Cronaca
Sfruttati e sottopagati, lavoratori agricoli salvati dai carabinieri nel Casertano
La scoperta a Casal di Principe: costretti a lavorare per pochi soldi nei campi, dopo essere stati “attratti” dalla promessa di lavoro e permesso di soggiorno.
Immagine di repertorio
Lavorati nei campi in nero, sfruttati e sottopagati, costretti a vivere in un container senza acqua o elettricità. Li hanno scoperti i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta che questa mattina, dopo un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno emesso un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, nei confronti di un imprenditore agricolo di Casal di Principe, in provincia di Caserta. L’imprenditore dovrà rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ai danni di quattro lavoratori extracomunitari, privi del permesso di soggiorno, impiegati su fondi agricoli nel comune casalese.
Dalle indagini è emerso che l’imprenditore si sarebbe approfittato di un reale stato di bisogno dei braccianti: paghe esageratamente basse, violazioni in materia di sicurezza e igiene sul posto di lavoro, violazioni delle normative per quanto riguarda l’orario di lavoro, i periodo di riposo e via dicendo, oltre al fatto che i lavoratori dimoravano anche in alloggi degradanti. Inoltre, è emerso che i lavoratori avrebbero pagato ingenti somme di denaro a trafficanti stranieri per entrare in Italia con la promessa di un impiego sicuro e del permesso di soggiorno, ma che una volta arrivati dal datore di lavoro venivano impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo.
Turni di 10-11…
Cronaca
Auto e camion precipitano in una scarpata, morto giovane, altri due feriti nel Casertano
Incidente mortale sulla SS 335 a Gricignano di Aversa: autoarticolato invade corsia, un giovane perde la vita.
Nel tardo pomeriggio, intorno alle ore 18, un grave incidente stradale si è verificato sulla Strada Statale 335, nei pressi dell’uscita di Gricignano di Aversa. Due squadre dei Vigili del Fuoco, provenienti dai distaccamenti di Aversa e Marcianise, sono prontamente intervenute sul luogo dell’incidente, che ha coinvolto un autoarticolato e un’automobile.
Secondo una prima ricostruzione, l’autoarticolato, per cause ancora da accertare, ha invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con un’auto. Entrambi i mezzi sono poi precipitati nella scarpata adiacente all’asse stradale.
I Vigili del Fuoco hanno liberato dalle lamiere il conducente dell’autovettura, un giovane di 29 anni, affidandolo alle cure dei sanitari del 118 giunti sul posto. Purtroppo, il personale medico non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. I due occupanti del mezzo pesante, invece, sono rimasti feriti e sono stati soccorsi.
Incidente stradale a Marcianise: l’auto si ribalta, morto un giovane di 31 anni
Sul luogo dell’incidente è intervenuta anche un’autogru del Comando provinciale di Napoli per supportare le operazioni di recupero e messa in sicurezza dell’area. Le forze dell’ordine stanno lavorando per chiarire la dinamica dell’incidente.
Cronaca
Va a fare una radiografia col documento falso: serviva per una truffa assicurativa
Un 32enne è stato arrestato dalla polizia ad Afragola (Napoli): aveva tentato di fare una radiografia con un documento falso, avrebbe ammesso che sarebbe servita per una truffa assicurativa.
Radiografie, immagine di repertorio
Si era presentato in un centro diagnostico di Afragola, in provincia di Napoli, per fare una radiografia. All’accettazione, però, aveva presentato un documento falso: la fotografia era la sua, ma i dati erano quelli di un’altra persona. Quando è arrivata la polizia l’uomo ha ceduto, ha ammesso che quella carta di identità era contraffatta e ha spiegato anche il motivo: l’esame sarebbe servito per una pratica assicurativa. Per il 32enne è scattato l’arresto con l’accusa di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
La vicenda risale a ieri, 26 novembre. Protagonista un giovane napoletano, che nel pomeriggio aveva raggiunto il centro diagnostico e si era registrato per sottoporsi all’esame. La contraffazione era stata scoperta dagli addetti, che avevano quindi fatto partire la segnalazione alle forze dell’ordine. Gli agenti del commissariato di Afragola sono arrivati nella struttura poco dopo, l’uomo era ancora lì. È bastato un controllo a terminale per appurare, senza dubbio, che quel documento non era originale: il numero e i dati corrispondevano a quello intestato ad un’altra persona.
Messo di fronte all’evidenza, il 32enne non ha potuto fare altro che ammettere. Quando gli agenti gli hanno chiesto spiegazioni, domandandogli cosa se ne sarebbe fatto di un esame clinico registrato a nome di un’altra persona, l’uomo avrebbe risposto che sarebbe servito come allegato per una pratica…
Cronaca
Tangenti a spacciatori e ladri per conto del clan, 15 arresti tra Ponticelli e Cercola
I carabinieri hanno arrestato 15 persone tra Ponticelli e Cercola: avrebbero imposto tangenti ad altri criminali presentandosi per conto del clan De Luca Bossa – Minichini.
Avrebbero chiesto la tangente anche a spacciatori e ladri d’auto, e per spaventarli si sarebbero presentati a nome del clan De Luca Bossa – Minichini, attivo a Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, e nel limitrofo comune di Cercola: per questo motivo sono state arrestate 15 persone, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia; le accuse, a vario titolo, sono di estorsione e tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso.
Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della Tenenza di Cercola e arriva nell’ambito di una indagine svolta dai militari col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. Per 12 degli indagati è stato disposto il carcere, per gli altri tre gli arresti domiciliari. Il gruppo, hanno ricostruito gli investigatori, prendeva di mira altri criminali che non erano legati a clan di camorra; tra questi ladri e spacciatori, ai quali veniva imposto il pagamento in cambio del permesso di proseguire nelle loro attività.
Per rendere più incisive le loro richieste, gli indagati dicevano di agire per conto dei De Luca Bossa – Minichini, lanciando un messaggio che in determinati ambienti è chiaro e non lascia spazio ad altre interpretazioni: se da un lato si ribadiva la supremazia di quel gruppo criminale sul territorio, dall’altro si trattava di una minaccia, lasciando intendere che, in caso di rifiuto di pagare, il clan sarebbe…