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Cronaca

La Pescivendola più bella d’Italia bannata da TikTok dopo le polemiche sui maltrattamenti ai polpi

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La Pescivendola più bella d’Italia bannata da TikTok dopo le polemiche sui maltrattamenti ai polpi

Dopo l’incursione de “Le Iene” e l’intervento dei carabinieri, il profilo TikTok della pescivendola più bella d’Italia da centinaia di migliaia di follower e milioni di visualizzazioni è stato bloccato.

Bloccato il profilo TikTok della Pescivendola più bella d’Italia. Dopo che, come raccontato da Fanpage.it, nella pescheria Ittica Febbraro a Casoria erano intervenuti prima “Le Iene” e poi i carabinieri, l’account social in cui Carmela e Luigi Febbraro mostravano la loro attività e che vantava circa 260mila follower e da 10 milioni di visualizzazioni, è stato bloccato. A renderlo noto è stato lo stesso Febbraro, con un video sul nuovo profilo TikTok della pescivendola più bella d’Italia, nel quale il marito di donna Carmela e titolare della pescheria afferma: “Evidentemente davamo fastidio a qualcuno. Ci tengo a precisare – aggiunge – che non abbiamo mai maltrattato gli animali, ma solo mostrato quello che vendiamo”.

L’incursione de “Le Iene” e l’arrivo dei carabinieri

Martedì 10 febbraio, come appreso da Fanpage.it, nella pescheria di Casoria era arrivata la troupe televisiva de “Le Iene” con l’inviato Filippo Roma, accompagnato dall’attivista per i diritti degli animali Enrico Rizzi: l’intento del programma di Mediaset era verificare effettivamente le condizioni dei polpi e degli altri animali presenti e messi in vendita nella pescheria, con i quali spesso marito e moglie interagiscono nei video postati sui social. Era stato Luigi Febbraro, come ha dichiarato lui stesso a Fanpage.it, a richiedere l’intervento dei carabinieri, dal momento che, a suo dire, la troupe televisiva non gli permetteva di svolgere…

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Incidente mortale a Montoro, presunto colpevole arrestato meno di 24 ore dopo

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Incidente mortale a Montoro, presunto colpevole arrestato meno di 24 ore dopo

Arrestato per omicidio stradale un 36enne di Contrada (Avellino): è accusato di avere travolto e ucciso il 63enne trovato senza vita a Montoro la mattina dell’11 dicembre.

In meno di 24 ore i carabinieri hanno individuato il veicolo, quindi il presunto responsabile: ad investire e uccidere il 63enne di Montoro per poi scappare senza prestare soccorso sarebbe stato un 36enne di Contrada (Avellino), ora finito agli arresti con l’accusa di omicidio stradale e fuga; l’uomo è stato sottoposto ai domiciliari in attesa della convalida da parte dell’autorità giudiziaria. L’incidente è avvenuto nella mattinata di ieri, 11 dicembre, nella frazione Piano, lungo via Pertini.

Il corpo, ormai senza vita, era stato rinvenuto a seguito della segnalazione di alcuni passanti; era stato fatto intervenire il 118, ma i sanitari non avevano potuto fare nulla per via delle profonde e gravi lesioni. Per consentire i rilievi era stato necessario chiudere temporaneamente la carreggiata. Dal primo esame erano emersi segni riconducibili ad un investimento: secondo la ricostruzione l’uomo sarebbe stato travolto mentre camminava. Del veicolo, però, nessuna traccia. I primi ad intervenire sul posto erano stati i carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Solofra, che hanno raccolto le prime tracce utili.

Le indagini sono state affidate ai carabinieri delle stazioni di Montoro e di Forino, che nelle ore successive sono riusciti a individuare il furgone coinvolto nell’incidente e, di conseguenza, il presunto conducente. L’uomo è stato arrestato e sia il veicolo sia il telefono cellulare dell’indagato sono stati sequestrati per ulteriori…

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Vende online l’auto sequestrata che aveva in custodia: denunciato per truffa nel Napoletano

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Vende online l’auto sequestrata che aveva in custodia: denunciato per truffa nel Napoletano

Il custode del veicolo, sottoposto a confisca, è riuscito a venderlo online, aggiudicandosi un profitto di 2.400 euro: l’uomo è stato denunciato per truffa aggravata dalla Polizia Stradale.

Gli avevano affidato in custodia un’auto sequestrata, che doveva essere confiscata, e lui ha pensato di venderla online, guadagnando 2.400 euro. Accade a Ottaviano, nella provincia di Napoli, dove gli agenti della Polizia Stradale hanno denunciato un uomo di 48 anni per truffa aggravata.

In particolare, lo scorso 5 settembre, gli agenti della Polizia Stradale della Sezione di Napoli, mentre si trovavano a Ottaviano, sottoponevano a controllo una vettura, riscontrando che la stessa era sottoposta a sequestro amministrativo. Del provvedimento, però, non erano a conoscenza né il conducente né il proprietario del veicolo; i poliziotti hanno accertato che, dopo il decreto di sequestro, la vettura era stata affidata a una ditta per la custodia.

Gli agenti della Stradale, allora, hanno fatto scattare le indagini, che hanno consentito di accertare che il custode del veicolo, mediante artifizi, era riuscito a venderlo su un noto sito di compravendita online, procurandosi un profitto di 2.400 euro. Pertanto, il 48enne è stato denunciato alla competente Autorità Giudiziaria.

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Caivano, sequestrato l’impianto che gestisce i rifiuti della raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania

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Caivano, sequestrato l’impianto che gestisce i rifiuti della raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania

Il sequestro dell’impianto di Caivano, nella provincia di Napoli, è scattato per gestione illecita dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di 75 Comuni tra le province di Napoli, Caserta e Salerno.

È scattato questa mattina, giovedì 12 dicembre, il sequestro dell’impianto di Caivano, nella provincia di Napoli, che gestisce i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di 75 Comuni in Campania, tra le province di Napoli, Caserta e Salerno. Il giudice della Procura di Napoli Nord, che ha coordinato le indagini, ha nominato un amministratore giudiziario.

Dalle indagini, condotte dai carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Napoli e dal personale dell’Arpa Campania, è emerso che l’attività di gestione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata era irregolare: venivano dichiarati come recuperati dei rifiuti che in realtà non lo erano e che venivano così immessi illegalmente nel circuito delle Mps (Materie prime seconde). Nella fattispecie, gli inquirenti hanno accertato che i rifiuti già potenzialmente sottoposti ad attività di recupero non potevano essere inquadrati come tali, dal momento che presentavano numerose impurità.

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Inoltre, i militari dell’Arma hanno accertato irregolarità anche sullo stoccaggio dei rifiuti, che erano posizionati in un piazzale esterno, in assenza di coperture adeguate e quindi esposti al dilavamento prodotto dagli agenti atmosferici, con conseguente produzione di percolamenti non controllati, che confluivano direttamente nelle fognature. Irregolarità riscontrate anche in merito alle acque reflue che, come è stato scoperto, by-passavano gli impianti di…

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