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Cronaca

Truffe informatiche e spaccio, su centinaia di Postepay i soldi delle attività illecite: sequestrati più di 500mila euro

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Truffe informatiche e spaccio, su centinaia di Postepay i soldi delle attività illecite: sequestrati più di 500mila euro

Sono 20 le persone destinatarie di misure cautelari a Pompei, nella provincia di Napoli per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere, frode informatica e riciclaggio.

Immagine di repertorio

Spaccio di droga e frodi informatiche, i cui proventi illeciti venivano poi riciclati tramite centinaia di Postepay. A Pompei, nella provincia di Napoli, i poliziotti della Squadra Mobile hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 20 persone, su richiesta della Procura di Torre Annunziata, accusate a vario titolo di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere, frode informatica e riciclaggio. Nei confronti di 19 dei 20 soggetti, inoltre, è stato operato un sequestro preventivo per un totale di 553.633 euro.

Le indagini sono partite circa quattro anni fa, in piena emergenza Covid, in seguito all’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco a Pompei. L’articolata attività investigativa ha permesso ai poliziotti di appurare l’esistenza di una fiorente attività di spaccio tra la città e i comuni limitrofi; stando a quanto appreso dagli inquirenti, alcuni clienti avevano dei veri e propri conti aperti, dai quali gli spacciatori scalavano le cifre corrispondenti allo stupefacente acquistato. Inoltre, i poliziotti accertavano anche l’esistenza di una associazione dedita al riciclaggio di denaro proveniente da truffe informatiche messe a segno dagli indagati su tutto il territorio nazionale.

Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti hanno accertato che alcuni degli indagati erano deputati al reclutamento di “spicciatori”, ovvero soggetti che intestavano a loro nome della carte Postepay…

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Intervento dei carabinieri da Ittica Febbraro, la pescivendola più bella d’Italia su TikTok: cosa è successo

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Sono stati i titolari della pescheria di Casoria, nella provincia di Napoli, a richiedere l’intervento dei carabinieri a causa della presenza di una troupe televisiva.

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C’è stato bisogno dell’intervento dei carabinieri da Ittica Febbraro, la pescheria di Casoria, nella provincia di Napoli, in cui lavora, come ripetono tutti i video pubblicati su TikTok e sui social in generale, la pescivendola più bella d’Italia, donna Carmela, titolare dell’esercizio commerciale insieme al marito, Luigi Febbraro. Sono stati gli stessi titolari, come riferisce Febbraro, contattato telefonicamente da Fanpage.it, a richiedere, nella giornata di ieri, martedì 10 dicembre, l’intervento dei militari dell’Arma, a causa della presenza di una troupe televisiva del programma “Le Iene” che, a detta del pescivendolo, impediva il regolare svolgimento del loro lavoro.

“Mia moglie spesso fa video in cui mostra il pesce in vendita – racconta ancora Febbraro – ed evidentemente ha dato fastidio a qualcuno, a qualche animalista”. Il pescivendolo, dunque, ha richiesto l’intervento dei carabinieri perché la situazione tornasse alla normalità e tutti potessero tornare a svolgere il proprio lavoro.

Chi è la pescivendola più bella d’Italia

La pescheria Ittica Febbraro sorge, come detto, a Casoria, in via Nazionale delle Puglie. Luigi Febbraro e sua moglie Carmela, giovani e di bell’aspetto, si mostrano spesso sui social, in particolare su TikTok, dove i loro video hanno milioni di visualizzazione, mentre eseguono gag e balletti, ma soprattutto mentre mostrano il pesce in vendita nel loro esercizio commerciale. Nei video in cui compare soltanto Carmela, la…

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Investito in autostrada, Altair Iannicelli muore a 39 anni: lutto nel Napoletano, annullati gli eventi di Natale

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Investito in autostrada, Altair Iannicelli muore a 39 anni: lutto nel Napoletano, annullati gli eventi di Natale

Si chiamava Altair Iannicelli l’operaio 39enne morto dopo essere stato investito ieri, mentre lavorava sull’Autostrada A1. Lutto a Tufino, il suo paese, in provincia di Napoli: il sindaco ha annullato gli eventi natalizi.

La comunità di Tufino, piccola cittadina in provincia di Napoli, è addolorata per l’improvvisa scomparsa del suo concittadino Altair Iannicelli, 39 anni: è lui l’operaio che, nella mattinata di ieri, martedì 10 dicembre, è stato investito e ucciso mentre lavorava in un cantiere sull’Autostrada A1. L’incidente si è verificato tra Cassino e Pontecorvo, nel Lazio: per cause ancora in corso di accertamento, l’operaio è stato investito da un tir ed è morto sul colpo a causa delle gravi ferite riportate; Altair Iannicelli lascia una moglie e tre figli. Sull’incidente è stata aperta una inchiesta.

La tragica notizia, come detto, ha sconvolto la piccola comunità di Tufino, dove Altair Iannicelli era molto conosciuto. In segno di lutto, il sindaco Michele Arvonio ha annullato gli eventi previsti per il Natale, così come, nella giornata di ieri, sono state sospese tutte le attività dell’Asd Real Tufino 5, squadra dilettantistica del paese.

L’azienda: “Piena fiducia nelle autorità”

Altair Iannicelli era un dipendente diretto dell’azienda campana Edil San Felice SpA. L’azienda, in una nota, ha espresso il proprio cordoglio per la morte dell’operaio 39enne: “La Società esprime le più sentite condoglianze e profonda vicinanza alla famiglia e alle persone vicine al lavoratore coinvolto in questo tragico incidente, offrendo loro tutto il supporto possibile”.

Investito…

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Incubo ruspe a Napoli: “Non basta la sanatoria, migliaia di famiglie a rischio”

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Incubo ruspe a Napoli: “Non basta la sanatoria, migliaia di famiglie a rischio”

La procura vuole abbattere il Parco Diana a Monterusciello, nonostante condoni e sanatorie. Negli appartamenti vivono sei famiglie da 30 anni.

Uno dei permessi di costruire in sanatoria ottenuti dagli abitanti del Parco Diana.

Non si fermano le ruspe in provincia di Napoli, dove migliaia di case dichiarate abusive rischiano di essere abbattute indipendentemente dai condoni o dai permessi di costruzione in sanatoria rilasciati agli abitanti (che li hanno pagati decine di migliaia di euro) dai Comuni di appartenenza. Sembra un vero e proprio cortocircuito istituzionale: da una parte la magistratura, dall’altra le amministrazioni politiche. Queste due istituzioni molto spesso non si parlano, non dialogano tra di loro ma agiscono a compartimenti stagni, ognuno secondo la propria interpretazione delle leggi e dei regolamenti. A farne le spese sono quei cittadini che hanno acquistato le case attraverso atti notarili, vale a dire validati da un pubblico ufficiale, sulle quali magari la banca ha approvato anche un muto ma che secondo la Procura vanno abbattute per le irregolarità commesse dai costruttori.

Nulla importa se chi ha sbagliato rimane impunito (dopo 30, 40 anni dalla costruzione molti costruttori sono morti) e se chi paga sono gli sfortunati cittadini che si sono incautamente fidati di notai, banche e uffici comunali. Sì, perché oltre alla validità degli atti di compravendita in cui sono enunciati anche i dati catastali degli immobili, negli anni le amministrazioni comunali, come nel caso delle abitazioni del Parco Diana, hanno rilasciato diversi documenti a tutela degli abitanti: “Abbiamo i permessi di costruzione in sanatoria –…

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