria non è solo un balzo in classifica – almeno per una notte al comando – ma un richiamo alle ambizioni di un territorio che, tra alti e bassi economici, vede nel calcio un faro di speranza. Ora, con la Roma all’orizzonte, Conte e i suoi devono dimostrare che non si tratta di un fuoco di paglia: qui, dove il tifo è passione viscerale, ogni passo falso potrebbe riaccendere le polemiche. La strada verso il titolo è lastricata di insidie, ma se il Napoli continua a giocare con questa personalità, chissà che non riesca a scrivere un’altra pagina gloriosa della nostra storia calcistica.

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