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Cronaca

Abusi edilizi al Resort Paradiso: da avvisi a condanne e confisca, un’altra lezione per il territorio.

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Abusi edilizi al Resort Paradiso: da avvisi a condanne e confisca, un’altra lezione per il territorio.

Il #ResortParadiso condannato: 50 anni di devastazione edilizia nei Monti Lattari mettono fine a un’era di impunità #Lettere #AmbienteProtetto #GiustiziaLocale

Nella frazione di Orsano, qui a Lettere, si chiude un capitolo che per decenni ha segnato il nostro territorio come un’ombra di cemento illegale. Il “Resort Paradiso”, un nome che evocava paradisi artificiali in mezzo ai paesaggi naturali dei Monti Lattari, si rivela oggi per quello che è stato: un simbolo di abusi edilizi protratti per mezzo secolo, ignorando le regole e il rispetto per l’ambiente che tutti noi, qui, respiriamo ogni giorno.

La sentenza emessa oggi dal Giudice Monocratico del Tribunale di Torre Annunziata rappresenta un momento cruciale nella battaglia contro l’abusivismo che affligge queste zone. Accogliendo appieno le richieste della Procura, il giudice ha inflitto una condanna severa: sei individui coinvolti sono stati condannati a un anno di reclusione e a una multa di 25.000 euro ciascuno. Ma non si ferma qui; il verdetto prevede anche la confisca totale del complesso, che ora passa ufficialmente nelle mani del Comune di Lettere, trasformando un’ex roccaforte di speculazione in un bene pubblico che potrebbe, chissà, essere riutilizzato per il bene della comunità.

Quello emerso nel lungo processo, avviato nel gennaio 2020, è un vero e proprio ritratto di come l’illegalità abbia corroso il nostro territorio. Parliamo di una storia di trasformazioni edilizie condotte senza scrupoli, spesso senza permessi o dietro autorizzazioni fasulle, in un’area vincolata per i suoi valori paesaggistici e ambientali. Come un cancro che si diffonde, questo sviluppo ha alterato irrimediabilmente il paesaggio, e io, che vivo qui e vedo ogni giorno le conseguenze, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo specchio l’incuria diffusa nei piccoli centri come il nostro, dove la pressione edilizia spesso prevale sul buonsenso.

Analizzando i dettagli, emerge un abuso su più livelli. A monte di via Petrelle, tra il 1964 e il 2015, è cresciuto il cuore del resort in una maniera aggressiva, descritta come un’espansione in “modalità aerea”, che non solo ha invaso terreni privati ma ha persino sovrapposto strade e scalinate pubbliche, mettendo a rischio la mobilità locale e ricordandoci quanto questi interventi abbiano reso le nostre vie più caotiche e pericolose. A valle, tra il 1987 e il 2014, la situazione è ancora più grave: scavi massicci e muri di cemento hanno spazzato via terreni agricoli, “snaturata totalmente nelle sue caratteristiche geo-pedologiche”, per creare terrazzamenti artificiali destinati a parcheggi e servizi. Abbiamo perso ettari di natura che erano il polmone verde di Lettere, e ora ci troviamo con un paesaggio deturpato che grida vendetta.

Infine, l’ultimo strascico: in via San Martino, dal 2009, era in corso la costruzione di un’autorimessa a due piani, etichettata come innocui box auto ma in realtà un mega-parcheggio per clienti dell’hotel. È la classica furbata che tanti, qui intorno, riconoscono fin troppo bene – un trucco per aggirare le norme, sovraccaricando una zona già fragile. E non dimentichiamo il contesto: tutto questo in un’area ad alto rischio idrogeologico, come classificato dall’Autorità di Bacino, dove ogni nuovo cemento non fa altro che aumentare il pericolo di frane e alluvioni, mettendo in pericolo le famiglie che vivono qui da generazioni.

Da locale che conosce queste dinamiche, vedo in questa sentenza non solo una vittoria della giustizia, ma un campanello d’allarme per il nostro territorio. Per anni, il “Resort Paradiso” è stato un monumento all’impunità, che ha sovraccaricato le nostre infrastrutture, stravolto l’ambiente e alimentato una cultura di speculazione che ci costa cara in termini di qualità della vita. Ora che il complesso è del Comune, c’è speranza che diventi un’opportunità per un vero recupero ecologico, magari trasformandolo in un parco o un’area protetta che restituisca qualcosa alla comunità. È un passo avanti, sì, ma anche un richiamo a vigilare: quante altre storie come questa si nascondono nei nostri monti? Qui a Lettere, non possiamo permetterci di voltare lo sguardo; il futuro del nostro paesaggio dipende da noi.

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