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Cronaca

A Portici, dopo la denuncia del sindaco Cuomo, Pino Grazioli è assolto: un verdetto che fa riflettere sulla giustizia locale.

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A Portici, dopo la denuncia del sindaco Cuomo, Pino Grazioli è assolto: un verdetto che fa riflettere sulla giustizia locale.

Assolto dopo 5 anni: la lotta di un giornalista per un senzatetto ai confini di Portici ed Ercolano #Portici #Ercolano #Covid2020 #GiustiziaLocale

In un territorio come quello vesuviano, dove le storie di solidarietà spesso si intrecciano con le maglie strette della burocrazia, l’assoluzione di Pino Grazioli chiude una vicenda che ha esposto le fragilità del nostro sistema sociale. Era l’aprile 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, quando Grazioli – un giornalista radicato in queste strade – scoprì un senzatetto ai margini tra Portici e Ercolano, un uomo che aveva incrociato poco prima nei pressi di Secondigliano. Non si è limitato a osservare: ha attivato una mobilitazione istantanea, trasformando la sua voce in un megafono per l’urgenza.

Per tre giorni, Grazioli ha condotto dirette estenuanti, chiamando in causa i carabinieri e i vigili di Portici nel tentativo di strappare quell’anziano dalla strada. Eppure, è stato un intervento a metà: mentre le forze dell’ordine si sono mosse, i servizi sociali – quelli che avremmo tutti voluto vedere in prima linea – sono rimasti assenti, un’ombra che si ripete troppo spesso nelle periferie del nostro territorio. Qui a Portici, dove le famiglie conoscono bene le crepe del welfare locale, questa assenza non sorprende, ma ferisce: è come se l’emergenza Covid avesse accentuato le disuguaglianze, lasciando i più vulnerabili in balìa del caso.

Quell’impegno di Grazioli si è trasformato in una vera campagna di sensibilizzazione, un richiamo alle coscienze che ha fatto rumore. Ma, come spesso accade in queste dinamiche locali, non è passato inosservato: è arrivata una denuncia pesante, quella del sindaco di Portici, Cuomo, che ha visto nel comportamento del giornalista un affronto diffamatorio. Un’accusa che, per un cronista del posto come me, sa di difesa corporativa – quasi a voler proteggere l’immagine istituzionale più che affrontare il problema reale.

Il processo che ne è seguito è stato un maratona estenuante, durata cinque anni, con testimoni di rilievo come il deputato Caramiello, lo stesso Cuomo e gli agenti coinvolti. Da qui, in tribunale, si è dipanata una narrazione che ha messo a nudo le contraddizioni del nostro sistema giudiziario: da un lato, la richiesta della procura e della parte civile di sei mesi di reclusione; dall’altro, l’arringa precisa dell’avvocato Massimo Viscusi, che ha smontato l’impianto accusatorio con maestria. Alla fine, il Tribunale di Napoli, sesta sezione, ha accolto in pieno le ragioni della difesa, decretando l’assoluzione.

Questa storia, vista con gli occhi di chi vive Portici ogni giorno, è un monito su quanto sia complicato bilanciare l’attivismo civico con le reazioni delle istituzioni. Il territorio vesuviano, con le sue bellezze e le sue ferite, meriterebbe una risposta più agile ai bisogni della gente, invece di processi che si trascinano per anni, consumando energie e risorse. Grazioli ha vinto una battaglia, ma la vera sfida resta: come rendere queste periferie più umane e reattive, prima che un altro senzatetto finisca dimenticato ai nostri confini?

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