Cronaca
A Poggioreale, ennesimo blitz al campo Rom: droni e refurtiva sequestrati, due cani finalmente in salvo.
Blitz al campo rom di Poggioreale: quando l’illegalità si nasconde tra le baracche #Napoli #Controlli #SicurezzaTerritoriale
Nel cuore di Poggioreale, un quartiere che lotta da anni con il degrado e l’abbandono, i controlli delle forze dell’ordine hanno squarciato il velo su un microcosmo di illegalità che molti di noi, qui a Napoli, conosciamo fin troppo bene. Non è solo una questione di reati scoperti, ma di un segnale chiaro su come il territorio continui a pagare il prezzo di un sistema che ignora le periferie fino a quando non esplodono.
I Carabinieri Forestali e i militari della Compagnia Napoli Poggioreale hanno portato avanti un’operazione incisiva nel campo rom di via Grimaldi, focalizzandosi su sicurezza ambientale e rispetto delle leggi. Come cronista locale, non posso fare a meno di notare come questi blitz rivelino sempre lo stesso copione: promesse di pulizia che si scontrano con una realtà fatta di precarietà e traffici sotterranei, lasciando i residenti onesti a chiedersi quanto durerà questa volta prima che tutto ricominci.
Il risultato dell’intervento è stato significativo, con sequestri che sottolineano l’ampiezza del problema. Tra le baracche, stipate in uno spazio di appena 20 metri quadrati, è emerso un vero e proprio magazzino di oggetti di dubbia provenienza, a dimostrazione di quanto il riciclo illegale sia radicato in zone come questa. Qui, dove il lavoro onesto scarseggia e la disoccupazione morde, è facile scivolare in attività che alimentano il mercato nero, ma che poi contribuiscono al declino del quartiere.
Gli agenti si sono concentrati su quello che possiamo definire l'”oro rosso e la merce high-tech”. I Carabinieri Forestali hanno sequestrato merce elettronica per un valore di 10mila euro, tra droni, pannelli solari, luci LED e telecamere, tutti oggetti che circolano come se il campo fosse un hub parallelo alla città legale. E poi, il pezzo forte: 30 tonnellate di cavi elettrici in rame, un materiale che, come sappiamo bene dalle storie di rame rubato sui tetti di Napoli, alimenta un’economia sommersa lucrosa ma devastante per l’ambiente e le infrastrutture pubbliche. È ironico, no? Mentre il resto della città lotta per modernizzarsi, questi traffici sottraggono risorse che potrebbero servire a tutti.
Ma l’operazione non ha toccato solo l’aspetto criminale; ha anche rivolto lo sguardo al benessere degli animali, un tema che, da abitante di queste strade, mi fa riflettere sul nostro rapporto con la vulnerabilità. Due cani sono stati salvati da situazioni disumane, un promemoria crudo di come il degrado ambientale spesso si intrecci con il maltrattamento. Una pitbull, tenuta incatenata, è stata liberata dopo la denuncia della proprietaria, una donna di 38 anni, per maltrattamento di animali. L’animale è stato affidato alle cure dell’Asl Veterinaria, un piccolo atto di giustizia in un contesto dove troppe creature sono lasciate al margine.
Non da meno, un meticcio è stato trovato in condizioni igienico-sanitarie pessime, rinchiuso in una baracca fatiscente, e ora riceverà le cure necessarie dai veterinari dell’Asl. Come napoletano, vedo in questi salvataggi un barlume di speranza: forse, dietro le retate, c’è spazio per una riflessione collettiva su come curare non solo le ferite visibili, ma anche quelle invisibili del nostro tessuto sociale.
L’intervento ha incluso un controllo capillare del territorio, con l’identificazione di 54 persone, di cui 13 già note alle forze dell’ordine – un dato che non sorprende, visto quanto le stesse famiglie si intreccino con cicli di marginalizzazione. Infine, dieci veicoli sono stati rimossi: auto e furgoni senza assicurazione, cannibalizzati o abbandonati, che non facevano altro che aggravare il caos ambientale e i rischi per chi vive lì. È un problema che va oltre il singolo blitz; simboleggia come, a Poggioreale, il degrado non sia solo fisico, ma un riflesso di politiche assenti e di una comunità lasciata a se stessa.
In fondo, queste operazioni ci ricordano che Napoli non è solo la città dei monumenti e del folklore, ma anche di quartieri come questo, dove l’illegalità prospera per mancanza di alternative. Serve più che controlli sporadici: serve un impegno reale per integrare e risanare, prima che i problemi si ripresentino, come sempre accade.
