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Cronaca

Pomigliano d’Arco, l’inchiesta di Fanpage.it aprì la strada ai controlli: ora la commissione d’accesso

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Pomigliano d’Arco, l’inchiesta di Fanpage.it aprì la strada ai controlli: ora la commissione d’accesso

A Maggio scorso l’inchiesta “La città di cemento” di Fanpage.it sollevò l’intreccio tra interessi criminali e pubblica amministrazione a Pomigliano d’Arco. Ora scattano i controlli sulle infiltrazioni per l’amministrazione del Sindaco Lello Russo.

Raffaele “Lello” Russo, sindaco di Pomigliano d’Arco (Napoli)

L’inchiesta di Fanpage.it “La città di cemento” pubblicata nel maggio 2024 aveva fatto emergere possibili intrecci tra gli interessi del clan Foria e l’amministrazione comunale di Pomigliano d’Arco, guidata dal più volte sindaco Lello Russo. Ora l’arrivo della commissione d’accesso decisa dal ministero degli Interni e nominata dal Prefetto di Napoli, ha segnato una svolta in tutta la vicenda. L’inchiesta giornalistica, che ruotava intorno al licenziamento dell’ex capo dei vigili urbani di Pomigliano d’Arco, il colonnello Luigi Maiello, mostrò gli interessi di alcune aziende con interdittiva antimafia nella costruzione di centinaia di appartamenti nel grosso centro alle porte di Napoli.

La vicenda delle licenze edilizie a Pomigliano d’Arco

Maiello ed i suoi uomini per primi svolsero indagini che mostrarono diverse irregolarità. Quando Lello Russo divenne sindaco, per la settima volta nella sua carriera politica, a seguito della caduta dell’amministrazione sostenuta da Pd e M5S, sfiduciata da diversi consiglieri che poi passarono con Russo, il capo dei vigili urbani fu prima demansionato e poi addirittura licenziato. Il motivo, spiegò  il sindaco sarebbero state irregolarità che sarebbero state riscontrate nella presentazione dei documenti che avevano portato all’incarico. Successivamente il Tar decise per il…

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Incidente mortale a Montoro, presunto colpevole arrestato meno di 24 ore dopo

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Incidente mortale a Montoro, presunto colpevole arrestato meno di 24 ore dopo

Arrestato per omicidio stradale un 36enne di Contrada (Avellino): è accusato di avere travolto e ucciso il 63enne trovato senza vita a Montoro la mattina dell’11 dicembre.

In meno di 24 ore i carabinieri hanno individuato il veicolo, quindi il presunto responsabile: ad investire e uccidere il 63enne di Montoro per poi scappare senza prestare soccorso sarebbe stato un 36enne di Contrada (Avellino), ora finito agli arresti con l’accusa di omicidio stradale e fuga; l’uomo è stato sottoposto ai domiciliari in attesa della convalida da parte dell’autorità giudiziaria. L’incidente è avvenuto nella mattinata di ieri, 11 dicembre, nella frazione Piano, lungo via Pertini.

Il corpo, ormai senza vita, era stato rinvenuto a seguito della segnalazione di alcuni passanti; era stato fatto intervenire il 118, ma i sanitari non avevano potuto fare nulla per via delle profonde e gravi lesioni. Per consentire i rilievi era stato necessario chiudere temporaneamente la carreggiata. Dal primo esame erano emersi segni riconducibili ad un investimento: secondo la ricostruzione l’uomo sarebbe stato travolto mentre camminava. Del veicolo, però, nessuna traccia. I primi ad intervenire sul posto erano stati i carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Solofra, che hanno raccolto le prime tracce utili.

Le indagini sono state affidate ai carabinieri delle stazioni di Montoro e di Forino, che nelle ore successive sono riusciti a individuare il furgone coinvolto nell’incidente e, di conseguenza, il presunto conducente. L’uomo è stato arrestato e sia il veicolo sia il telefono cellulare dell’indagato sono stati sequestrati per ulteriori…

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Vende online l’auto sequestrata che aveva in custodia: denunciato per truffa nel Napoletano

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Vende online l’auto sequestrata che aveva in custodia: denunciato per truffa nel Napoletano

Il custode del veicolo, sottoposto a confisca, è riuscito a venderlo online, aggiudicandosi un profitto di 2.400 euro: l’uomo è stato denunciato per truffa aggravata dalla Polizia Stradale.

Gli avevano affidato in custodia un’auto sequestrata, che doveva essere confiscata, e lui ha pensato di venderla online, guadagnando 2.400 euro. Accade a Ottaviano, nella provincia di Napoli, dove gli agenti della Polizia Stradale hanno denunciato un uomo di 48 anni per truffa aggravata.

In particolare, lo scorso 5 settembre, gli agenti della Polizia Stradale della Sezione di Napoli, mentre si trovavano a Ottaviano, sottoponevano a controllo una vettura, riscontrando che la stessa era sottoposta a sequestro amministrativo. Del provvedimento, però, non erano a conoscenza né il conducente né il proprietario del veicolo; i poliziotti hanno accertato che, dopo il decreto di sequestro, la vettura era stata affidata a una ditta per la custodia.

Gli agenti della Stradale, allora, hanno fatto scattare le indagini, che hanno consentito di accertare che il custode del veicolo, mediante artifizi, era riuscito a venderlo su un noto sito di compravendita online, procurandosi un profitto di 2.400 euro. Pertanto, il 48enne è stato denunciato alla competente Autorità Giudiziaria.

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Caivano, sequestrato l’impianto che gestisce i rifiuti della raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania

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Caivano, sequestrato l’impianto che gestisce i rifiuti della raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania

Il sequestro dell’impianto di Caivano, nella provincia di Napoli, è scattato per gestione illecita dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di 75 Comuni tra le province di Napoli, Caserta e Salerno.

È scattato questa mattina, giovedì 12 dicembre, il sequestro dell’impianto di Caivano, nella provincia di Napoli, che gestisce i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania, tra le province di Napoli, Caserta e Salerno. Il giudice della Procura di Napoli Nord, che ha coordinato le indagini, ha nominato un amministratore giudiziario.

Dalle indagini, condotte dai carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Napoli e dal personale dell’Arpa Campania, è emerso che l’attività di gestione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata era irregolare: venivano dichiarati come recuperati dei rifiuti che in realtà non lo erano e che venivano così immessi illegalmente nel circuito delle Mps (Materie prime seconde). Nella fattispecie, gli inquirenti hanno accertato che i rifiuti già potenzialmente sottoposti ad attività di recupero non potevano essere inquadrati come tali, dal momento che presentavano numerose impurità.

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Inoltre, i militari dell’Arma hanno accertato irregolarità anche sullo stoccaggio dei rifiuti, che erano posizionati in un piazzale esterno, in assenza di coperture adeguate e quindi esposti al dilavamento prodotto dagli agenti atmosferici, con conseguente produzione di percolamenti non controllati, che confluivano direttamente nelle fognature. Irregolarità riscontrate anche in merito alle acque reflue che, come è stato scoperto, by-passavano gli impianti di…

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