Cronaca
Napoli: droga e armi nei rioni, cittadini ostaggio della camorra
Nel cuore dei rioni napoletani, la vita quotidiana di molti abitanti è segnata dalla presenza oppressiva della camorra. In quartieri come il rione Savorito, strutture comuni e spazi pubblici sono frequentemente utilizzati dai clan come nascondigli per armi e droghe. Questa situazione rende i cittadini ostaggi nelle loro stesse case, trasformando contatori e vani dei sistemi antincendio in luoghi destinati alle attività criminali.
Spazi Pubblici Convertiti in Fortini della Criminalità
La strategia dei clan è semplice quanto efficace: utilizzare aree comuni per le loro operazioni criminali significa ridurre il rischio di scoperta e mantenere un controllo feroce sui rioni. Gli spazi destinati alla sicurezza e al benessere degli abitanti, come contatori dell’acqua e vani antincendio, vengono “requisiti” e convertiti in depositi di armi e stupefacenti. Questo processo non solo minaccia la sicurezza dei residenti, ma li costringe a vivere in una costante atmosfera di paura e sottomissione.
Il Rione Savorito: Caso Emblematico
Il rione Savorito è un esempio lampante di come i clan della camorra infiltrino la vita quotidiana dei cittadini. Qui, vani che dovrebbero ospitare estintori e strumenti di sicurezza sono stati trasformati in nascondigli per le attività illecite. I residenti, sotto il controllo costante dei clan, sono costretti a convivere con una realtà in cui lo spazio pubblico diventa territorio di nessuno, o peggio, territorio della camorra.
Impatto sulla Vita dei Cittadini
La trasformazione degli spazi comuni in fortini della criminalità ha un impatto devastante sulla qualità della vita degli abitanti dei rioni. Oltre alla paura costante di rappresaglie e violenze, i residenti sono privati degli strumenti basici di sicurezza e convivenza civile. Questo clima di terrore e precarietà rende difficile qualsiasi forma di resistenza o denuncia, intrappolando gli abitanti in un circolo vizioso di omertà e oppressione.
La Risposta delle Autorità
Le autorità locali e le forze dell’ordine sono consapevoli del problema, ma la soluzione appare complessa e difficile da implementare. Operazioni di sgombero e bonifica delle aree infestate dai clan sono frequenti, ma non sempre efficaci nel lungo termine. La lotta contro la camorra richiede non solo interventi repressivi, ma anche azioni preventive e di supporto alle comunità locali.
Conclusioni
Il controllo degli spazi pubblici da parte della camorra nei rioni napoletani rappresenta una sfida significativa sia per le autorità che per i cittadini. La necessità di interventi decisi e di un sostegno costante alle comunità è vitale per riportare sicurezza e normalità in queste zone martoriate dalla criminalità.
Fonte
Cronaca
Spari sulla spiaggia a Torre Annunziata, preso 16enne. Il raid per uno sguardo di sfida
Identificato il secondo componente del raid nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli): è un 16enne. Gli spari tra i bagnanti dopo una discussione per “uno sguardo di sfida”.
È stato identificato il giovane che, insieme a un 18enne vicino al clan Gionta, nello scorso luglio aveva fatto irruzione nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli) aprendo il fuoco tra i bagnanti con fucile e pistola: si tratta di un 16enne, è stato rinchiuso in un istituto di pena minorile in esecuzione di una ordinanza di applicazione di misura cautelare per tentato omicidio aggravato e porto e detenzione di arma da fuoco, reati commessi con l’aggravante di avere agito col metodo mafioso in concorso con un maggiorenne.
