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Cronaca

Casandrino, il fronte inquinato: tra rifiuti tossici e bare, un rogo abusivo che denuncia l’abbandono locale (85 caratteri)

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Casandrino, il fronte inquinato: tra rifiuti tossici e bare, un rogo abusivo che denuncia l’abbandono locale (85 caratteri)

#BaraTraIRifiutiACasandrino: L’incubo della Terra dei Fuochi che avvelena il nostro quotidiano

Casandrino, un tempo un angolo vivace della Campania, si trasforma ancora una volta in un simbolo di disastro ambientale, dove il crimine non si nasconde ai margini ma sfrontatamente al centro della vita quotidiana. Come cronista locale che ha visto questa terra soffrire per decenni, non posso ignorare come questi roghi illegali e i rifiuti tossici non siano solo un problema per le statistiche: sono una ferita aperta che avvelena l’aria che respiriamo, il suolo che calpestiamo e le relazioni della comunità.

In questa zona, a due passi dall’affollato Asse Mediano e vicino a un edificio costruito senza regole, si è svelata una discarica abusiva che funziona come una vera fabbrica di veleni, con incendi che bruciano giorno e notte. Ma ciò che ha scioccato tutti, durante il sopralluogo del 19 novembre, è stato il ritrovamento di bare mescolate a cumuli di rottami e sostanze pericolose. Non è solo uno scandalo ecologico; è un segnale inquietante che grida vendetta contro chi prova a opporsi.

Ho seguito da vicino le denunce di chi combatte per questa terra, e ieri i politici Francesco Emilio Borrelli e Carlo Ceparano, già protagonisti di una segnalazione al Prefetto settimane fa, sono tornati sul posto. Nonostante gli sforzi della Polizia Locale, la situazione è peggiorata, aggiungendo questo tocco macabro che sembra uscito da un incubo. Da abitante di queste strade, so bene che questi roghi non sono casuali: sono il retaggio di un sistema criminale radicato, che trasforma la disperazione in business e la salute pubblica in merce di scambio.

“Quello che abbiamo visto è la conferma di un crimine ambientale di fattura camorristica”, hanno dichiarato senza mezzi termini Borrelli e Ceparano, puntando il dito su un paesaggio devastato. E proseguono con forza: “Chi parla di ‘economia del povero’ mente. Dietro questo sversamento e questi roghi ci sono sistemi criminali che lucrano sulla salute della comunità.”

Come qualcuno che ha visto famiglie lottare contro malattie evitabili, non posso fare a meno di riflettere su come questi veleni si insinuino nelle nostre vite. “Loro guadagnano, e la gente qui si ammala di tumore. E quel tumore, troppo spesso, finisce direttamente sulle nostre tavole: proprio in questo terreno, dove fino a poco tempo fa erano sepolti rifiuti tossici, oggi crescono delle colture.” Queste parole non sono solo un’accusa; sono una realtà che conosco fin troppo bene, con raccolti contaminati che finiscono nei mercati locali, alimentando un ciclo di paura e sfiducia.

Le bare, in questo contesto, non sono solo un reperto; potrebbero rappresentare una minaccia velata contro chi denuncia, un avvertimento per una popolazione già esausta da decenni di indifferenza. È un messaggio che va oltre l’ambiente: è un attacco alla nostra dignità, a quella rete di comunità che cerca di resistere nonostante tutto.

“Dobbiamo ribellarci, tutti”, esortano i due esponenti verdi, trasformando la rabbia in un appello collettivo. “Non si può più essere indifferenti. E ci chiediamo: per il centrodestra, il condono è davvero la panacea di tutti i mali? Di fronte a questo orrore, cosa c’è da condonare? Di decreti salva-criminali questo Paese ne ha già visti troppi. Forse è ora di smetterla di perdonare e iniziare a bonificare, seriamente. È ora che vinca la giustizia, non loschi affari che uccidono il territorio e i suoi abitanti.”

Da cronista immerso in queste dinamiche, vedo questa vicenda non come un episodio isolato, ma come un urlo per un cambio radicale. Le procure e il Governo devono ora agire, non con promesse vuote, ma con interventi concreti che restituiscano a Casandrino e alla Terra dei Fuochi la sicurezza e il rispetto che meritano. È tempo che la voce della gente comune, silenziata troppo a lungo, risuoni più forte di qualsiasi crimine.

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