Cronaca
A Sarno, aggressione con martello in pieno giorno: due fratelli arrestati per tentato omicidio, un episodio che inquieta la comunità.
#AgguatoASarno: Quando i rancori familiari trasformano le strade in un ring di vendette #CronacaLocale #Sarno
In una città come Sarno, dove le strette vie e i legami familiari sono sia un orgoglio che una trappola, un banale incontro per strada si è trasformato in un’esplosione di violenza che lascia tutti a chiedersi quanto ancora i vecchi dissidi possano infettare la quotidianità. L’episodio del 7 dicembre 2024, nei pressi del Prolungamento Matteotti – a due passi dalla sede del Giudice di Pace, un’ironia amara considerando la vicinanza a un simbolo di giustizia – non è solo un fatto di cronaca, ma un riflesso di come, qui nel nostro territorio, i rancori sopiti possano ribollire fino a diventare pericolosi.
Gli investigatori, con la meticolosità che ci aspettiamo dai carabinieri di Sarno e dal Reparto territoriale di Nocera Inferiore, guidato dal tenente colonnello Gianfranco Albanese, hanno ricostruito gli eventi: tutto è partito da una soffiata da parte di una terza persona, che avrebbe avvistato la vittima e allertato i due aggressori. Una frase concisa e carica di astio, “Venite, l’infame è qui”, ha innescato il meccanismo, trasformando un momento ordinario in un’imboscata premeditata. Non è raro, in queste zone, che una parola al momento sbagliato accenda fuochi che covano da anni, e questo caso ne è un esempio lampante.
I due fratelli, entrambi sarnesi di 36 e 26 anni, sono apparsi sulla scena come in un copione già scritto, bloccando il giovane e assalendolo con una furia cieca: prima con calci e pugni, poi passando a un’arma improvvisata, un martello, che ha inflitto colpi brutali alla testa. L’uomo è stato lasciato riverso sull’asfalto, esanime, mentre i aggressori scappavano tra le ombre delle strade familiari. Passanti allarmati hanno chiamato i soccorsi, e la vittima è stata portata d’urgenza in ospedale, dove è entrata in coma e ha lottato per la vita in prognosi riservata. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa violenza gratuita sia un campanello d’allarme per la nostra comunità: in posti come Sarno, dove tutti si conoscono, simili episodi non solo feriscono le vittime, ma erodono il tessuto sociale, ricordandoci che la prossimità può essere una lama a doppio taglio.
Le indagini della procura di Nocera Inferiore, sotto la direzione del procuratore Roberto Lenza, hanno portato alla luce le motivazioni più profonde: al cuore di tutto, tensioni personali e rancori familiari mai sepolti, amplificati da presunti legami di parentela tra i protagonisti. Questa mattina, i provvedimenti sono scattati con decisione: i due fratelli sono finiti agli arresti domiciliari, accusati di tentato omicidio, mentre il presunto complice – colui che ha dato l’allarme – è stato sottoposto a obbligo di dimora. Non è tutto: nelle verifiche, è emerso che il padre della vittima era in possesso di una pistola, portando a un’analoga misura cautelare per lui, con l’accusa di detenzione illegale d’arma. È un quadro che, da chi vive qui, appare fin troppo familiare – i vecchi dissidi che si intrecciano con armi e vendette, un ciclo che le nostre istituzioni faticano a spezzare.
Mentre gli inquirenti continuano a indagare sui rapporti tra i coinvolti, convinti che questo sia solo l’ultimo atto di una storia di conflitti irrisolti, noi locali non possiamo ignorare la lezione: eventi come questi mettono in luce la necessità di affrontare i rancori prima che sfocino in tragedie. Sarno merita di più di queste ombre, e spetta a noi, come comunità, vigilare perché le nostre strade restino luoghi di vita, non di punizione.
