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Cronaca

Rifiutato il TSO, uomo si barrica in casa armato di ascia: i carabinieri negoziano la resa.

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Rifiutato il TSO, uomo si barrica in casa armato di ascia: i carabinieri negoziano la resa.

In un drammatico evento avvenuto in Alta Irpinia, un uomo di 66 anni si è barricato in casa armato di ascia e roncole per opporsi a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) emesso dal Tribunale. Dopo 36 ore di tensione, i carabinieri sono riusciti a mediare la resa dell’uomo e affidarlo alle cure sanitarie appropriate, evitando conseguenze più gravi.

La situazione sfugge di mano

L’episodio ha avuto inizio quando i carabinieri sono giunti presso l’abitazione del 66enne, in seguito all’emanazione di una misura di sicurezza terapeutica da parte dell’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica di Avellino. L’uomo, vedendo i militari, ha reagito violentemente lanciando sassi e oggetti vari contro di loro e il personale sanitario, arrivando a danneggiare anche il vetro di un’autoambulanza. Successivamente, si è barricato all’interno della sua abitazione, armato di strumenti da taglio, continuando a inveire contro le forze dell’ordine.

Intervento delle squadre speciali

La situazione è stata presa in carico dalla Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano, con il supporto di un negoziatore del Comando Provinciale Carabinieri di Avellino e due squadre tattiche dell’Aliquota di Primo Intervento (A.P.I.). Dopo 36 ore di negoziazioni, i carabinieri sono riusciti a fare irruzione con successo nell’abitazione, bloccando l’uomo senza ulteriori danni.

Salvataggio degli animali

Durante le operazioni, è stato messo in salvo anche un cane di grossa taglia che si trovava nel giardino; l’animale è stato affidato ai familiari del 66enne. L’intervento tempestivo e ben coordinato delle forze dell’ordine ha permesso di risolvere una situazione potenzialmente pericolosa, assicurando al contempo la sicurezza del soggetto coinvolto e delle persone presenti.

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Presunto rapinatore al Bar Moa di Barra identificato grazie al Dna su un guanto in una rapina da 25mila euro.

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Presunto rapinatore al Bar Moa di Barra identificato grazie al Dna su un guanto in una rapina da 25mila euro.

Incastrato dal Dna su un guanto: arrestato il rapinatore del Bar MOA

Le autorità hanno fatto un importante passo avanti nelle indagini sulla rapina avvenuta il 19 settembre 2023 al Bar MOA di Barra, un quartiere di Napoli. Dopo più di un anno, uno dei tre presunti autori del colpo è stato arrestato grazie all’identificazione del suo Dna, rinvenuto su un guanto in lattice utilizzato durante la rapina che ha fruttato 25mila euro in contanti e tabacchi. Il sospetto è stato fermato da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura.

Dettagli dell’arresto

Il presunto responsabile, già noto alle forze di polizia per reati contro il patrimonio, è stato identificato grazie alle analisi della Scientifica che ha isolato il Dna dal guanto recuperato sulla scena del crimine. La Polizia di Stato, in collaborazione con gli agenti del Commissariato San Giovanni-Barra, ha eseguito la misura cautelare nelle scorse ore. La rapina era stata registrata anche dai sistemi di videosorveglianza del locale, fornendo ulteriori elementi per l’identificazione del colpevole.

Ricerca dei complici

Nonostante l’arresto del primo sospetto, le indagini continuano per identificare i suoi complici. Gli inquirenti stanno lavorando per stringere il cerchio attorno agli altri due rapinatori, ancora ignoti ma probabilmente non lontani dall’essere identificati. Le autorità sono ottimiste e ritengono che una svolta nelle indagini potrebbe arrivare nei prossimi giorni, chiudendo così il capitolo di questa audace rapina.

