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Cronaca

Dopo anni di attesa, firmato il contratto: aumenti e arretrati per 137mila medici e dirigenti locali del settore sanitario.

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Dopo anni di attesa, firmato il contratto: aumenti e arretrati per 137mila medici e dirigenti locali del settore sanitario.

#SanitàInCrisi: Accordone per i Medici, ma le Ferite del Sistema Italiano Rimangono Aperte

In Italia, mentre Roma celebra la firma di un nuovo contratto per i dirigenti sanitari, ci chiediamo se questo basti a curare le piaghe di un sistema che arranca sotto carenze e pressioni quotidiane. È un passo che suona promettente sulla carta, ma come cronista locale che conosce le dinamiche delle nostre strutture – spesso sovraccariche e con personale in fuga – non posso fare a meno di interrogarmi: è davvero la svolta che aspettavamo, o solo un cerotto su una frattura più profonda?

Il nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2022-2024, siglato all’Aran, coinvolge ben 137mila professionisti: 120mila medici e 17mila dirigenti sanitari non medici. È uno di quei rinnovi attesi da tempo nel settore pubblico, con un impatto economico che fa girare la testa. Le risorse allocate ammontano a 1,2 miliardi di euro, destinate a un incremento salariale medio del 7,27%. In pratica, questo si traduce in circa 491 euro in più al mese per tredici mensilità, più arretrati stimati intorno ai 6.500 euro per ogni dirigente. L’Aran lo definisce il frutto di una trattativa positiva, avviata a inizio ottobre e conclusa con soddisfazione dalla maggioranza dei sindacati – un segnale che, almeno per alcuni, il dialogo ha funzionato.

Ma, come sempre in queste storie, non mancano le ombre. Fp Cgil Medici e Fassid hanno deciso di non firmare, sottolineando nodi economici e normativi che, a loro avviso, non sono stati affrontati come si deve. È un avvertimento che non possiamo ignorare: in un Paese dove le corsie degli ospedali sono cronicamente sotto organico e il personale è spremuto come un limone, un accordo parziale rischia di essere un contentino. Da qui, nel nostro territorio, dove vedo colleghi che faticano a reclutare medici per le emergenze locali, mi chiedo se questi aumenti basteranno a motivare chi è tentato di emigrare o chi combatte per una dignità professionale che va oltre lo stipendio.

Insomma, questo contratto è un segnale importante in un momento storico in cui il sistema sanitario italiano barcolla tra tagli e rivendicazioni. Da un lato, è una vittoria per chi ha negoziato, e potrebbe aiutare a trattenere qualche talento in più. Dall’altro, come chi vive e racconta queste realtà quotidiane, vedo che il vero cambiamento richiederà molto di più: investimenti strutturali, riforme e un impegno reale per chi è in prima linea. Solo così potremo dire di aver voltato pagina.

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