Cronaca
Operaio cade da impalcatura al Vulcano Buono: condizioni gravi

Un incidente tragico si è verificato ieri sera nel centro commerciale Vulcano Buono a Nola, quando un operaio di 53 anni, originario della provincia di Foggia, è caduto da un’impalcatura di circa due metri. L’uomo, che era impegnato nel montaggio di scaffalature, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Nola e successivamente all’Ospedale del Mare, dove è attualmente ricoverato in rianimazione. La sua vita è appesa a un filo e le condizioni sono ancora critiche.
Incidente e soccorsi
L’incidente ha scatenato l’intervento dei soccorsi e delle forze dell’ordine, che hanno aperto un’indagine sulle dinamiche e sulle condizioni di sicurezza del lavoro. I sanitari del 118 sono giunti tempestivamente sul posto e hanno prestato le prime cure all’operaio, il cui quadro clinico è apparso subito grave.
Indagine e sequestro dell’impalcatura
A fare luce su quanto accaduto, oltre ai Carabinieri, è intervenuto anche il personale specializzato del Servizio Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’ASL Napoli 3 Sud. I tecnici hanno esaminato il luogo del misfatto e hanno sequestrato precauzionalmente una parte dell’impalcatura, ritenuta cruciale per comprendere le cause del crollo. L’indagine è ancora in corso e solo le perizie sapranno dare risposta alle domande che seguono ogni incidente sul lavoro.
La vita dell’operaio in bilico
Ora, mentre la vita dell’operaio è in bilico, restano aperte le domande su cosa ha causato la caduta. Un movimento falso, una struttura fragile, un momento di distrazione? Solo le indagini sapranno dare risposta. L’incidente ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza del lavoro e sull’importanza di garantire condizioni di lavoro sicure per tutti i lavoratori. La comunità locale è in attesa di notizie sulla condizione dell’operaio e sulla conclusione dell’indagine.Fonte
Cronaca
Il baby killer di Santo Romano:gang di rapinatori

Nuovo sviluppo nell’inchiesta sulla tentata rapina alla gioielleria “Gioie di Torrette” di Mercogliano
La Squadra Mobile di Avellino ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Luigi D. M., un napoletano già condannato per l’omicidio di Santo Romano, avvenuto il 19 novembre 2024. L’arresto porta a tre il numero complessivo delle persone finite in carcere per il colpo fallito alla gioielleria. Il minore, trasferito all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo a Roma, è gravemente indiziato di tentata rapina aggravata e porto abusivo di armi comuni da sparo.
Il minore e il legame con l’omicidio di Santo Romano
Il giovane aveva sparato e ucciso Santo Romano, un giovane calciatore, durante una lite scoppiata per futili motivi. Il colpo, partito da una pistola calibro 7.65, lo raggiunse al petto. Dalle successive indagini emerse che il 17enne aveva partecipato alla tentata rapina di Mercogliano appena dieci giorni prima dell’omicidio, confermando un percorso criminale precoce e violento.
Il colpo fallito di Mercogliano
Il 22 ottobre 2024, un commando armato composto da quattro persone entrò in azione nel centro commerciale di Torrette di Mercogliano. La banda, con i volti coperti da maschere di Carnevale e giubbotti verdi, fece irruzione nella gioielleria dopo che la donna del gruppo era riuscita a farsi aprire la porta fingendosi una cliente interessata a un acquisto. A sventare la rapina fu la prontezza del titolare di un negozio di animali adiacente, che allertò immediatamente la polizia e cercò persino di ostacolare i rapinatori.
Le indagini e i riscontri
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura di Avellino, hanno permesso di ricostruire le fasi preparatorie e l’esecuzione del colpo, fino a individuare i responsabili del fallito assalto. La posizione del minorenne è stata chiarita grazie a tracce digitali e testimonianze incrociate, che lo collocano tra i membri del gruppo operativo entrato in gioielleria.
Un profilo criminale precoce e violento
L’arresto del 17enne napoletano riaccende l’allarme sulla criminalità giovanile organizzata e sul ruolo dei minori nei reati di sangue e nei colpi armati. Un percorso che, nel giro di pochi mesi, lo ha portato dal rapinare una gioielleria a premere il grilletto contro un coetaneo, segnando un’escalation che il giudice minorile ha definito “indice di elevata pericolosità sociale e totale assenza di controllo emotivo”. L’inchiesta prosegue, con gli inquirenti che puntano ora a identificare la donna del gruppo e a chiarire le eventuali connessioni con altri episodi analoghi avvenuti nel Napoletano e in Irpinia nello stesso periodo.
Cronaca
Bimba di 2 anni ingerisce hashish a Napoli, ricoverata