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Aggressore non identificato grazie al casco

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Aggressore non identificato grazie al casco

Il 21enne accoltellato ieri al Vomero, quartiere collinare di Napoli, è stato aggredito per screzi familiari e non per questioni di viabilità, come si era pensato in un primo momento. Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, la violenta aggressione si è verificata in via Morghen ed è stata rapidamente chiarita dai carabinieri.

Alla base dell’aggressione

L’aggressione è stata scoperta essere il risultato di una lite familiare, piuttosto che una disputa sul traffico. I carabinieri del Nucleo Operativo e della Pattuglia Mobile di Zona della compagnia Vomero hanno arrestato un uomo di 46 anni, V.R., che è legato al 21enne da vincoli di parentela non diretta. V.R. è stato arrestato con l’accusa di lesioni personali aggravate con arma bianca.

Il 46enne rintracciato tramite le telecamere

Dalle indagini emerse che l’aggressione è avvenuta a causa di tensioni familiari tra i due. Al momento dell’aggressione, l’uomo indossava un casco per non essere riconosciuto. Il 21enne ha subito 5 coltellate ed è stato trasportato in ospedale, dove le ferite sono state giudicate guaribili in 15 giorni. Il 46enne è stato identificato tramite le immagini delle telecamere di sorveglianza e rintracciato in ospedale, dove si era recato per farsi curare piccoli tagli riportati durante l’aggressione.

Il caso è stato affidato alla Procura di Napoli, che sta coordinando ulteriori indagini per chiarire ogni aspetto della vicenda e capire se ci siano altre persone coinvolte o altre dinamiche che abbiano portato alla violenza. Resta da chiarire se esistono precedenti conflitti famigliari che potrebbero aver alimentato la tensione tra i due.

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I funerali di Emanuele Tufano, il 15enne morto in una sparatoria a Napoli, si terranno domani.

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I funerali di Emanuele Tufano, il 15enne morto in una sparatoria a Napoli, si terranno domani.

Si svolgeranno domani, 31 ottobre, al Rione Sanità, nel suo quartiere, i funerali di Emanuele Tufano, il 15enne ucciso a colpi di pistola lo scorso 24 ottobre.

Emanuele Tufano, il 15enne ucciso a Napoli la notte del 24 ottobre

Avranno luogo nel primo pomeriggio di domani, giovedì 31 ottobre, precisamente alle ore 16, i funerali di Emanuele Tufano, il ragazzo di 15 anni morto in una sparatoria nel cuore di Napoli lo scorso 24 ottobre; le esequie si svolgeranno al Rione Sanità, nel quartiere in cui il 15enne viveva. Nella giornata di ieri, infatti, si è svolta l’autopsia sul corpo di Emanuele Tufano e, da quanto aveva appreso Fanpage.it, dalla Questura partenopea non erano arrivate nessune indicazioni su un eventuale divieto affinché i funerali del ragazzo si svolgessero pubblicamente, non rilevando nessun problema di ordine pubblico.

Emanuele Tufano morto in una sparatoria tra bande

Proprio l’autopsia avrebbe rivelato, come si era già ipotizzato sin dall’inizio, che Emanuele Tufano sia morto a causa di un solo proiettile alla schiena. Le indagini della Squadra Mobile della Questura partenopea, coordinate sia dalla Procura ordinaria che da quella per i Minori, vanno avanti senza sosta per fare piena luce sulla morte del 15enne. Stando a quanto emerso finora, il ragazzo sarebbe rimasto coinvolto in una sparatoria tra gruppi di ragazzini, uno proveniente dal Rione Sanità, appunto, l’altro invece dalla zona di piazza Mercato, dove il 15enne ha poi effettivamente trovato la morte.

Le indagini e gli indagati

Allo stato attuale delle indagini, risultano indagati due minorenni, un 15enne e un 17enne, entrambi provenienti dal Mercato: l’accusa dei due, però, non è quella di omicidio, ma per possesso e uso di armi. I due sarebbero stati coinvolti nella sparatoria, ma il loro racconto è ancora tutto da appurare: entrambi sono stati lungamente ascoltati in Questura.

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