Cronaca
A Scampia, Napoli, un uomo colto con dosi di droga per le strade: assegnati i domiciliari, ennesimo episodio nel quartiere.
Ennesimo caso di spaccio a Scampia: un pusher passa dalla cella ai domiciliari in un battito d’ali #Napoli #Scampia #GiustiziaSulTerritorio #CronacaLocale
Nel cuore di Scampia, un quartiere che troppe volte fa da sfondo a storie di marginalità e lotta quotidiana contro il crimine, si ripete un copione fin troppo familiare. La scorsa settimana, un uomo di 33 anni con un curriculum penale non proprio immacolato è finito nel mirino di una pattuglia del Commissariato locale, durante un inseguimento che ha infuocato le strade di via Labriola e si è concluso in via Tancredi Galimberti. Gli agenti, con la solita determinazione che si vede in questi contesti, l’hanno fermato e perquisito, scoprendo un piccolo arsenale di sostanze illecite.
Quello che rende questa storia esemplaria – e un po’ frustrante, se parliamo con il realismo di chi vive qui – è come le cose siano evolute in fretta. L’uomo, difeso dall’avvocato Ercole Guadagno, è stato trovato con 19 involucri di cocaina (circa 10 grammi) e altri 15 di crack (circa 6 grammi) nascosti nell’abitacolo della sua auto. Non è finita lì: una perquisizione a casa ha portato alla luce altre 20 dosi di cocaina – per circa 9 grammi – un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento della droga. Un setup da piccolo imprenditore dello spaccio, insomma, che non lascia dubbi sul suo coinvolgimento.
Ma ecco il colpo di scena che fa discutere: durante l’udienza di convalida, la difesa è riuscita a convincere il gip che gli arresti domiciliari fossero una misura più “adatta”. Così, invece di affrontare una detenzione in cella, il 33enne è tornato a casa, confinato tra le quattro mura. Da cronista che conosce bene le dinamiche di Scampia, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo episodio rifletta i limiti del nostro sistema. In un quartiere dove la droga è un flagello quotidiano, che corrode famiglie e generazioni, decisioni come questa alimentano un senso di impunità. Non sto giudicando il lavoro dei giudici – ognuno ha le sue ragioni – ma come locali, sappiamo che episodi del genere rinforzano la percezione che lo spaccio paghi poco, lasciando le strade ancora preda di chi traffica impunemente.
È un problema più ampio, legato alle risorse scarse e alla complessità sociale di zone come questa, dove la prevenzione stenta a fare breccia. Eppure, storie come questa ci spingono a chiederci: quanti inseguimenti e perquisizioni servono prima che cambino le priorità? Scampia merita più di un’amministrazione della giustizia che sembra volteggiare tra arresti e rilasci, senza risolvere il nucleo del male. Per ora, l’uomo resta ai domiciliari, e noi, come comunità, continuiamo a osservare, sperando in un domani diverso.
