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Cronaca

A Caivano, l’eredità del narcotraffico: nonno e nipote finiscono in manette, un ciclo che persiste.

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A Caivano, l’eredità del narcotraffico: nonno e nipote finiscono in manette, un ciclo che persiste.

#Caivano, l’eredità amara: Nonno e nipote nella rete dello spaccio nel cuore del Parco Verde

A Caivano, in quella che dovrebbe essere una comunità unita da legami familiari, due generazioni si trovano invece legate da un’attività che affonda le radici nel degrado quotidiano. Qui, nel labirinto di strade del Parco Verde – un quartiere che conosco fin troppo bene per le sue cicatrici sociali – i Carabinieri hanno messo fine a un capitolo di spaccio che coinvolge un nonno di 58 anni e il suo nipote 18enne, entrambi con lo stesso nome, arrestati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di vendita. Non è solo una storia di reato, ma un segnale inquietante di come, in territori come questo, la criminalità diventi un’eredità di famiglia, tramandata come un retaggio inevitabile.

L’operazione è scattata di notte, quando una pattuglia della Stazione Carabinieri di Caivano, supportata dalla sezione radiomobile, ha intercettato uno scambio sospetto per strada. I militari hanno assistito a una cessione diretta di droga a un acquirente, che è stato fermato e multato per uso personale – un episodio che, per chi vive qui, è fin troppo comune, quasi una routine nelle vie affollate dal disoccupazione e dalla disperazione. Da lì, gli investigatori hanno risalito ai presunti fornitori, bloccando il nonno e il nipote durante una perquisizione sia personale che domiciliare.

Durante i controlli, sono state sequestrate 11 dosi di cocaina già pronte per la vendita, oltre a materiale per il confezionamento e 280 euro in contanti, considerati dal gli inquirenti come il frutto di questa attività illecita. È un quadro familiare per chi osserva da vicino le dinamiche di Caivano: non solo droga, ma un intero ecosistema di piccole transazioni che alimentano il ciclo della povertà. Per entrambi, accusati di gestire insieme queste cessioni, è scattata la misura degli arresti domiciliari, con la Procura che ha convalidato l’arresto e disposto il prosieguo del procedimento.

Come cronista del territorio, non posso ignorare come questo caso rifletta un problema più profondo, radicato nel Parco Verde e nei suoi vicoli segnati da decenni di abbandono. Qui, dove il lavoro onesto scarseggia e il degrado sociale è la norma, storie come questa non stupiscono: la criminalità non è un incidente, ma un’eredità che si passa di padre in figlio, o in questo caso di nonno in nipote. È un meccanismo perverso, dove la mancanza di opportunità trasforma le famiglie in reti di sopravvivenza illecita, lasciando le nuove generazioni intrappolate in un circolo vizioso. Eppure, episodi del genere dovrebbero spingere a una riflessione collettiva: quanto ancora possiamo tollerare che il Parco Verde resti un simbolo di disuguaglianza, prima che qualcuno intervenga per spezzare questa catena? Qui a Caivano, tra le nostre strade, sappiamo che il vero cambiamento inizia dalla comunità, ma senza azioni concrete, rischiamo di vedere sempre le stesse storie ripetersi.

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