Seguici sui Social

Cronaca

Caso Girolamini: Corte d’Appello riduce pene per furto libri, un’altra battuta d’arresto per la tutela del patrimonio locale?

Pubblicato

il

Caso Girolamini: Corte d’Appello riduce pene per furto libri, un’altra battuta d’arresto per la tutela del patrimonio locale?

Giustizia a metà per il furto alla Biblioteca dei Girolamini: un colpo al patrimonio napoletano #NapoliCultura #EreditàTradita

Qui a Napoli, dove le biblioteche non sono solo edifici ma custodi viventi della nostra anima mediterranea, la recente sentenza della Corte d’Appello suona come un’eco amara di un delitto che ha scosso le fondamenta della nostra identità culturale. Anni fa, il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini – un vero e proprio oltraggio ai tesori antichi che raccontano la storia della città – aveva indignato tutti noi, cittadini che viviamo tra vicoli carichi di memoria. Ora, con la riduzione delle condanne per i responsabili, ci troviamo a riflettere su quanto la burocrazia giudiziaria possa smorzare il peso di un crimine che ha privato Napoli di pezzi irrinunciabili del suo passato.

La Corte ha rivisto al ribasso le pene per i sei imputati coinvolti nel furto, invocando la prescrizione per alcuni reati che la Procura aveva contestato con forza. È una decisione che, da locali come me, lascia un sapore di ingiustizia mitigata, perché qui, dove il tempo si misura in secoli di storia, la perdita di quei volumi antichi è più di un reato: è una ferita al tessuto sociale della comunità. Il caso, che rappresenta uno dei più gravi attacchi alla nostra eredità culturale, vede ora pene più leggere, un esito che solleva interrogativi sulla capacità del sistema di proteggere ciò che ci rende unici.

Al centro della vicenda resta Massimo Marino De Caro, l’ex direttore della biblioteca, la cui pena è scesa da 5 anni e 3 mesi a 3 anni e 9 mesi; questa condanna si aggiunge ai 7 anni già definitivi da un procedimento separato, un accumulo che non basta a lenire l’amarezza per chi, come noi napoletani, ha visto tradita la fiducia in chi doveva salvaguardare questi beni. Gli altri imputati hanno visto analoghe riduzioni: Mirko Camuri da 5 anni e 8 mesi a 6 mesi, Stefano Ceccantoni da 2 anni e 6 mesi a 2 anni, Luca Cableri da 4 anni e 6 mesi a 3 anni, Maurizio Bifolco da 5 anni e 6 mesi a 4 anni e 9 mesi, e Stéphane Delsalle da 4 anni a 3 anni. Sono numeri che, nel nostro quartiere, fanno discutere: come può un furto così premeditato ricevere sconti che sembrano ignorare l’impatto su una città già provata dalle negligenze?

Inoltre, i giudici hanno respinto come tardivo il ricorso della Procura contro gli assolti in primo grado – Viktorya Pavloskiy, Lorena Paola Weigant, Alejandro Cabello e Federico Roncoletta – lasciando che questi uscissero definitivamente dal processo. La posizione di don Sandro Marsano, Preposito della Congregazione dell’Oratorio, era già stata archiviata con l’assoluzione in primo grado. È un epilogo che, per chi vive queste strade, sottolinea le crepe nel nostro sistema giudiziario, dove la lentezza può diventare un’alleata involontaria dei colpevoli, erodendo non solo le prove, ma anche la fiducia dei cittadini.

Ecco un rapido riassunto delle condanne definitive, che qui a Napoli continueremo a discutere nei caffè e nei vicoli, come monito per il futuro:

  • Massimo Marino De Caro: 3 anni e 9 mesi
  • Maurizio Bifolco: 4 anni e 9 mesi
  • Luca Cableri: 3 anni
  • Stéphane Delsalle: 3 anni
  • Stefano Ceccantoni: 2 anni
  • Mirko Camuri: 6 mesi

(Assolti in via definitiva: Viktorya Pavloskiy, Lorena Paola Weigant, Alejandro Cabello, Federico Roncoletta; fuori dal processo: don Sandro Marsano).

In una città dove la cultura è resistenza quotidiana, questa sentenza ci invita a una riflessione più ampia: come possiamo proteggere i nostri tesori se la giustizia inciampa nei suoi stessi ritardi? Napoli merita di più, e noi, come cronisti del territorio, continueremo a vigilare.

Fonte

Continua a leggere

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]