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Cronaca

A Secondigliano, caccia serrata ai fornitori di Esposito: un capitolo noto della nostra cronaca quotidiana.

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A Secondigliano, caccia serrata ai fornitori di Esposito: un capitolo noto della nostra cronaca quotidiana.

#SecondiglianoSottoAssedio: Il Figlio di un Pentito Finisce in Manette per un Tesoro di Droga

In un quartiere come Secondigliano, dove le ombre del passato non smettono di allungarsi sul presente, l’arresto di un giovane per un’ingente partita di stupefacenti riaccende i riflettori su dinamiche familiari e criminali che tutti qui conosciamo fin troppo bene. #Napoli #Camorra #Secondigliano

Napoli è un territorio dove la lotta alla droga si intreccia con storie di redenzione e recidiva, e il caso di Gennaro Esposito, 29enne del posto, ne è l’ennesima dimostrazione. Ieri, i carabinieri hanno fatto irruzione nel suo appartamento, trasformando una routine familiare in un’operazione che solleva più domande che risposte. Chi gli ha fornito quella montagna di sostanze? Per chi la custodiva? E dove era destinata? Queste sono le incognite che Gennaro dovrà chiarire di fronte al giudice, in un’aula che potrebbe riaprire ferite profonde per l’intero quartiere.

Gli investigatori non hanno dubbi: questo episodio è solo un tassello di una rete ben più estesa, che coinvolge fornitori, intermediari e spacciatori al dettaglio. Il blitz è scattato in piena Secondigliano, nel cuore di un’area dove la presenza delle forze dell’ordine è costante, ma i traffici sotterranei persistono. I militari, alcuni in uniforme e altri in borghese, hanno simulato un controllo standard per entrare in azione, scoprendo che l’obiettivo iniziale – armi – era un miraggio. Al suo posto, però, hanno rinvenuto un carico impressionante: circa 15 chili di hashish, quasi 2 chili di eroina e 810 grammi di cocaina, per un totale di 18 chili di droga già pronta per il mercato nero.

È sconcertante, da un punto di vista locale, come Esposito abbia scelto di nascondere tutto questo nell’armadio della cameretta, proprio accanto alla culla del suo bambino neonato. Un atto di incoscienza che parla da solo del livello di disperazione o spregiudicatezza in quartieri come il nostro, dove la criminalità spesso si annida tra le mura domestiche, trasformando case normali in depositi di morte. I carabinieri hanno sequestrato l’intero lotto, stimando che, una volta diluito e venduto per strada, potesse valere fino a 100mila euro – una cifra che, qui a Napoli, rappresenta non solo guadagni illeciti, ma anche il prezzo di vite distrutte e famiglie spezzate.

Gennaro non è un novellino per le forze dell’ordine; è già scheggiato nei loro archivi, anche se senza condanne precedenti per camorra. Stavolta, però, l’accusa è pesante: detenzione di droga con finalità di spaccio. Come cronista del territorio, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo arresto sia emblematico della nostra realtà. Secondigliano è un posto dove la camorra non è solo un ricordo, ma un’eredità che si trasmette, spesso involontariamente, di generazione in generazione.

E qui entriamo nel cuore della questione, con l’ombra della camorra che si allunga sul cognome Esposito. Gennaro è figlio di Pietro Esposito, noto come “Kojak”, una figura che ha segnato le cronache della prima faida di Scampia e Secondigliano. “Kojak” fu coinvolto nell’omicidio di Gelsomina Verde, la giovane attivista rapita, torturata e uccisa nel 2004 durante la guerra tra il clan Di Lauro e gli scissionisti Amato-Pagano. Il suo corpo venne bruciato e abbandonato in una periferia di Napoli, un atto di brutalità che ancora oggi fa rabbrividire chi, come me, ha vissuto quegli anni. Pietro si pentì poco dopo l’arresto, fornendo dettagli agghiaccianti ai magistrati e ottenendo una condanna più lieve grazie alla collaborazione. Ma nelle sue confessioni emergono storie terrificanti, come quelle raccontate da Gennaro Notturno, boss del clan Di Lauro e anch’egli pentito, che parlò di “un boss giocò a pallone con la testa di un morto”, rivelando l’abisso di violenza che ha segnato il nostro quartiere.

Ora, il peso di quel passato torna a gravare su Gennaro, anche se gli inquirenti insistono nel trattare il suo caso come separato da quello del padre. Sarà il gip, nelle prossime ore, a decidere sulla convalida dell’arresto e sulle misure da applicare, mentre le indagini proseguono per smantellare la filiera. Chi riforniva Esposito? La droga era per le piazze locali o per mercati più vasti? Domande che, da cronista immerso in questa comunità, mi spingono a commentare con amarezza: in posti come Secondigliano, la battaglia contro il crimine è quotidiana, ma senza interventi sociali profondi, rischiamo di vedere sempre più figli seguire le orme dei padri, perpetuando un ciclo che sta strozzando il nostro territorio. Toccherà a Gennaro, di fronte al giudice, provare a spezzare questa catena, anche solo con le sue parole.

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