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Cronaca

Confiscati beni per 3 milioni all’ex assessore di Nocera: un altro segnale della lotta alla corruzione locale?

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Confiscati beni per 3 milioni all’ex assessore di Nocera: un altro segnale della lotta alla corruzione locale?

#CamorraENocera: Un ex assessore perde beni per 3 milioni, un segnale contro il malaffare locale?

Nelle pieghe corrotte della nostra terra campana, dove la camorra si intreccia con la politica come rampicanti su un vecchio muro, la Direzione Investigativa Antimafia ha messo a segno un altro colpo significativo. Stavolta, i riflettori si accendono su Ciro Barba, un ex assessore di Nocera Inferiore, le cui ricchezze spropositate hanno finalmente incontrato la giustizia, confermando quanto sia endemico il problema dell’incompatibilità patrimoniale in queste zone.

Come cronista che vive e respira le dinamiche di questo territorio, non posso ignorare come questi sequestri rivelino una piaga più ampia. Barba, che ha ricoperto ruoli chiave nella Pubblica Istruzione e nei Servizi Tecnologici tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, è stato condannato definitivamente nel 1999 per estorsione – un fatto che, unito a una precedente accusa di associazione mafiosa poi prescritta in appello, dipinge un profilo inquietante. È lo stesso tipo di storia che abbiamo visto troppe volte: un personaggio locale che naviga tra potere istituzionale e ombre criminali, lasciando la comunità a interrogarsi su quanto sia profondo il legame tra politica e malavita.

Gli investigatori, supportati dalle Procure di Salerno e Nocera Inferiore, hanno dimostrato come Barba abbia accumulato un patrimonio occulto, usandolo come una maschera per nascondere la vera origine dei suoi guadagni. Il decreto di confisca, emesso dalla Sezione Riesame e Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno, sottrae all’ex assessore beni per un valore complessivo di circa tre milioni di euro. Parliamo di conti correnti, autoveicoli, terreni agricoli e addirittura cinque società sparse tra Campania e Toscana, attive nei settori agroalimentare e dell’edilizia residenziale. La sproporzione tra questi asset e i redditi dichiarati non è solo un’anomalia burocratica: è un segnale di come, in aree come la nostra, il denaro sporco si insinui nell’economia quotidiana, gonfiando bolle che scoppiano solo quando la Dia interviene.

Da qui, come abitante di questa regione, non posso fare a meno di riflettere sul contesto locale. Nocera Inferiore, con la sua storia di intrecci tra amministratori e clan – pensiamo ai Casalesi, sempre in agguato – è un microcosmo di una Campania più ampia, dove la pericolosità di individui come Barba persiste ben oltre le condanne. Questi sequestri sono vittorie parziali, certo, ma ci ricordano che la vera battaglia è preventiva: educare le nuove generazioni, rafforzare i controlli e smantellare le reti di prestanome che permettono a questi patrimoni di prosperare. Altrimenti, rischiamo di vedere solo la punta dell’iceberg, mentre il resto affonda le nostre comunità in un ciclo di corruzione e sfiducia.

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