L’episodio risale al 19 luglio. Dalle indagini era emerso che si era trattato di una ritorsione, partita per uno “sguardo di sfida”. L’obiettivo del raid, che in quel momento si trovava in spiaggia, era riuscito a scappare ed era rimasto illeso. Il primo componente del raid era stato bloccato il 26 luglio: S. D. A., 18 anni, imparentato con pregiudicati del clan dei “Valentini”, era stato fermato con le accuse di tentato omicidio, strage e detenzione e porto di armi da sparo, anche per lui con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo le ricostruzioni il ragazzo aveva avuto una discussione con un bagnante che gli aveva rivolto “uno sguardo di sfida”; il 18enne aveva quindi organizzato subito il raid, con l’aiuto del complice: in due avevano sparato incuranti della presenza di numerosi bagnanti. Il secondo giovane, minorenne, è stato identificato nel corso delle indagini svolte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Procura per i…
Cronaca
Carabinieri nel centro commerciale, sospese le licenze di 8 negozi per lavoratori in nero
Lavoratori in nero, sospese le licenze per otto negozi all’interno di un Centro Commerciale napoletano. La scoperta dei Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro.
Immagine di repertorio
Lavoratori in nero all’interno di alcuni negozi di un noto centro commerciale prossimo all’apertura in provincia di Napoli. La scoperta è stata fatta dai Carabinieri del Gruppo Tutela e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, guidati dal Direttore della Direzione Interregionale del Lavoro del Sud Italia Giuseppe Patania, e dal Direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, Giuseppe Cantisano. Otto i negozi all’interno del centro commerciale che si sono visti sospendere la licenza dopo la scoperta dei lavoratori in nero all’interno dei rispettivi negozi. I controlli hanno riguardato 167 aziende e 530 posizioni lavorative complessive.
Alla fine sono state sospese otto attività imprenditoriali per lavoro nero, con 87 prescrizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro per quanto riguarda 32 ditte. In totale sono state irrogate sanzioni per 58.500 euro, più altre 84mila euro per violazioni in materia di salute e sicurezza. “Si tratta di una importante operazione di controllo e soprattutto di prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in vista dell’apertura di un centro commerciale, annunciato come il più grande del Sud Italia”, ha spiegato il direttore della Direzione Interregionale del Lavoro Sud, Giuseppe Patania. Dello stesso parere anche Giuseppe Cantisano, direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, che ha aggiunto: “Si è trattato di un’iniziativa incisiva che dà il segnale della forte…
Cronaca
Infermiere e vigilante picchiati a Villa Betania. il direttore dell’ospedale: “Siamo in guerra”
Ennesima aggressione ai sanitari: un infermiere e una guardia giurata sono stati picchiati a Villa Betania; sono stati dimessi con venti giorni di prognosi.
“Siamo in uno stato di guerra, ora basta”: così Vincenzo Bottino, direttore generale di Villa Betania di Ponticelli, Napoli Est, dopo l’ennesima aggressione avvenuta in una struttura sanitaria. Teatro, questa volta, proprio l’ospedale evangelico: un uomo, in attesa di essere visitato, ha ferito un infermiere la guarda giurata che era intervenuta per difenderlo, causando a entrambi lesioni giudicate guaribili in venti giorni. Si tratta della quindicesima aggressione avvenuta nello stesso ospedale dall’inizio dell’anno e già diversi operatori, per paura, hanno chiesto di essere trasferiti in altri reparti.
L’episodio risale alla scorsa notte. L’uomo, che è successivamente risultato positivo ad alcol e stupefacenti, era andato in escandescenze mentre attendeva il proprio turno. Se l’era presa prima con un infermiere dell’area emergenza, provocandogli traumi e lesioni gravi, e poi si era scagliato contro il vigilante, picchiando anche lui. È stata presentata denuncia e, in base alle nuove norme, per l’uomo dovrebbe scattare l’arresto.
Ora l’ospedale evangelico, ha detto Bottino parlando all’agenzia Ansa, coi propri fondi si doterà di porte blindate per l’accesso al Pronto Soccorso ma è necessario che si attui una politica di sicurezza adeguata per tutelare non solo gli operatori ma anche gli altri pazienti. “Così come deciso dal ministero dell’Interno per altri presidi di frontiera della nostra città – ha aggiunto – chiediamo che anche il nostro Pronto Soccorso sia dotato…