Cronaca
A Scampia, la camorra persiste: intensificata la caccia al boss latitante Elia Cancello.
La Caccia al Nuovo Boss di Scampia: Elia Cancello Ancora in Fuga, Mentre i Clan Si Rinnovano Senza Davvero Cambiare #CamorraNapoli #ScampiaVitaReale
Qui a Scampia, dove le strade raccontano storie di ombre lunghe e affari invisibili, l’arresto di Gennaro Cifariello a Tenerife non è solo una vittoria per le forze dell’ordine, ma un segnale che il vecchio mondo criminale sta cercando di vestirsi da imprenditoria pulita, anche se sotto sotto resta lo stesso gioco di potere. Come chi vive questi quartieri sa bene, i clan non spariscono; si trasformano, adattandosi ai tempi per mantenere il controllo su angoli come i Sette Palazzi e lo Chalet Baku. Eppure, mentre Cifariello è stato bloccato, il vero obiettivo – Elia Cancello, descritto dagli investigatori e dai collaboratori di giustizia come il boss più pericoloso – continua a sfuggire, lasciando una scia di incertezza che alimenta le chiacchiere al bar e le paure delle famiglie.
Questa non è una rivoluzione, ma un passaggio di consegne fluido, studiato nei minimi dettagli tra le mura dei penitenziari di Secondigliano e Santa Maria Capua Vetere. La vecchia guardia, composta da figure come Elia e Maurizio Cancello, Gennaro Cifariello e il padre Ferdinando, Luigi Diano e Enzo Notturro, ha preparato i giovani rampolli non con armi in pugno, ma con lezioni di astuzia economica. Dal mio punto di vista, da cronista che gira queste strade da anni, è ironico vedere come quella che era una guerra di spaccio si sia evoluta in una partita di appalti e subappalti, mantenendo intatto il dominio territoriale. È un’evoluzione che non sorprende chi, come me, ha visto troppe famiglie locali inghiottite da questo sistema, dove il crimine si maschera da normalità.
Gli atti delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia del 2024-2025 rivelano una continuità impressionante: i clan si sono ristrutturati intorno a tre nuclei familiari principali – i Cancello, storici alleati del gruppo Amato-Pagano nel Lotto G; i Diano, specializzati in droga e riciclaggio attraverso imprese edili; e i Notturno, come garanti silenziosi. “I detenuti mantenevano contatti diretti con l’esterno tramite biglietti scritti a mano consegnati durante i colloqui, contenenti indicazioni su piazze di spaccio, accordi economici e alleanze criminali”. Questi “pizzini”, intercettati e sequestrati, non parlano più solo di droghe, ma di gare d’appalto e forniture pubbliche. È un riflesso della realtà locale, dove i cantieri e le cooperative sono diventati i nuovi campi di battaglia, erodendo opportunità per i giovani onesti e rafforzando il controllo invisibile sui quartieri.
Una frase sequestrata nel giugno 2024, attribuita a Luigi Diano, cattura perfettamente questa transizione: «’E criature so’ pronte. Devono solo imparare a tenere il profilo basso. I soldi arrivano senza sparare.». Come un veterano di queste dinamiche, non posso fare a meno di commentare quanto sia realistico: i vecchi boss stanno insegnando ai nuovi a fare soldi senza attirare attenzioni, usando società e cooperative come scudi. I verbali di collaboratori come Raffaele Paone, detto Rafaniello, confermano che “i giovani del clan non hanno bisogno di ordini, hanno ricevuto un modello”, basato su silenzio e apparente legalità. E ancora, Paone spiega: “Elia era come un padre per quelli nuovi. Li mandava avanti, ma sempre sotto il controllo dei vecchi. Tutto quello che facevano doveva passare per Cicciotto o per Enzo Notturro. Nessuno agiva da solo.”
Questa organizzazione a “doppia corsia” – con i detenuti che dettano le regole tramite messaggi in codice e i giovani che gestiscono gli affari sul territorio – ha permesso ai clan di Scampia e Secondigliano di navigare tra le indagini senza perdere smalto. Pensateci: mentre un tempo le piazze di spaccio erano al centro, ora sono i cantieri e gli uffici comunali. Un pizzino sequestrato nel 2024 avverte di alleanze e affari, come “Il ragazzo di Melito deve stare attento a quelli di Casoria. Hanno fame e non rispettano i patti. Avvisalo che i lavori si fanno solo se passa da noi.”, che in realtà nasconde manovre per infiltrarsi in appalti di pulizia e manutenzione. Da locale, vedo come questo modello stia creando una falsa pace, non per virtù, ma per convenienza: il sangue non serve più, basta un contratto firmato.
In fondo, questa nuova camorra imprenditoriale è un avvertimento per chi vive qui: mentre i clan reinventano se stessi in settori come edilizia, ristorazione e servizi ambientali, il rischio è che il tessuto sociale di Scampia rimanga intrappolato in un ciclo di dipendenza e corruzione. La DDA ha ragione a definirlo un equilibrio tra generazioni, ma come cronista del territorio, so che senza una vera rottura, questa “pax criminale” è solo una pausa temporanea, dove gli affari parlano più delle armi.
