Cronaca
Cane randagio torturato con l’olio bollente: orrore nella provincia di Salerno

La vicenda, che arriva da Sala Consilina, è stata denunciata dai volontari dell’Oipa della Sezione del Vallo di Diano, che hanno rivolto un appello per avere informazioni utili a identificare il responsabile.
Un cane randagio torturato con l’olio bollente. Questa la storia di violenza che arriva da Sala Consilina, nella provincia di Salerno, denunciata via social, con tanto di video, dai volontari dell’Oipa della Sezione del Vallo di Diano. Stando a quanto rende noto l’associazione animalista, il cane randagio era solito gironzolare intorno alla stazione degli autobus di Sala Consilina e, già nei giorni scorsi, erano stati pubblicati appelli per trovargli un’adozione. Da qualche giorno, però, dell’animale non c’erano tracce, fino alla scoperta della violenza inflittagli.
Su Facebook, condividendo anche il video delle condizioni del cane, l’Oipa scrive: La ragazza che lo accudiva ha telefonato alla nostra delegata in cerca, disperata, di aiuto. Subito si sono attivati i volontari Oipa per condurlo presso la Clinica Veterinaria Salluzzi. Da un primo controllo pare che al cagnolino sia stato gettato dell’olio bollente lungo tutto il corpo. Guardate come l’hanno ridotto. Torturato con l’intento di volerlo uccidere lentamente”.
L’Oipa, infine, lancia anche un appello affinché chiunque abbia informazioni utili a pervenire all’identità del responsabile le condivida: “Chiediamo a tutti coloro conoscono questo, sfortunato, cucciolotto di aiutarci nelle ricerche del colpevole, affinché la bestia umana non possa più colpire altre anime innocenti”.
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Cronaca
Il Rolex rifiutato: ex dg Asl smaschera “sistema Ferraro”

Napoli è stata teatro di un evento che sta facendo molto parlare: un Rolex da 8mila euro, regalato come “biglietto da visita” per accedere al mondo degli appalti pubblici, è stato rispedito al mittente e si è trasformato in una prova a carico del cosiddetto “sistema Ferraro”. Questo sistema, noto per la sua rete di interessi, appalti pilotati e tangenti, è al centro dell’attenzione a causa di questo dono costoso.
Il Contesto
Il “sistema Ferraro” rappresenta una rete complessa di relazioni e interessi che coinvolge appalti pubblici e pratichelittle trasparenti. L’offerta di un Rolex come “biglietto da visita” sembra essere stata un tentativo di infiltrarsi in questo sistema, ma il rifiuto del dono ha portato a una serie di conseguenze impreviste.
Le Implicazioni
Le implicazioni di questo evento sono profonde e suggeriscono che il “sistema Ferraro” possa essere più ampio e radicato di quanto inizialmente pensato. La capacità di influenzare gli appalti pubblici e di creare un sistema di tangenti e favoritismi è un tema che richiede un’attenta indagine e azioni concrete per essere risolto.
La Risposta delle Autorità
In risposta a questi eventi, le autorità sono chiamate a intervenire con fermezza per clarire i contorni del “sistema Ferraro” e per assicurare che la legge sia applicata in modo equo e trasparente. Ciò include indagini approfondite e, se necessario, azioni legali contro coloro che sono coinvolti in pratiche illecite.
La Trasparenza come Soluzione
La trasparenza è fondamentale per prevenire e contrastare sistemi come quello di Ferraro. Ciò richiede una maggiore apertura e responsabilità nelle procedure di appalto, nonché un impegno a punire severamente le violazioni. Solo attraverso la trasparenza e la giustizia può essere possibile creare un ambiente più pulito e onesto per gli appalti pubblici.
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Cronaca
Arzano: 3 del clan della 167 a processo per minacce