L’allarme dei medici per l’intossicazione da cannabinoidi nei bambini
La città di Napoli sta vivendo un’emergenza che non accenna a placarsi, un’allerta lanciata dai medici dell’Ospedale pediatrico Santobono dopo il ricovero d’urgenza di una bimba di soli due anni che ha ingerito una dose di hashish. Questo episodio, avvenuto a Torre del Greco, è il terzo caso di intossicazione da cannabinoidi in bambini piccolissimi registrato nel presidio in meno di due settimane, a cavallo del 23 settembre scorso. I sintomi violenti e inequivocabili, come vomito, sonnolenza profonda e riflessi rallentati, hanno subito messo in allarme i sanitari, confermando l’assunzione di droga attraverso esami tossicologici.
La dinamica e le indagini
La piccola paziente, ricoverata in pediatria d’emergenza, ha fortunatamente risposto bene alle terapie, tra cui decontaminazione e massiccia idratazione, e le sue condizioni sono migliorate al punto da rendere possibili le dimissioni già nella giornata successiva. Nel frattempo, sono scattate le indagini della Polizia di Stato e la segnalazione alla Magistratura e ai Servizi Sociali, prassi standard in questi drammatici episodi. Secondo le prime ricostruzioni, l’ingestione sarebbe avvenuta in modo accidentale, con il padre della bambina che ha raccontato di aver sottratto alcuni piccoli panetti di hashish ai suoi dipendenti e di averli riposti nella tasca dei pantaloni, lasciati incustoditi in casa.
La posizione dei genitori al vaglio delle autorità
La posizione dei genitori è ora al vaglio delle autorità per l’ipotesi di insufficiente sorveglianza. I pantaloni, lasciati incustoditi in casa, sarebbero stati raggiunti dalla bimba che ha masticato e ingerito la sostanza. Gli esami tossicologici eseguiti in Pronto Soccorso hanno rilevato l’alta concentrazione di THC (il principio attivo della cannabis) nel sangue della piccola, confermando l’assunzione di droga. L’episodio ha sollevato un’allerta importante sulla necessità di una maggiore attenzione e sorveglianza da parte dei genitori per prevenire incidenti simili.
Il ruolo della comunità nella prevenzione
La comunità può giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione di episodi simili, aumentando la consapevolezza sui rischi dell’intossicazione da cannabinoidi nei bambini e promuovendo comportamenti responsabili tra i genitori e gli adulti in generale. È importante che si crei un ambiente in cui i bambini possano crescere e svilupparsi in sicurezza, lontano da sostanze pericolose e da situazioni che potrebbero mettere a rischio la loro salute e il loro benessere. La collaborazione tra le autorità, le famiglie e la comunità è essenziale per affrontare questa emergenza e proteggere i più vulnerabili.
Cronaca
Insulti antisemiti su panificio kosher

Nella giornata del 6 ottobre 2025, Roma è stata teatro di violenti disordini e atti di vandalismo. Tra gli episodi più gravi, un attacco antisemita è stato compiuto in un panificio kosher situato vicino a via Guglielmo Marconi. Sul luogo del reato, è stato trovato un messaggio inquietante che incitava all’odio contro gli ebrei, costringendo i dipendenti a contattare le autorità. La polizia è intervenuta prontamente e ha avviato un’indagine, aumentando nel frattempo le misure di sicurezza nel Ghetto degli Ebrei, un’area già a rischio.
Esternazioni Antisemite
Cartelli Provocatori
Il Clima di Tensione
Le esternazioni antisemite durante la manifestazione hanno incluso cori e striscioni provocatori, tra cui uno che celebrava la “resistenza” del 7 ottobre, accompagnato da bandiere di gruppi considerati criminali. L’Unione Giovani Ebrei d’Italia ha espresso la sua preoccupazione, sottolineando che mentre Israele e Gaza attendono un cessate il fuoco, in Italia si celebra la resistenza armata di Hamas. Questo contrasto tra aspirazioni pacifiche e l’odio manifesto è palpabile, con cori come “min el-mayeh lil-mayeh, Falastin Arabiyeh” e cartelli provocatori che paragonano Auschwitz a Gaza.
La copertura di diverse pietre d’inciampo a Trastevere con adesivi pro-Gaza è un altro episodio allarmante. Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del gruppo Lega al Senato, ha denunciato la presenza di bandiere di Hamas e striscioni che inneggiano al massacro del 7 ottobre durante il corteo pro-Pal a Roma. Il clima di tensione crescente alimenta preoccupazioni per il futuro, con il mondo pro-Pal che sembra abbandonare ogni maschera e mostrare un lato di odio inaccettabile. Questi eventi sono stati documentati e condannati dalle autorità e dalle organizzazioni ebraiche, che chiedono una maggiore vigilanza e azioni concrete per prevenire future manifestazioni di odio e violenza.
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