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Cronaca

Ennesimo maxi-dissequestro nel territorio: la presunta cassiera del clan Massaro torna al centro delle indagini.

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Ennesimo maxi-dissequestro nel territorio: la presunta cassiera del clan Massaro torna al centro delle indagini.

Annullato il sequestro per la “cassiera” del clan Massaro: segnali contraddittori nella guerra alla camorra locale? #SanFeliceACancello #Antimafia #CronacaLocale

Come cronista che vive e respira le strade di San Felice a Cancello, dove ogni notizia di camorra è un’eco che risuona nelle famiglie e nei vicoli, non posso fare a meno di riflettere su come questo recente dissequestro rischi di minare la fiducia nelle nostre istituzioni. Qui, nel cuore della Valle Caudina, le storie di clan e traffici illeciti non sono solo titoli di giornale, ma realtà che influenzano il tessuto sociale, alimentando un senso di frustrazione tra chi combatte per un futuro pulito.

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha deciso di revocare il sequestro preventivo di oltre 60 mila euro nei confronti di Eva Ester Turnacco, una trentenne originaria proprio di San Felice a Cancello, spesso descritta come un elemento chiave nel mondo criminale. Questa mossa arriva dopo che il collegio ha dato ragione alle argomentazioni difensive dell’avvocato Vittorio Fucci, ordinando la restituzione integrale della somma. Il denaro, contestato dalle autorità, è stato dichiarato legittimo e riconducibile al marito di Turnacco, Biagio Biondillo, legato alla famiglia dei “Sanzione”, che condivideva lo stesso legale.

Non sfugge a chi, come me, conosce le dinamiche di questo territorio – un’area dove il confine tra lecito e illecito si sfuma troppo spesso – quanto sia delicata questa vicenda. Turnacco è imparentata con figure di spicco del clan Massaro: è sorella di Aniello Turnacco e nipote di Giovanni Turnacco, il noto boss soprannominato “’a manomozza”, una presenza storica che ha modellato l’equilibrio criminale locale. Secondo l’accusa della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, Eva Ester avrebbe ricoperto il ruolo di “cassiera” in un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti, guidata da Aniello Turnacco e Rino Gagliardi, detto “’o pizzaiuol”, entrambi radicati nel nostro comune.

Le indagini, portate avanti dal Nucleo Operativo dei carabinieri tra maggio 2022 e gennaio 2023 attraverso intercettazioni, pedinamenti e altre tecniche, hanno delineato un quadro inquietante: un network criminale ben strutturato, con San Felice a Cancello come epicentro. Gli inquirenti stimano un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro, ricostruendo la catena completa del narcotraffico, dal rifornimento nelle zone nord di Napoli fino alla vendita al dettaglio nelle nostre piazze. È difficile non commentare, da locale, come questo rafforzi l’idea che il nostro paese sia un hub per operazioni più ampie, influenzando non solo la vita quotidiana ma anche l’economia sommersa che erode le risorse legali.

Particolarmente allarmanti sono i dettagli emersi sulla frazione Talanico, qui a San Felice, trasformata in una vera e propria base operativa. Gli investigatori hanno individuato un appartamento convertito in una “raffineria” di droga e vari depositi per sostanze illecite, destinati non solo al mercato locale ma anche a città come Napoli, Benevento e Avellino. La Valle Caudina, con i suoi collegamenti strategici verso il Sannio e l’Irpinia, emerge come un corridoio vitale per lo smercio – una realtà che, come osservatore del territorio, mi spinge a chiedermi se stiamo facendo abbastanza per proteggere queste aree da infiltrazioni che avvelenano le comunità.

Questo dissequestro, che trasforma un sequestro probatorio in una potenziale battuta d’arresto per le autorità, apre le porte a una battaglia processuale più ampia sulle responsabilità e i beni legati al presunto narcotraffico. Da chi vive queste storie in prima persona, non posso che vedere in questo un momento di riflessione: è una vittoria per la difesa o un segnale che la lotta contro la camorra deve evolversi, adattandosi alle complessità del nostro tessuto sociale? San Felice a Cancello merita di più di queste ombre, e spetta a noi, come comunità, vigilare affinché la giustizia non si fermi qui.

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