Nella città di Arzano, una nuova pagina si è aperta nella lotta contro la criminalità organizzata, grazie all’impegno del giornalista Mimmo Rubio, che da anni denuncia le attività illecite dei clan locali. Recentemente, il Tribunale dei Minori ha emesso una decisione significativa, mandando a processo tre nuovi soggetti accusati di minacce di stampo camorristico nei confronti del giornalista. Questi individui, identificati come Raffaele Piscopo, Vincenzo Sica e Salvatore Rea, sono membri del temuto clan della 167, noto per le sue attività criminali nella zona.
I Protagonisti dell’Attentato
I tre soggetti coinvolti, Raffaele Piscopo, Vincenzo Sica e Salvatore Rea, sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di aver minacciato il giornalista Mimmo Rubio. Queste minacce sono state classificate come di stampo camorristico, evidenziando così la natura preoccupante delle azioni intraprese contro chi si impegni nella denuncia della criminalità organizzata.
Il Clan della 167
Il clan della 167, di cui Piscopo, Sica e Rea sono membri, è una delle organizzazioni criminali più temute nella zona di Arzano. La sua influenza e il suo potere sono noti per essere particolarmente radicati nella comunità locale, rendendo difficile la lotta contro le sue attività illecite. L’impegno di giornalisti come Mimmo Rubio è fondamentale per smascherare le azioni di tali organizzazioni e per cercare di limitarne l’influenza.
La Lotta Contro la Criminalità
La decisione del Tribunale dei Minori di mandare a processo i tre membri del clan della 167 rappresenta un passo importante nella lotta contro la criminalità organizzata. Questo atto dimostra che le autorità sono determinate a contrastare le attività illecite dei clan e a proteggere coloro che, come Mimmo Rubio, lavorano per denunciare e smantellare tali organizzazioni. La lotta contro la camorra e le altre forme di criminalità organizzata è un processo lungo e complesso, ma con determinazione e impegno, è possibile ottenere risultati positivi e creare una società più sicura e giusta.Fonte
Cronaca
Pucundria vince contest dolci San Gennaro a Napoli

Napoli è una città conosciuta per la sua ricca tradizione culinaria, dove i dolci giocano un ruolo importante nella vita quotidiana e nelle celebrazioni. Tra i tanti capolavori di pasticceria che si possono trovare in città, uno spicca in particolare: “Pucundria – Il miracolo è nel ritorno”. Questo dolce non è solo un’opera d’arte culinaria, ma anche un simbolo di sentimenti e legami profondi che uniscono le persone. La sua creazione è opera di Alessandra Bernardini, una giovane e talentuosa pasticcera di 28 anni che lavora presso il DavPastryLab di Albano Sant’Alessandro, in provincia di Bergamo.
Il dolce “Pucundria” e il suo significato
Il dolce “Pucundria – Il miracolo è nel ritorno” è stato creato con passione e dedizione da Alessandra Bernardini. La sua storia e il suo significato sono profondamente legati alla tradizione e alla cultura napoletana, ricca di storia e di valori. Il nome “Pucundria” evoca un senso di profondità e di significato, che si ritrova anche nel sapore e nella presentazione del dolce.
La creatrice del dolce: Alessandra Bernardini
Alessandra Bernardini è una giovane pasticcera con un grande talento e una passione infinita per la sua arte. All’età di 28 anni, ha già fatto parlare di sé nel mondo della pasticceria, grazie alla sua creatività e alla sua capacità di creare opere d’arte commestibili. Lavora presso il DavPastryLab di Albano Sant’Alessandro, dove può esprimere la sua fantasia e la sua creatività, creando dolci unici e deliziosi.
Il contest “San Genna: un dolce per San Gennaro”
Il dolce “Pucundria – Il miracolo è nel ritorno” è stato presentato al contest “San Genna: un dolce per San Gennaro”, dove ha ricevuto grandi apprezzamenti e consensi. Il contest è stato un’ottima occasione per Alessandra Bernardini di mostrare il suo talento e la sua creatività, e per il suo dolce di essere apprezzato da un pubblico più ampio. La partecipazione a questo contest ha permesso al dolce “Pucundria” di ottenere il riconoscimento che merita, e di essere conosciuto da più persone.
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