Seguici sui Social

Cronaca

A Piedimonte Matese, allarme per indagine su maltrattamenti e stalking in famiglia: un brutto risveglio per la comunità.

Pubblicato

il

A Piedimonte Matese, allarme per indagine su maltrattamenti e stalking in famiglia: un brutto risveglio per la comunità.

#PiedimonteMatese, il coraggio di una donna contro l’incubo domestico: quando la paura cede il passo alla denuncia #StopViolenza #ComunitàInRete

A Piedimonte Matese, nel cuore del Matese, una storia che risuona fin troppo familiare nelle nostre strade silenziose e nelle famiglie che sembrano perfette da fuori. Qui, dove le colline avvolgono la quotidianità con la loro quiete apparente, una donna ha finalmente rotto il silenzio, denunciando un marito che ha trasformato la casa in un campo di battaglia invisibile. L’episodio, culminato in una segnalazione ai Carabinieri della locale Stazione il 16 novembre, ha portato all’indagine di un uomo del posto, accusato di aver reso la vita domestica un inferno di vessazioni e persecuzioni.

Come chi vive e respira queste dinamiche territoriali, so bene quanto Piedimonte Matese, con le sue strette vie e le comunità serrate, possa essere un luogo dove i problemi familiari restano sepolti sotto il velo della tradizione. La donna, già immersa in un travagliato processo di separazione, ha descritto ai militari un quadro fatto di controlli asfissianti, intimidazioni continue e un’atmosfera di dominio che ha contaminato persino la presenza dei due figli minori. È un pattern che riecheggia nelle storie che sentiamo al bar o nei vicoli: la violenza domestica che si annida nelle pieghe del quotidiano, spesso ignorata fino a quando non diventa insostenibile. Eppure, il suo passo – rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine invece che a un centro antiviolenza – sottolinea una scelta coraggiosa, forse dettata dalla sfiducia nei servizi locali o dalla urgenza di un intervento immediato, un riflesso di come, da queste parti, la burocrazia possa sembrare un ostacolo più che un aiuto.

L’uomo, figura non nuova agli archivi delle autorità, è ora al centro di un esame approfondito sia da parte della giustizia ordinaria sia della Procura per i Minorenni, informate prontamente dai Carabinieri. Questa duplicazione di scrutiny è un segnale positivo, un riconoscimento che i più vulnerabili – i bambini – non possono essere lasciati ai margini. Ma come cronista del territorio, non posso fare a meno di riflettere su quanto queste misure, come la vigilanza radiocollegata disposta attorno all’abitazione della donna, arrivino spesso in ritardo. Nel Matese, dove le famiglie sono il tessuto stesso della comunità, eventi del genere mettono in luce la necessità di una rete di supporto più robusta: più educazione nelle scuole, più risorse per le vittime, e un dialogo aperto che sfidi il tabù del “si fa così da sempre”. Proteggere queste vite non è solo una questione di legge, è un imperativo per una comunità che vuole evolversi oltre le ombre del passato.

In fondo, storie come questa a Piedimonte Matese non sono isolate; sono un richiamo a tutti noi, residenti e vicini, a non voltare lo sguardo dall’altra parte. La denuncia di questa donna non è solo un atto personale, ma un passo verso un futuro dove la resistenza al terrore domestico diventi la norma, non l’eccezione.

Fonte

Continua a leggere

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]