Cronaca
Clan Esposito-Nappi condannato per droga e pizzo nella movida di Coroglio, ma la sentenza lascia l’amaro in bocca agli abitanti. (89 caratteri)
Clan Esposito-Nappi: La camorra flegrea incassa una condanna, ma la lotta al controllo del territorio è ancora aperta #Camorra #GiustiziaFlegrea #MovidaSottoAssedio
Nella vivace ma tumultuosa movida di Coroglio, dove la notte porta con sé non solo musica e risate, ma anche ombre di traffico e intimidazioni, la giustizia ha emesso un verdetto che conferma i timori di chi vive questi quartieri: il clan Esposito-Nappi, smantellato un anno fa da un maxi-blitz, è stato condannato a un totale di 103 anni di carcere per i tredici imputati, nel processo celebrato con rito abbreviato. Come cronista del posto, abituato a vedere queste dinamiche ripetute, non posso fare a meno di riflettere su come questa sentenza, pur solida nell’affermare i fatti, lasci ancora spazio a interrogativi sul futuro della nostra area flegrea.
Le indagini, partite nel 2022 e culminate in arresti nel settembre 2024, hanno dipinto un quadro fin troppo familiare per noi locali: un’organizzazione criminale che, nonostante colpi precedenti come arresti e domiciliari, continuava a tessere la sua rete. ‘o scugnato, al secolo Massimiliano Esposito, emerge come il protagonista di questa storia, un ras che da Scalea e dintorni dirigeva operazioni in doppio binario – lo spaccio di droga tra i locali della movida e il racket sui parcheggiatori abusivi, un business notturno che fruttava migliaia di euro e alimentava un’economia oscura parallela. E qui, da chi conosce il territorio, non posso ignorare come questi racket non siano solo crimini, ma un veleno che erode la quotidianità: pensate ai giovani che evitano certe zone per paura, o agli esercenti che pagano il pizzo per stare tranquilli.
La struttura del clan, confermata dalle intercettazioni ambientali e dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, era una piramide solida, con la moglie di Esposito, Maria Matilde Nappi, come figura chiave nel gestire gli affari. Queste prove hanno sostenuto accuse gravi: associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, detenzione di armi ed estorsioni, tutte aggravate dalla matrice camorristica. Eppure, come spesso accade da queste parti, il giudice non ha imposto le pene massime chieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia, lasciando gli avvocati difensori visibilmente soddisfatti. È un colpo al cuore della comunità, che si chiede: stiamo davvero colpendo alla radice, o è solo un’altra battuta d’arresto temporanea?
Da osservatore locale, mi domando se questa condanna, pur importante, basterà a spezzare il ciclo di violenza e controllo che avvelena la nostra movida. Il territorio dei Campi Flegrei merita di più: famiglie che vogliono godersi una serata senza minacce, e un sistema che non si accontenti di sentenze “moderate”. L’elenco delle condanne, con figure centrali come Esposito e la sua rete familiare, è un promemoria crudo di quanto la camorra si annidi nelle pieghe della vita quotidiana.
Ecco il dettaglio delle pene inflitte:
- Massimiliano Esposito ‘o scugnato – 14 anni
- Maria Matilde Nappi – 13 anni e 4 mesi
- Massimiliano Giuseppe Esposito Junior – 10 anni e 8 mesi
- Cristian Esposito – 10 anni e 8 mesi
- Alessandro Tasseri – 10 anni
- Gennaro Esposito – 8 anni
- Salvatore Iuliano – 8 anni
- Carmine Esposito – 7 anni e 2 mesi
- Vincenzo Fasano – 6 anni
- Eduardo Esposito – 6 anni
- Michele Ortone – 4 anni
- Maria Campolo – 2 anni (pena sospesa)
- Luisa Grasso – 2 anni
In una zona come la nostra, dove ogni progresso è una conquista, questa sentenza è un passo avanti, ma la vera vittoria arriverà solo quando il territorio si libera per sempre da questi legami soffocanti. La lotta continua, e noi, come comunità, dobbiamo restare vigili.
