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Cronaca

Finge rapimento dal clan dei Casalesi per il riscatto: arrestato

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Finge rapimento dal clan dei Casalesi per il riscatto: arrestato

Uomo di Polla Arrestato per Finto Rapimento: Tentava di Estorcere 500mila Euro al Cognato

In un evento sorprendente, un uomo di 42 anni di Polla, nella provincia di Salerno, è stato arrestato dopo aver orchestrato il proprio rapimento nel tentativo di estorcere 500mila euro al cognato. L’accaduto ha suscitato grande attenzione da parte delle forze dell’ordine e dei media locali.

Simulazione di Rapimento

L’uomo in questione ha ideato una complessa simulazione del proprio rapimento, cercando di rendere credibile l’azione attraverso minuziosi dettagli. Fingendo di essere stato sequestrato da un clan mafioso, ha chiesto una cospicua somma di denaro come riscatto. Tuttavia, la sua trama non è riuscita a ingannare le autorità.

Indagini delle Forze dell’Ordine

Le forze dell’ordine, una volta ricevuta la denuncia, hanno immediatamente avviato un’indagine approfondita. Attraverso l’analisi delle prove raccolte e l’interrogatorio di diversi testimoni, sono riusciti a scoprire le vere intenzioni dell’uomo. La sua messa in scena è stata smascherata e l’uomo è stato arrestato.

Conseguenze Legali

L’uomo ora deve affrontare gravi accuse legali, tra cui tentata estorsione e simulazione di reato. Se condannato, potrebbe affrontare una pena severa, includendo una consistente multa e diversi anni di reclusione. Le autorità continuano a monitorare il caso e potrebbero emergere ulteriori dettagli nelle prossime settimane.

Impatto sulle Vittime

Questo episodio non ha solo implicazioni legali, ma ha anche avuto un impatto emotivo significativo sulla famiglia coinvolta. Il cognato, inizialmente convinto del rapimento, ha vissuto momenti di grande angoscia, fino a quando la verità è venuta a galla. Questo tipo di inganno non solo mette a repentaglio la tranquillità familiare, ma può anche causare danni psicologici duraturi.

Prevenzione di Simili Reati

Le autorità sottolineano l’importanza di segnalare immediatamente eventuali richieste di riscatto alla polizia. È fondamentale non negoziare mai personalmente con i potenziali rapitori. Le forze dell’ordine sono addestrate per gestire queste situazioni e possono agire con precisione per risolverle in sicurezza.

Per ulteriori dettagli sull’accaduto, è possibile leggere l’articolo completo qui.

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Cronaca

Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

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Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

Il pm di Avellino ha chiesto i rinvii a giudizio per gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra (Avellino); tra i 14 capi di accusa ci sono corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali.

Immagine di repertorio

Il prossimo 28 gennaio compariranno davanti al gip gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra: il pm del Tribunale di Avellino, Cecilia De Angelis, ha chiesto i rinvio a giudizio per 14 capi di accusa, tra cui corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali. Tra gli indagati figurano Antonio Aufiero e suo fratello Emanuele Aufiero, che all’epoca erano, rispettivamente, Presidente del Consiglio Comunale e Sindaco del comune dell’Avellinese. Per gli inquirenti gli illeciti sarebbero stati commessi anche per favorire la candidatura alle elezioni Regionali del settembre 2020 di Antonio Aufiero.

In particolare, l’ex presidente del consiglio comunale avrebbe promesso posi di lavoro, incarichi e favori in cambio di voti. Lo stesso indagato, insieme al fratello, ed Angelo Capone, vicesindaco all’epoca dei fatti, sono accusati di avere accettato le promesse di denaro da parte di imprenditori in cambio dell’aggiudicazione degli appalti aggirando le normali procedure. Emanuele Aufiero, la ex responsabile del settore tecnico Simona Silano e l’ex vicesindaco Capone sono accusati, infine, di turbativa d’asta in merito ad una gara d’appalto per l’illuminazione pubblica che sarebbe stata manipolata.

Alle urne Antonio Aufiero (detto Tonino) aveva ottenuto 3.059 preferenze e non era stato eletto. Gli sviluppi dell’inchiesta avevano portato, nell’ottobre 2023, allo scioglimento del Comune per infiltrazioni criminali…

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Cronaca

“Otto ragazzini mi hanno devastato l’auto, uno aveva una pistola”: la denuncia di un tassista a Napoli

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“Otto ragazzini mi hanno devastato l’auto, uno aveva una pistola”: la denuncia di un tassista a Napoli

Il tassista si è rivolto al deputato Francesco Emilio Borrelli per denunciare la devastazione della sua vettura da parte di un gruppo di giovanissimi.

È diventata virale la denuncia di un tassista napoletano che, con tanto di foto, ha documentato i danni arrecati al suo taxi da un gruppo di ragazzini che, entrati nell’abitacolo da clienti, hanno devastato gli interni della vettura. Stando a quanto racconta l’uomo, in piazza Plebiscito otto giovanissimi hanno chiesto al tassista di portarli a San Giovanni a Teduccio. Una volta all’interno del taxi, però, hanno distrutto gli interni, andando via poi senza pagare la corsa.

Immagine

Nel tentativo che la sua denuncia avesse una eco più forte, il tassista si è rivolto al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che ha pubblicato le parole del malcapitato, ma soprattutto le foto degli interni del taxi devastati, sui suoi profili social. Il tassista ha scritto al deputato:

Signor Borrelli, sono un tassista vittima della follia dei ragazzini. L’altra notte avevo caricato sul mio taxi dei ragazzi a piazza a piazza del Plebiscito per andare a San Giovanni a Teduccio. Erano in 8 e mi hanno devastato tutti gli interni e poi sono scappati senza nemmeno pagarmi la corsa. Ho allertato il 112 che è intervenuto senza riuscire ad acciuffarli. Tra quei balordi ce n’era anche uno armato di pistola

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Picchia la compagna fino a farla svenire, arrestato. Era già finito in manette per stalking alla ex

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Picchia la compagna fino a farla svenire, arrestato. Era già finito in manette per stalking alla ex

In carcere un trentenne dello Sri Lanka, rintracciato dalla Polizia di Stato a Napoli: aveva picchiato la donna provocandole gravi lesioni e si era reso irreperibile.

Immagine di repertorio

Aveva aggredito la compagna, l’aveva presa a calci e pugni fino a farle perdere i sensi e poi era scappato. E, è emerso dalle indagini, anche in passato si era reso responsabile di violenze, nei confronti della ex. Protagonista un cittadino dello Sri Lanka, non ancora trentenne, che è stato rintracciato dalla Polizia di Stato nei giorni scorsi, destinatario di una ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere: dovrà rispondere di lesioni gravi aggravate da futili motivi, commesse nei confronti della compagna connazionale.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica, è arrivato in conseguenza dell’ultimo episodio, datato 13 ottobre: quel giorno la compagna era finita in ospedale in gravi condizioni, selvaggiamente picchiata fino a farla svenire. Quando la donna era stata soccorsa, dell’uomo ormai non c’era traccia. Delle indagini si erano occupati gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, coordinati dalla 4^ Sezione della Procura di Napoli – Violenza di genere e tutela delle fasce deboli della popolazione; dagli accertamenti è emerso che a causare quelle lesioni era stato il compagno, connazionale della vittima.

Ed era venuto fuori che l’uomo, pluripregiudicato per reati contro la persona e contro il patrimonio, era già finito in manette per una situazione simile: era stato arrestato per atti persecutori ai danni della ex compagna. Il “grave e allarmante…

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