Cronaca
A Eboli, ennesima tragedia: giovane marocchino ucciso, fermati tre connazionali. La comunità interroga la sicurezza locale.
Drammatica lite tra connazionali a Eboli finisce in omicidio: tensioni sociali nel rione Santa Cecilia #Eboli #CronacaLocale #ImmigrazioneProblemi
Nella frazione di Santa Cecilia, un angolo di Eboli che conosco fin troppo bene per le sue storie di vita quotidiana mischiate a fragilità sociali, un banale diverbio tra persone dello stesso paese è esploso in una violenza letale, lasciando una comunità sotto shock. Sabato sera, un uomo di 35 anni, originario del Marocco, ha perso la vita in un appartamento locale, colpito ripetutamente da un’arma da taglio in quello che pare essere l’esito di una furiosa lite.
I Carabinieri della Compagnia di Eboli, sempre pronti a intervenire in queste situazioni che troppo spesso turbano il nostro territorio, sono arrivati sul posto dopo le prime segnalazioni di un alterco tra extracomunitari. Ho visto anch’io, nel corso degli anni, come queste chiamate possano rivelare drammi nascosti dietro le porte di case periferiche: qui, hanno trovato il corpo senza vita dell’uomo, un’immagine che non lascia spazio a dubbi sulla brutalità dell’accaduto. È frustrante pensare a quante volte questi episodi potrebbero essere evitati con più supporto e integrazione, invece che lasciati covare nel silenzio.
Le forze dell’ordine non hanno perso tempo, identificando e fermando tre sospettati – tutti marocchini come la vittima – entro poche ore. Si tratta di due uomini, di 28 e 33 anni, e una donna di 34 anni, che si trovavano nell’appartamento al momento dello scoppio della violenza. Ora, sono rinchiusi nel carcere di Fuorni, a disposizione della giustizia e accusati di concorso in omicidio. Come cronista locale, mi chiedo se questo non sia solo l’ultimo capitolo di un ciclo di tensioni che affligge aree come Santa Cecilia, dove la precarietà lavorativa e l’irregolarità amministrativa alimentano conflitti sotterranei.
Le indagini sono ancora in corso, con i militari impegnati a ricostruire i dettagli della lite e il vero movente dietro un atto così estremo. Un fatto che emerge con chiarezza è la condizione irregolare della vittima, priva di un permesso di soggiorno, un elemento che non fa che evidenziare i rischi che corrono gli emarginati nel nostro tessuto sociale. Qui a Eboli, dove la migrazione è parte integrante della vita quotidiana, eventi come questo non sono isolati: ricordano a tutti noi quanto le disuguaglianze possano trasformarsi in tragedie, e quanto sia urgente un dialogo più profondo tra comunità e istituzioni.
La frazione di Santa Cecilia, un quartiere che ho sempre descritto come un microcosmo di Eboli con le sue contraddizioni – da un lato la solidarietà tra vicini, dall’altro l’isolamento di chi vive ai margini – è ora scossa da questo delitto. Non è solo un fatto di cronaca; è un campanello d’allarme per tutti noi che viviamo qui, un invito a riflettere su come prevenire questi drammi. Prossimamente, l’interrogatorio dei fermati potrebbe chiarire i contorni di questa storia, ma intanto, Eboli si interroga su come garantire una convivenza più sicura e umana.
